I molti drammi del mondo Arabo

Intervista di Civico20 a Franco Trad, ricercatore e studioso del mondo arabo

A distanza di anni non si ricorda una polveriera così intensa e sfaccettata come l’attuale crisi che, partendo dai Paesi Arabi, sta investendo gran parte del mondo.

Mai si era assistito ad una situazione di crisi e di guerra con fronti così vasti ed in continua ebollizione. Gli organi d’informazione ne parlano continuamente, ma in molti cittadini permangono dubbi se quel che filtra sia la verità, la mezza verità o qualcosa che lontanamente può somigliare.

Ne parliamo con l’architetto Franco Trad, un ricercatore italiano di ascendenza libanese che da trent’anni vive e lavora a Torino.

Architetto Trad, quando ascolta le notizie che si leggono sui giornali  e ci propina la Tv, su alcuni aspetti del mondo arabo, quali sensazioni ne riceve?

Provo sgomento e confusione, in molti casi, per il modo con il quale i media presentano i fatti che succedono, sia in Siria che in altri Paesi. Ricordiamo che c'é una guerra in atto, che fa parte di una serie di guerre nel Medio Oriente e mi riferisco all'area che comprende Siria, Iraq, Iran e Paesi del Golfo, area che da sola ospita circa il 55 % dei giacimenti di Petroli e Gas. E' ovvio che ci sia la propaganda per legittimare le azioni militari collegate.

Di queste guerre, ricordiamo la guerra Iran-Iraq dal settembre 1980 all'agosto 1988, chiamata  Guerra del Golfo (Persico), notazione sopravvissuta fino all'invasione irachena del Kuwait (2 agosto 1990) con più di due milioni di morti da ciascuna parte con tutto il resto di danni economici e altro.

La guerra del Golfo (2 agosto 1990 – 28 febbraio 1991), detta anche prima guerra del Golfo in relazione alla cosiddetta seconda guerra del Golfo, è il conflitto che oppose l'Iraq ad una coalizione composta da 35 stati formatasi sotto l'egida dell'ONU e guidata dagli Stati Uniti, che si proponeva di restaurare la sovranità del piccolo emirato del Kuwait, dopo che questo era stato invaso dall'Iraq.

Ricordiamoci che questa guerra fu anche un evento mediatico ed il ruolo dei Media era schiacciante, con il nome scelto “Operation Desert Storm”. Faccio presente che i reportages che arrivavano dal fronte erano, oserei dire, “puliti” niente sangue e violenza.

La seconda guerra del Golfo, ci fu con il Presidente Georges W. Bush che era  da pochi mesi in carica quando l'attacco alle Twin Towers dell'11 settembre sconvolse il mondo.

Perché le fonti da cui trae spunto per le sue informazioni, sono differenti?

Intanto nella propaganda reciproca dei Media esistono più di una fonte, esiste la versione Usa & Company come esistono altre versioni, e la tecnologia di oggi  (TV satellitare, Internet ecc..) ci permette con poco costo di curiosare se vogliamo capire meglio.

Elenco alcune emittenti occidentali in lingua araba: France 24, BBC, CNN, Sky news, Al Horra, Russia alyom, Al jazeera, al Arabiya, Al Mayadeen, al Manar, oltre alle Tv di Stato. Ci sono più di 1200  emittenti televisive in arabo, è una vera e propria giungla.  

Noto che, da parte di alcuni mezzi, ci sono percorsi ben delineati nel presentare le notizie. Ci si limita ad elencare in modo discontinuo e sporadico, una parte degli episodi senza contestualizzarli e senza un approfondimento oggettivo che metta a confronto diretto le voci dei diversi gruppi in lotta. Rimanendo entro le linee della “guerra pulita” nel mentre giorno per giorno, ci sono stati centinaia di morti, feriti ed altro . A titolo indicativi i morti della guerra in Iraq sono più di un milione e quelli della Siria, dopo, sono più di 250.000 oltre alla devastazione di intere città e villaggi. Nel mentre quei paesi erano mediamente sicuri.

Può fare qualche esempio?

Vi sono emittenti satellitari in arabo che diffondono i loro messaggi ed analisi in modo accurato ed approfondito, mettendo a diretto confronto diversi interlocutori che sono in conflitto tra di loro. Mentre l’informazione ufficiale che riceviamo qui nello stesso momento, tende così a limitarsi a piccoli episodi, focalizzando volutamente l’attenzione su una parte degli aspetti e cercando magari, di amplificarne l'impatto. Quando si parla di Siria, non si parla mai di coloro che sono a favore del Presidente  Bashar Al Assad (anche se, magari, sono in maggioranza rispetto agli altri), e comunque, si presenta la vicenda come un conflitto interno nel mentre è evidente che si tratta di una guerra sulla Siria.

