L'ordinanza contro i petardi non fa il botto

A Torino riecheggiano ancora gli scoppi, la denuncia dei comitati

Nella tradizione i “botti” di Capodanno sono una formula simbolica, un mezzo magico per tagliare, distaccare, distruggere e bruciare quella parte di male, di spaventoso o peccaminoso che si era formato e depositato nel periodo precedente, sia storicamente nel tempo e nello spazio, sia psicologicamente dentro di noi. Un rito di purificazione insomma, un voler tagliare i fili con l’anno concluso e richiamare la fortuna per quello che si apre. Oggi i fuochi d’artificio sono un’usanza, una tradizione che al massimo dà spazio al gioco di parole “chiudere l’anno col botto”.

A Torino, così come in molte altre città italiane, un’ordinanza comunale vieta la vendita e l’uso dei petardi per salvaguardare gli animali domestici. Sicuramente è curioso il fatto che gli amici a quattro zampe vadano salvaguardati il 31 dicembre ma non nella ricorrenza di san Giovanni che, essendo il santo patrono della città di Torino, autorizza il Comune a sparare abbondanti mezz’ore di fuochi d’artificio.

Sarebbe poi interessante capire in che modo dovrebbe essere applicata l’ordinanza e come le forze dell’ordine potrebbero far rispettare il divieto. Arresto preventivo di tutti i ragazzini all’uscita dalle scuole medie, posti di blocco sui marciapiedi con perquisizione di ogni soggetto maschio tra i 13 e i 25 anni di età o pedinamento di tutti gli individui che sorridono sospetti tenendo le mani nelle tasche del giubbotto? Pensare che si voglia impedire ai ragazzini di divertirsi o ai padri di famiglia di mettersi sul balcone con i propri figli per sparare due “fischioni” è triste, soprattutto in una città come Torino dove non si riesce ad evitare che nei campi nomadi si brucino copertoni, questo sì che è dannoso per gli animali e per gli uomini, eppure è così.

Il regolamento numero 320 del 2011 al comma 23 dell’articolo 9 recita: “E’ vietato su tutto il territorio del Comune di Torino fare esplodere petardi, botto, fuochi d’artificio e articoli pirotecnici in genere. L’attivazione di petardi […] può configurarsi come maltrattamento e comportamento lesivo nei confronti degli animali […] e comporta quindi responsabilità dei trasgressori” e prevede multe tra i 25 e i 500 euro.

Ma di preciso, come possono le forze dell’ordine far rispettare l’ordinanza? Il sistema più efficace, e diremmo anche l’unico utilizzabile, è il controllo preventivo sulle vendite, come dimostra il sequestro di settemila botti ritirati solo nelle ultime ore del 31 dicembre. Eppure il controllo non è sufficiente.

Alle 11.30 del 31 dicembre 2015 Federica Fulco, presidente del Coordinamento Comitati Spontanei Torinesi, contatta chi scrive dicendo di aver chiamato i vigili urbani perché nel quartiere Parella, Circoscrizione IV, sembrava di assistere a dei bombardamenti, ed era così anche in altre zone di Torino e già da diversi giorni, come nel caso del mercato di corso Svizzera, trasformato per l’occasione in un campo in cui far brillare gli ordigni.

La risposta della municipale è, comprensibilmente, una frase che nasconde l’impotenza e l’impossibilità di applicare un’ordinanza che può essere fatta rispettare solo se i singoli cittadini lo vogliono: “Abbiamo già ricevuto numerose segnalazioni, facciamo il possibile”. Eppure la Fulco ci segnala anche la presenza, nel sopracitato mercato, di numerose bancarelle che vendono centinaia di petardi e fuochi d’artificio alla luce del sole.

In attesa di scoprire in che modo il sindaco intensa far rispettare la sua ordinanza e con ancora il rimbombo delle esplosioni di Capodanno nelle orecchie, salutiamo il 2015 terminato e diamo il benvenuto al nuovo anno, sperando che, prima dei tradizionali e tutto sommato innocui petardi, si porti via problemi ben più gravi che caratterizzano questa città, come lo spaccio, la delinquenza e il degrado.

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Articolo pubblicato il 08/01/2016