Energie alternative per l' obiettivo Europa 2020. La posizione dell' Italia

Uno studio tedesco che traccia 24 Paesi mette l' Italia in buona posizione

In questo periodo di rapida decrescita del prezzo del petrolio, cha ha raggiunto i 30 dollari al barile e che alcuni temono che possa toccare i 20 dollari al barile prossimamente, le domande sul futuro delle fonti energetiche alternative sulle quali investire, e utilizzabili efficacemente nel nostro Paese, si fanno sempre più pressanti.

Solo 5 anni fa il prezzo del petrolio aveva toccato i 150 dollari al barile ed aveva messo in crisi il nostro Paese, che non ha sufficienti riserve fossili di energia, né tantomeno di quella nucleare, della quale invece altri Paesi europei, come Francia e Germania, possono disporre.

Questa nuova situazione dei mercati delle materie prime, che vengono definite “ Commodity” nei mercati finanziari, le quali hanno tutte subito ribassi straordinari, ha messo crisi i Paesi emergenti esportatori, ed ora per il petrolio l' Arabia Saudita, che sta reagendo nervosamente, a livello politico ed economico, a questo nuovo ostacolo alla propria crescita, se non addirittura al ricco tenore di vita al quale i sauditi erano abituati.

Un nuovo orizzonte economico si è presentato nel corso degli ultimi 2- 3 anni per quanto riguarda le fonti energetiche tradizionali: gli Stati Uniti sono oramai completamente autosufficienti - con buona pace di Arabia Saudita che la faceva da padrona a riguardo, quale Paese esportatore - per l' approvvigionamento di petrolio sui mercati internazionali.

Ora gli USA infatti possono contare prevalentemente sui propri giacimenti che vengono sfruttati anche tramite la frammentazione in profondità delle rocce argillose contenenti petrolio, che viene definito con il termine “ Shale oil”, o petrolio di scisto.

L'olio di scisto o petrolio di scisto è un petrolio non convenzionale prodotto dai frammenti di rocce di scisto bituminoso mediante i processi di pirolisi, idrogenazione o dissoluzione termica. Questi processi convertono la materia organica all'interno della roccia in petrolio e gas sintetico. Il petrolio risultante può essere usato come quello estratto con i tradizionali pozzi petroliferi. I prodotti raffinati possono essere usati per gli stessi scopi di quelli derivati dal petrolio greggio.

Con questo recente, eccezionale ribasso del prezzo del petrolio, il quadro economico mondiale si è fatto, alquanto inaspettatamente, più complicato per quanto riguarda le fonti “ pulite” di energia. Sarà infatti ancora conveniente investire su fonti pulite e sostenibili quando il prezzo del petrolio è così basso?

In questa nuova situazione mondiale per quanto riguarda le fonti di energia, siano esse fossili siano alternative quali l' energia eolica, fotovoltaica o come quelle basate sull' idrogeno quale combustibile non inquinante ed altre, l' Italia non è stata a guardare, cercando di dotarsi, a sua volta, di una certa indipendenza dalle fonti fossili di carburante.

Lo studio comparativo internazione New Impulses for the Energy Revolution condotto da Handelsblatt Research Institute e General Electric sulle politiche energetiche di 24 Paesi mette in rilievo come l'Italia sia in "buona posizione" per un buon numero degli indicatori utilizzati e sulla strada giusta per rispettare gli obiettivi della Strategia Europa 2020.

Il nostro Paese si posiziona terzo nella graduatoria dinamica (i progressi compiuti negli ultimi cinque anni) e nono per rendimento complessivo a causa dell'alta dipendenza dai combustibili fossili.

I macroindicatori considerati dallo studio sono la sostenibilità ambientale (riduzione del consumo energetico e delle emissioni di CO2 nei trasporti, nelle abitazioni, nelle aziende e nella produzione di energia; aumento della quota di energie rinnovabili), la sicurezza della fornitura (fornitura energetica sufficiente e affidabile a livello nazionale e internazionale) e la fattibilità economica (accessibilità dell'energia alle aziende e ai privati).

20-20-20

Tra gli obiettivi primari stabiliti per l'Europa del 2020, il tema "energia/cambiamenti climatici" prevede il 20% di riduzione di gas serra (rispetto alle emissioni del 1990), il 20% del fabbisogno energetico ricavato da fonti rinnovabili, il 20% di aumento dell'efficienza energetica.
 
Su questi indirizzi lo studio fa il punto della situazione per 24 Paesi membri dei "patti" BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) e OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, cui ci si riferisce anche con l'acronimo OECD), tra i quali gli Stati membri dell'Unione Europea, Italia inclusa.

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Articolo pubblicato il 20/01/2016