Da cosa è dovuto allora

E' in atto il progetto del nuovo Medio Oriente, nel quale, e quanto pare, la Siria sta al Vicino Oriente come la “ex Jugoslavia” nei balcani che è stata frammenta in sette paesi.

In effetti non sappiamo ancora, in quante parti sarà frammentata la Siria perché molto probabilmente, anche a coloro che l'hanno ipotizzato e tracciato, è sfuggito di mano il controllo della situazione, a causa della nascita del Califfato del terrore, appunto l'ISIS  che è cresciuto, in un silenzio mediatico iniziale, sotto gli occhi di molti ed è stato aiutato dagli amici regionali degli Stati Uniti.

Mi riferisco alla Turchia, al Qatar ed all'Arabia Saudita.

Questo è accaduto dopo il ritiro delle truppe Usa dall'Iraq, trattasi di un piano B nell'ottica del “disordine creativo” con il suo obbiettivo di interrompere quell'asse del male e spezzarlo. Ecco allora uno Stato Islamico “Sunnita”, appunto il Califfato del Terrore, aiutato dai paesi sunniti della regione che si insatura a valle tra la Siria e l'Iraq con l'obbiettivo di arrivare fino al mare in Siria ed in Libano.

Esiste ancora un’altra incognita, quella della creazione eventuale di uno Stato curdo, e magari chi lo sa?, un altro Stato alaouita. Ci sono diversi indizi e spinte che dicono che la guerra non è ancora finita, perché gli equilibri in gioco non sono stati ancora definiti in toto, vista la mancanza di un accordo multilaterale perché esistono diversi interessi nello stesso schieramento che sono in conflitto tra di loro.

Putin si è reso conto che la situazione stava degenerando?

Il Presidente Putin, ha valutato l'allarmante e rapida espansione dell'IS e si è posto la domanda seguente: cosa succederebbe se crollasse l'esercito di Assad? Immaginiamo appunto questo scenario. Gli esperti hanno risposto che Libano e Giordania ed i territori occupati cadrebbero facilmente nelle mani del Califfato ISIS e così si prepara ad aggredire L'Europa e la Russia.

Ci sono diversi migliaia di combattenti cecini, caucasi, ed altri nelle fila dell'ISIS pronti all'assalto. Noi parliamo di “foreign fighters” dall'Unione Europea ma ci dimentichiamo che lo stesso ONU ha parlato di circa 100 di nazionalità presenti sia in Siria sia in Iraq.

Qual’é la situazione in Iraq?

L’azione intrapresa dagli Stati Uniti con la creazione dell'alleanza di circa una sessantina di paesi è risultata scarsa da ogni punto di vista. Ma la serietà della scesa in campo della Russia ha spinto gli americani a modificare i loro piani ed a intervenire direttamente con truppe speciali in loco.

Questo ha aiutato molto l'esercito iracheno ed ha portato alla liberazione di al Ramadi e della regione al Anbar. Ora è interessante vedere la concorrenza a distanza tra Russia e Usa, che ha spinto il Presidente Iracheno a sostenere che con questo impegno si potrà liberare l'Iraq nel 2016.

Cosa ne pensa dei profughi che bussano le nostre porte?

Oggi si scopre il dramma dei profughi, ignorando che la guerra sulla Siria è l'origine di tutto ciò ed ha spinto milioni di profughi a rifugiarsi in Turchia e nei i paesi confinanti come Libano e Giordania.

La Turchia poi sfrutta strategicamente questa situazione, quale ricatto nei confronti dell’Occidente, ed Incentiva e favorisce la fuga verso i Paesi del Centro Nord Europa di milioni di disperati, per sollecitare finanziamenti adeguati, da parte della Unione Europea e finalizzati a frenare l’esodo, e per ottenere appoggio politico per coprire certe azioni “non corrette” sia verso i curdi sia verso i siriani nascondendoci dietro la guerra al terrorismo.

Per rimanere in Siria, come si potrà uscire da questa situazione?

Una prima analisi e valutazione dei risultati ottenuti sia sul piano dei diritti e sia sul piano della sicurezza nella regione dimostra che c'è un forte regresso complessivo.

