Cerved 2016 - Rapporto sullo stato delle PMI Piemontesi.

Panoramica sui dati più importanti della ricerca.

Il Piemonte, con 10.000 società che rientrano nella definizione europea di PMI, è la quinta regione italiana per dimensione del tessuto di piccole e medie imprese.

Ricordiamo che le PMI sono quelle aziende che hanno dai 10 ai 250 addetti e un giro d’affari compreso tra 2 e 50 milioni di euro.

Il sistema di PMI piemontese presenta due caratteri che lo diversificano rispetto a quello nazionale: una vocazione più manifatturiera con il 34,4% di aziende che operano nell’industria e una maggiore dimensione con 29 addetti per impresa contro il 27 della media italiana; altro carattere è un peso delle medie aziende che supera quello nazionale (19% contro 17%).

Anche per effetto di queste caratteristiche le PMI del Piemonte si sono dimostrate più sensibili al ciclo economico: tra il 2008 e la prima metà del 2015 sono uscite dal mercato oltre 3.000 PMI pari al 30% di quelle attive nel 2007.

Le nostre aziende hanno chiaramente pagato in modo più marcato la prima fase della crisi ma hanno anche reagito più prontamente quando la congiuntura ha invertito la rotta, evidenziando segnali più positivi rispetto al resto del Paese. In parte questo deriva anche da una maggiore presenza di settori legati al ciclo degli investimenti quali la meccanica strumentale, la meccatronica e la filiera automotive, settore che è stato tra i più colpiti dalla crisi ma che oggi è tra i protagonisti della ripresa.

Al calo delle chiusure di molte PMI nel 2014 è coinciso un aumento delle nascite di nuove aziende, sicuramente agevolato dall’introduzione delle SRL semplificate; questo fenomeno è però stato accompagnato da una riduzione della taglia potenziale delle nuove società di capitale: infatti quasi la metà delle nuove nate ha versato meno di 5.000 euro di capitale sociale.

Dalla fine del 2014 le PMI piemontesi hanno ripreso un sentiero di crescita con un aumento del fatturato dell’1,3%; hanno inoltre evidenziato risultati migliori in termini di redditività grazie ad una dinamica più moderata dei costi per il personale che dal 2013 al 2014 sono cresciuti di  poco più dello 0,8% contro il 4,9% della media nazionale e a un andamento positivo della produttività, recuperando così le perdite accumulate durante la crisi.

A questo andamento ha contribuito in misura determinante l’ accelerazione dei processi di razionalizzazione dell’organizzazione del lavoro che hanno determinato purtroppo una riduzione dell’occupazione superiore alla media italiana e del nord ovest.

I miglioramenti dei bilanci sono stati accompagnati da pagamenti più rapidi ai fornitori grazie soprattutto ad un accorciamento delle scadenze concordate: nel secondo trimestre del 2015 le PMI hanno saldato in media le fatture in 73,5 giorni, un dato in linea con quello nazionale.

Nonostante questi segnali positivi che dimostrano che una debole ripresa è in atto , i livelli pre–crisi rimangono ancora distanti. Nel 2014 è proseguita la contrazione dei debiti finanziari, iniziata nel 2011, che evidenzia una tendenza più accentuata di quella nazionale di circa il 3%. Questa dinamica è coincisa con un rafforzamento della patrimonializzazione che ha ridotto il peso dell’indebitamento rispetto al capitale netto, con un effetto particolarmente positivo: i debiti finanziari ammontano infatti al 76% del capitale netto 2014, circa il 40% meno rispetto a quello del 2007 e decisamente migliore dell’88% evidenziato dalle PMI italiane.

Altra caratteristica del “tessuto” piemontese è quella di avere, nell’area PMI, un ampio gruppo di Rising Star, ossia imprese eccellenti che riescono ad abbinare tassi di crescita elevati con un grado di solidità che le qualifica come solvibili.

Il Piemonte vanta circa 2.000 Rising Star che producono oltre un quarto del volume di fatturato del sistema PMI della regione e avendo in bilancio solo il 14,5% dei debiti finanziari; si tratta di una presenza relativa superiore rispetto a quella che si osserva in Italia e nel resto del nord-ovest. Questa maggiore presenza è un fenomeno che si osserva in tutti i settori dell’economia con la sola eccezione dell’energia e delle utility, a conferma di un sistema migliore di quello nazionale.

La maggiore presenza di aziende eccellenti trova ulteriore spiegazione nel ruolo trainante di settori fortemente esposti alla concorrenza internazionale quali l’ automotive e la meccatronica; determinante anche la presenza  di imprese a capitale estero, che in alcuni settori rappresentano più di un quarto del valore aggiunto: questo ha fatto si che il  tessuto produttivo piemontese sia costantemente stimolato dalle best practices organizzative e gestionali.

Rispetto alle PMI italiane il Piemonte mantiene comunque un grado di solidità nettamente maggiore, infatti, secondo i dati di fine 2015 rientrano nelle classi di sicurezza il 29% delle PMI rispetto al 22% del dato nazionale, mentre sono nelle classi di rischio solo il 12,2% rispetto al15,4% delle consorelle nazionali.

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Articolo pubblicato il 04/02/2016