Caso Marò e la memoria corta di Mattarella.

Circola voce di una trattativa in corso condizionata dal ricatto dell’India

Nel commento al messaggio di Mattarella agli Italiani, abbiam rilevato, non senza disappunto, il mancato ricordo al vulnus dei Marò ancor prigionieri della Giustizia Indiana.

Anche altri commentatori hanno rimarcato la vistosa omissione che, se da un lato tendeva a coprire la vergogna, dall’altro poteva apparire forzatamente voluta per non ostacolare un buona causa.

Forse una risposta ce la fornisce  il quotidiano The Telegraph, che sostiene che le diplomazie dell’India e dell’Italia sarebbero al lavoro per definire un percorso che permetta finalmente di chiudere la vicenda dei due fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.


Entrando maggiormente nel merito dell’affermazione,  secondo Il giornale britannico l’eventuale accordo “comporterà che ognuna delle parti accetti richieste chiave dell’altra” e comunque “il negoziato non dovrà in alcun modo interferire con gli aspetti legali del caso esaminato dalla Corte suprema indiana e dalla Corte permanente di arbitrato dell’Aja (Cpa), e che non si proporrà di raggiungere accordi extragiudiziari”.

Se la trattativa avrà successo, prosegue il quotidiano,  l’India “non si opporrà ad una richiesta italiana davanti alla Corte suprema di permettere a Salvatore Girone di ritornare in Italia”. 

In cambio l’India, sempre secondo The Telegraph, chiede che l’Italia si impegni a ritirare le sue obiezioni all’adesione della repubblica asiatica a quattro importanti organismi di controllo delle modalità di esportazione: Nuclear Suppliers Group (Nsg), Missile Technology Control Regime (Mtcr), Wassenaar Arrangement e Australia Group. 

Ma c’è di più; una seconda condizione che New Delhi pone per il raggiungimento dell’intesa sarebbe un allentamento delle pressioni esercitate dall’Italia sull’Unione europea sulla chiusura di un accordo commerciale con l’India.

Non paghi del ricatto, sempre secondo le fonti giornalistiche,  gli indiani pretendono anche che Roma — qualora la Corte dell’Aja si esprimesse a favore di essa sul tema della giurisdizione — tradisca nuovamente i marò e spedisca subito Latorre e Girone per un processo in India.

Un caso umanitario barattato, in modo ignobile con la resa dell’Europa all’invasione di tecnologie e mercanzie indiane a basso costo sui nostri mercati.

Ci auguriamo,  dopo anni di vergogna per l’incapacità dei nostri governanti da Monti a Renzi, con la complicità di Napolitano, che si ponga fine alla detenzione dei marò.

L’impotenza della nostra politica estera trova però un’amara riconferma. Come le cronache internazionali attestano, quando  altri Paesi hanno gestito  vicende pressoché analoghe, le conclusioni si sono dimostrate assai differenti.

L’Italia si conferma la repubblica del disonore?

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Articolo pubblicato il 03/01/2016