Tre passi nel 2015

Prima parte: 2015 MAINSTREAM - I film più famosi dei registi più conosciuti

Il 2015 è stato senza dubbio un'ottima annata per il cinema, specie per quello di maggiore ridondanza e maggiormente pubblicizzato, con ottimi film dei soliti ottimi registi e ulteriori conferme di registi invece ancora con pochi titoli nella loro filmografia. Senza contare poi un'ottima infornata anche di film independenti o semi-sconosciuti ai più, ma altrettanto validi come la loro controparte onnipresente nei trailer e manifesti pubblicitari e maggiormente "sospinta" dal fattore marketing prima della sua uscita.

Il primo film (e copertina di questo articolo) di cui voglio parlarvi è quello che personalmente ritengo il miglior film dell'anno, "Mad Max: Fury Road", capolavoro di stile e sostanza diretto da George Miller, autore della trilogia post-apocalittica di Mad Max che, dopo 30 anni, continua la sua epica con quello che a mia opinione è il miglior capitolo della saga.


A dispetto di un Max (un roccioso e taciturno Tom Hardy, sempre bravissimo) messo più in secondo piano, abbiamo stavolta come vera protagonista della storia una donna, Furiosa, memorabilmente interpretata dalla bellissima (anche rasata a zero) Charlize Theron, la quale tradisce il suo imperatore rapendo le sue concubine favorite per quelle che sono 2 ore funanboliche di inseguimento (andata e ritorno) alla ricerca di una fantomatica oasi verde dove ricominciare le loro vite e crearsi un nuovo futuro lontane dalla città fortezza e unica fonte d'acqua di un mondo ormai deserto, dominio incontrastato del suddetto tiranno che è tenuto assieme da un esercito di ragazzi tutti malati o in condizione di salute precaria, lobotomizzati fin da piccoli con una religione votata all'automobile e ansiosi di immortalarsi suicidi per rinascere nel loro Valhalla di cromature d'acciaio una volta persa la vita lungo la "Fury road" e le infinite distese desertiche che si snodano solitarie tra le varie città stato superstiti di quel mondo morente.


Un film con pochi dialoghi ma tanta storia, una fiera dell'acciaio e del sangue in un mondo dove l'unica cosa di valore sono l'acqua e la benzina, costellato di personaggi indimenticabili a partire dai protagonisti fino ai personaggi secondari, come il "figlio della guerra" che si unisce alla comitiva in fuga (l'ex "About a boy" Nicholas Hoult), fino ancora alle terze linee di attori e caratteristi come i vari "boss" e abitanti delle città stato e addirittura un chitarrista armato di lanciafiamme che suona un durissimo rock metal direttamente sul campo di battaglia, con tanto di complesso di tamburi e bassisti al seguito dell'esercito alle costole di Max, Furiosa e le tostissime concubine del re, tutt'altro che le solite "lady in distress" da salvare tutte urla e piagnistei infantili aggrappate ai pantaloni del solito eroe di turno.

Un film decisamente "neo femminista" nelle scelte dei ruoli, imperdibile per gli amanti degli action movie e soprattutto per chi ha adorato la saga originale del vecchio Pazzo Max di Mel Gibson, più che dignitosamente sostituito da Tom Hardy e Charlize Theron nel ruolo dell'anti-eroe delle terre morte nell'Australia post apocalisse.

Lascerò perdere poi il recente e stra-pubblicizzato "Star Wars - Il risveglio della Forza", primo perchè non l'ho ancora visto e secondo perchè non ho molta simpatia verso una commercializzazione così "selvaggia" di una pellicola... non che "Mad Max" non fosse stato ampiamente pubblicizzato, per esempio, ma con quest'ultimo "Star wars" siamo veramente vicini alla "denuncia per saturazione", visto la sua onnipresente presenza negli spazi pubblicitari di tutti media televisivi e non.


Sicuramente sarà un buon film, vista la saga originaria e l'ottima scelta del bravo J.J. Abrams alla regia, con cui mi sono stra-divertito per il reboot della saga di "Star Trek", il bellissimo (forse però un pò troppo "buonista") "Super 8" e l'ottimo terzo capitolo della saga di "Mission: Impossible", oltre ovviamente le varie saghe televisive da lui create come "Alias", "Lost" e "Fringe".

