“There are stars in the southern sky, southward as you go, there is moonlight, and moss in the trees, down the seven bridges road”.

Il nuovo anno, “bisesto” tanto per dire, si sta dimostrando non molto benevolo verso il mondo della musica che continua a portare il lutto.

Settimana dopo settimana si è costretti a piangere un grande artista, quasi ci fosse un disegno superiore che ha deciso di far lasciare la vita terrena ai grandi musicisti dell’ultimo secolo.

Glenn Frey è sicuramente uno di questi: un ragazzo di Detroit, emigrato sulla West Coast in cerca di fortuna, ad inseguire il “California Dreaming”.

Sogno realizzato insieme a Don Henley, Bernie Leadon e Randy Meisner, nel 1971, con la fondazione degli Eagles, “L.A.” (scusate il gioco di parole) band californiana per eccellenza, che nella seconda metà degli anni ’70 ha fatto sognare milioni di ragazzi sparsi in tutto il mondo.

Una band dalla storia complicata, travagliata e discontinua, ma che ci ha lasciato una serie di canzoni che entrano di diritto nella storia della musica contemporanea, e non parlo solo di “Hotel California”, il capolavoro assoluto.

Un refrain di chitarra a 12 corde che rimarrà per sempre nella memoria di tutti.

Un misto di tradizione country-folk, mischiato al rock più elettrico, condito da impasti vocali originali ed inimitabili:questi sono stati e saranno per sempre gli Eagles.

Glenn Frey ci lascia dopo una malattia breve ma implacabile.

Voglio ricordarlo così: un improbabile pilota di idrovolante, che accoglie i clienti, Sonny Crockett e Rico Ttubbs, nel proprio hangar, chitarra elettrica a tracolla, suonando “You belong to the city”, in una delle puntate più belle di “Miami Vice”.

R.I.P. Glenn, lassù c’è un “New kid in town”, che sicuramente verrà accolto dagli altri con un bicchiere di “Tequila sunrise” in mano.

Stay always tuned