La Cina alla ricerca di nuove “Vie della Seta”.

La diplomazia cinese come quella italiana ha l’obiettivo del “siamo amici di tutti”.

Il Medio Oriente diventa ogni giorno di più uno scacchiere ove tutti vogliono giocare, seppure con obiettivi e motivazioni diverse. Da questo punto di vista la Cina non poteva certo defilarsi, al contrario, forte della sua posizione di membro del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, dove astutamente non ha mai preso posizioni precise e ultimative sulle varie risoluzioni, comprese quelle sanzionatorie, punta ad essere un pilastro dell’adozione di sole misure diplomatiche verso i conflitti in corso, proponendosi come super partes e amica di tutti.

Che l’area Medio Orientale sia di importanza fondamentale anche per il gigante cinese, lo dimostra il fatto che il primo viaggio del 2016 del presidente Xi Jnping dal 19 al 23 gennaio scorso, si è svolto  in Arabia Saudita, Egitto e Iran. Infatti, secondo la liturgia cinese, il primo evento diplomatico dell’anno rappresenta l’area di maggior interesse sotto tutti gli aspetti a partire da quello politico-economico.

Sotto l’aspetto delle relazioni internazionali, la Cina è anche facilitata dall’essere un ottimo cliente quale grande importatore di petrolio dall’area visitata, ma anche dal fatto storico che l’ antica “Via della Seta” passava per questi Paesi. Un altro aspetto in comune è rappresentata dalla lotta al terrorismo che è anche un problema interno cinese.

Sfruttando la tragedia di Parigi, il governo cinese chiese di inserire i musulmani della provincia settentrionale dello Xinjiang nella lista degli obiettivi da colpire. Il ministro cinese degli Esteri Wang Yi ai margini dell’incontro del G20 in Turchia,  ha ricordato che “i fondamentalisti della provincia sono guidati dal Movimento Islamico del Turkestan orientale, organizzazione legata ad Al Qaeda. Diversi uighuri si sono recati in Siria e Iraq per combattere insieme allo Stato islamico.

L’etnia uighura, di fede musulmana e di lingua turcofona, è maggioritaria nello Xinjiang. Da decenni ha abbandonato l’idea indipendentista, ma chiede a Pechino maggiore autonomia culturale e religiosa. Negli ultimi anni sono aumentati in effetti gli attacchi violenti compiuti contro l’etnia han, maggioritaria nel Paese. Pechino ha risposto a questo picco di violenza con un aumento della repressione, e ha di fatto militarizzato la provincia.

Sulle questioni principali del Medio Oriente, la Cina è ovviamente in sintonia con la Russia, a partire dal sostegno alla permanenza del presidente siriano Bashar Assad, per arrivare alla situazione afgana che ancora oggi blocca la possibilità di avere una Asia Centrale stabile e pacificata, elemento fondante perché Pechino possa aprire nuove “Vie della Seta” nel continente.

Con i Paesi arabi e mediorientali la Cina punta ad essere il maggior interlocutore commerciale, con investimenti, cooperazione energetica, import petrolifero, forniture di grandi strutture, trasporti e con un interesse particolare ai lavori per il raddoppio del Canale di Suez e dei nuovi tracciati ferroviari ad alta velocità, compreso l’allacciamento  al nostro corridoio Lisbona Chiev.

La premessa sarà quindi il consolidamento della antica amicizia tra cinesi e arabi, perché è noto che l’essere “amici di tutti” porta sempre buoni frutti.

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 03/02/2016