Per capire come uscirne, bisogna andare all'origine dei problemi.

Per combattere il terrorismo, e lo dicono in modo chiaro i rapporti e le direttive dell'ONU, bisogna mettere in atto un pacchetto di azioni mirate al blocco della fornitura di armi, al finanziamento dei gruppi armati, alla chiusura delle frontiere nei confronti dei “potenziali combattenti”, alla chiusura delle mittenti televisive satellitari che incitano all'odio ed alla violenza, e bisogna dare la priorità alla Diplomazia.

A che punto siamo dalla data dell'intervento russo?

Con l’intervento militare russo, si è riuscito, con azioni mirate a liberare il 40% delle aree occupate dai gruppi armati ed a smantellare le basi del terrorismo. Diversi villaggi e piccole città sono state liberate grazie all'azione coordinate tra l'aviazione russa e l'esercito siriano che avanza sul terreno.

Se l’azione proseguirà, altri territori potrebbero essere bonificati. L’effetto probabile consisterà nel blocco della fuga della popolazione locale ed il ritorno progressivo dei profughi, indispensabile per far rinascere il Paese. Il terrorismo opprimeva la popolazione con schiavitù di diversa natura e obbligando i residenti a diventare scudi umani, esposti al rischio continuo di perdere la vita, oltre ai massacri compiuti nei confronti di molti civili mussulmani e non.

Quale idea ha maturato su queste vicende nella loro specificità e complessità?

Il fenomeno dei profughi è noto a noi per le persone che fuggono dalla guerra e dalle violenze.

Constato con malincuore, e qui la mia denuncia, che l'asse del male coincide con l'asse dei gasdotti e oleodotti che porteranno il flusso di energia in Europa. Su quest’asse e nella medesima direzione, troveremo il flusso dei profughi. Molto probabilmente questa è la fattura da pagare per realizzare questo progetto.

Spostiamoci ora in Europa. Il terrorismo dell’Isis insanguina le nostre strade e le marea di profughi attentano all’economia di Stati che, dopo anni di crisi, stanno inseguendo vanamente il benessere  degli scorsi decenni. Come andrà a finire secondo lei?

Tutto dipende di chi vincerà le elezioni Usa e quanto sarà disponibile proseguire sulla strada di intesa intercorsa tra Lvrov E Kerry, che hanno preso atto che gli interlocutori regionali sono così affidabili.

Per il disegno del nuovo Medio Oriente le intese frutto della diplomazia leale sono la strada maestra....Un altra prova l'intesa con l'Iran... Maggior diritti, maggior partecipazione inducono ad una maggiore sicurezza di tutti.

L’azione di Putin, secondo lei, quali ostacoli incontra in Occidente?

Ne incontra, ma molti si sono resi consapevoli degli errori compiuti e dell'utilità dell'intervento e della diplomazia del presidente Putin. Aspetto con attenzione l'esito delle elezioni Usa.

E i residui conati del Terrorismo?

Siamo in fase di travaglio assai lunga e per questo traumatica. Tutto dipende dalla qualità dell'azione collegiale da mettere in modo serio e rigoroso contro il terrorismo e su diversi piani.

In chiusura, lei ha più volte fatti ricorso ai precedenti, alle logiche che hanno causato azioni, reazioni e ritorsioni . Non ritiene che la Turchia, anche per questioni di politica interna al Paese, potrebbe continuare a rappresentare il ventre molle della situazione?

E' evidente da come si sta comportando. La Turchia deve decidere da che parte stare in modo “leale” e trasparente altrimenti in questo progetto del nuovo Medio Oriente rischierebbe molto.

Per chiudere desidero fare una denuncia: mi sento, da cittadino europeo, preso in giro, grazie anche al contributo di alcuni media, e rimpiango tutti i morti e feriti (tranne quelli del Califfato del Terrore) e rimpiango le distruzioni e mi chiedo se per colpa dell'energia e dei suoi colossi, dei produttori delle armi, dei debiti dovuti sia agli errori delle banche-istituti finanziari sia a quelli degli Stati,  dobbiamo pagare con tutte le sofferenze ed i drammi del caso.  

Architetto Trad, le affermazioni da lei sostenute sono “molto personali”.

Non intendiamo comunque condizionare i lettori della nostra rivista. La ringraziamo per la scelta della nostra testata.

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Articolo pubblicato il 06/02/2016