Spotlight, il film sulla pedofilia Usa che in Italia non si potrebbe fare.

Tocca a noi giornalisti fare il contropelo al potere e alle istituzioni

Nel 2001 il team del piccolo "Boston Globe" preposto alle inchieste, denominato Spotlight , riceve l'incarico di indagare su un prete locale accusato di abusi sessuali sui giovani parrocchiani lungo 30 anni. E' subito scontro frontale contro la potentissima Chiesa Cattolica di Boston.

Inizia una lunga marcia per stanare omertà, connivenze, insabbiamenti degli alti prelati e sistematici risarcimenti in danaro per comprare il silenzio delle vittime . Esplode uno 'scandalo pedofilia' documentato da 600 articoli nel corso del 2002, che porta alla luce violenze commesse da centinaia di sacerdoti in tutti gli Stati Uniti, e l'impresa di Spotlight ottiene nel 2013 il Premio Pulitzer.

Nessuno si azzarderebbe a produrre in Italia un film come "Il caso Spotlight", di Tom McCarthy , che ricostruisce con cristallino rigore un memorabile esempio di giornalismo d'assalto. Ma c'è fortissimo, in più, il rimpianto per quel giornalismo d'inchiesta oggi colpito a morte, da noi come negli Usa.

E' la denuncia che sta più a cuore a Walter Robinson, il vero giornalista del "Boston Globe" interpretato nel film da Michael Keaton. "E' un giornalismo che anche da noi agonizza come un malato terminale - ha detto oggi a Roma - il sopravvento di Network e Web è stato il pretesto per tagliare al lavoro d'inchiesta fondi e posti di lavoro.

Da noi come da voi, credo, i direttori dei giornali sono pazzi. Perché quando chiedi ai lettori cosa esigono di più da un giornale la risposta è: le inchieste. Tocca a noi fare il contropelo al potere e alle istituzioni. Chi può farlo, se non noi giornalisti? Se smettiamo di farlo, muore la democrazia".

Tema caldissimo, come del resto la pedofilia nella Chiesa. Michael Keaton mette le mani avanti: "Nessun attacco alla religione, mi addolora anzi, per la mia formazione cattolica, vedere che questi scandali allontanano tanta gente dalla fede. "La campagna del "Boston Globe" riuscì tra l'altro a provocare le dimissioni del potente arcivescovo di Boston, Bernard Law, trasferito a Roma nel 2002. Appena insediato, Papa Francesco lo ha rimosso dalla Basilica di Santa Maria Maggiore, forse anche per sopraggiunti limiti d'età.

Da fustigatore della Chiesa americana, Walter Robinson spera, come tutti, in questo Papa, che ha tolto le limousine a vescovi e cardinali e sta disgregando una "società clericalista autoreferenziale", come la definisce. "Ha compiuto alcuni passi - sostiene - ma non ha ancora avviato una svolta sostanziale.

Quando è venuto negli Usa ad esempio ha lodato il coraggio dei vescovi, e questo ha deluso molti di noi, perché i vescovi ancora oggi sono quelli che più resistono al cambiamento, e lo subiscono solo con la canna di una pistola alla tempia".

Dall'alto del loro Pulitzer e delle rivelazioni che hanno fatto dilagare in mezzo pianeta le denunce dei preti pedofili , questi "eroi del giornalismo"(definizione di Michael Keaton ) non rinunciano insomma a dare battaglia . Almeno a voce e col cinema , dato che nel panorama mediatico per quelli come loro non c'è futuro . Chissà se spuntare qualcuno dei 6 Oscar cui il film è candidato servirà a farci riflettere anche su questo.

huffingtonpost.it

 

 

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Articolo pubblicato il 24/01/2016