Torino, il notaio Morano scende in campo solitario

Il centro destra andrà in ordine sparso all’elezione del sindaco?

Ha trascorso sei mesi a  studiare i problemi di Torino, affiancato da oltre quaranta esperti in diverse discipline che amano la città e mal sopportano il degrado che la relega agli ultimi posti nella graduatoria delle città del  Nord Italia, dopo 33 anni di governo del PD e associati.

Dal primo incontro del 9 dicembre alla Fondazione Sandretto, nel corso del quale il notaio Alberto Morano si era presentato con il suo staff, è trascorso poco più di un mese.

Le cronache cittadine, nel frattempo ci hanno presentato le  candidature certe  a sindaco, con Fassino che si ripropone,  due gruppi alla sua sinistra comprendenti oltre il Sel, i residui di anarco sindacalisti e nostalgici del Partito egemone che fu, ed il M5S compatto dietro la candidata a sindaca di Chiara Appendino.

Il Centro destra, area, alternativa al PD cui fa riferimento Morano, non ha partorito nulla, se non un susseguirsi di impegni, nomi sussurrati e smentite.

Morano  paragona il suo impegno ed lo schieramento che dovrebbe sostenerlo, al valore ed alla spinta propulsiva della “Marcia dei quarantamila”.

Nel 1980, per coloro che non c’erano o non ricordano, i lavoratori Fiat, e non gli estremisti della FIOM, nelle loro componenti operaie, impiegatizie e dirigenziali sfilarono in corteo per le vie di Torino,  contro il blocco dell’azienda e di quartieri di Torino, ad opera di un sindacato conflittuale che ignorava la situazione economica dell’azienda e non intendeva pregiudizialmente addivenire ad ogni sorta di accordo ragionevole.

A quella marcia si unirono commercianti e cittadini, insomma la società civile, per protestare contro il blocco egemone di sindacato a amministrazione della città capitanata da Diego Novelli e dal PCI.

Morano, senza mezzi termini sostiene che per reggere lo sforzo e l’impegno di togliere le pastoie consociativiste e la tanto aborrita “concordia istituzionale”, che inquinano da anni la politica torinese, ci vuole una persona che abbia lavorato e conosca il valore ed il gusto delle sfide.

Il ruolo non si addice certo a chi è unicamente alla ricerca di un premio di fine carriera e nella fattispecie, ad un pensionato allevato nelle segreterie dei partiti e avvezzo alle prebende delle cariche pubbliche.

Il riferimento a Osvaldo Napoli, pur affermando rispetto per la persona è evidente.

Ma quali saranno i passi successivi, a prescindere dalla serietà di analisi della situazione ed all’impegno a portare Torino a imboccare la via della ripresa e non al ripiegamento?

Stimolato da qualche domanda, Morano ammette che i centristi si stanno muovendo ed hanno già annunciato candidature e che i tentennamenti di Berlusconi,  seppur giustificati dall’esigenza di addivenire ad un accordo trai partiti di riferimento che coinvolga le principali città in cui si voterà, potrebbero in ogni caso danneggiare qualsiasi candidato, perché il tempo trascorre inflessibile.

Partita aperta, pur dimostrando di avere la volontà di discutere con chiunque.

Nulla di nuovo quindi, se non l’annuncio di esserci da parte del notaio  Morano.

A latere dell’incontro si sussurra di avanzate intese del notaio con il segretario della Lega Nord, Mattero Salvini.

Già nei mesi scorsi Salvini aveva  manifestato la volontà di azzerare i due consiglieri comunali del suo partito, ritenuti inadeguati. Staremo a vedere.

Se si arrivasse all’ordine sparso tutto potrà accadere. L’alternativa a Fassino e  all’Appendino, potrebbe essere frazionata da candidati di nicchia, sempre che  Alberto Morano, Osvaldo Napoli o il redivivo Roberto Rosso persistano nel candidarsi.

Poi  i Leghisti doc, che mal digeriscono il Partito della Nazione più volte annunciato da Borghezio e Salvini, potrebbero essere tentati di puntare su “Piemonte Stato”, la giovane coalizione che s’ispira ancora alla Carta di Chivasso, decisa a scendere in campo e con il programma in via di preparazione .

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Articolo pubblicato il 15/01/2016