Passando ad altro, con un regista di lungo corso e ampia fama, menzione merita poi il gradevole "The Martian" di Ridley Scott, riproposizione in salsa fantascientifica delle avventure di Robinson Crusoe e se vogliamo del famoso "Cast Away" di Robert Zemeckis, anch'esso curato e ben diretto anche se con una "leggerissima" presenza di advertising per la FedEx, il cui logo è praticamente onnipresente dal primo all'ultimo minuto del film.


Tornando al film di Scott, dopo il flop di "Prometheus" (per chi vi scrive comunque un validissimo film di fantascienza) il regista americano si rimette in piedi narrando le gesta di sopravvivenza di Matt Damon, dato per morto e abbandonato su Marte dove dovrà trovare il modo di resistere in attesa dei soccorsi.

Ben girato, con un ottimo ritmo che difficilmente annoierà gli spettatori, scientificamente interessante, sebbene il discutibile volo alla "Iron Man" verso il finale, ma comunque sempre un bel "pezzo di fantascienza" sfornato dal regista americano, in attesa del seguito del suddetto "Prometheus" che si intitolerà "Alien: Covenant" e dovrebbe uscire nel 2017.

Parlando sempre di registi stra-conosciuti, impossibile poi non menzionare "The hateful height", ottavo film del geniale pulp-director Quentin Tarantino, che ci propone un misto tra un western come il suo antecedente "Django Unchained" e un giallo alla Agatha Christie.

Otto personaggi chiusi per oltre tre quarti di film in un rifugio/locanda dove avrà luogo uno spietato gioco al massacro, se vogliamo quindi molto sulla scia del suo esordio con "Le iene", con alcuni attori storici dei suoi film come un solito cattivissimo Samuel L.Jackson, Michael Madsen e Tim Roth, la sua stunt di fiducia Zoë Bell in un piccolo cameo e Walton Goggins finalmente in un ruolo degno della sua bravura, dal suo esordio nella serie tv "The Shield" e dopo la sua piccola parte in "Django Unchained" nel ruolo di pistolero al soldo del personaggio di Leonardo di Caprio.


Un ottima storia che Tarantino ci racconta senza fretta per quasi tre ore, con la sua solita bravura nei dialoghi e la caratterizzazione dei personaggi, colpi di scena sapientemente orchestrati al momento migliore e un finale che, piaccia o no, conclude con la sua morale l'epico vortice di violenza che si svolge tra le quattro mura dov'è ambientata tutta la vicenda.

Altro film da vedere del regista insomma, secondo western consecutivo per il regista italo-americano, di cui i fan aspettano il già dichiarato seguito e terzo volume di "Kill bill".

Altro film dell'anno diretto da un grande regista, "American Sniper", di cui vi rimando alla mia opinione nel mio articolo Tre passi DA SOLDATO.

Tornando sempre ai film gialli-thriller, ma questa volta in chiave "fantasy-spiritica", menzioniamo per quest'anno "Crimson Peak", del visionario regista messicano Guillermo del Toro.

Partendo da una ragazza affetta da visioni ultra-terrene di spiriti e fantasmi che cercano di metterla in guardia sulla fantomatica "Crimson Peak", il film diventa in realtà un horror psicologico di follia, lussuria, amore e morte che può in un certo senso ricordare il "Notorius" di Alfred Hitchcock, specie verso il finale con la protagonista costretta e avvelenata a rimanere tra le mura fatiscenti del castello del suo novello sposo e la sua diabolica e infernale sorellastra.


Bravissima l'attrice protagonista, Mia Wasikowska, sia bella che triste e sperduta nel ruolo della moglie-vittima del marito, Tom Hiddleston, qui sicuramente più a suo agio che nel ruolo idiota dello pseudo-cattivo Loki in "The Avengers" (film peraltro divertente, ma senza un "cattivo" di spessore).

Sicuramente all'altezza anche la bella e crudele Jessica Chastain, qui nel ruolo di sadica sorellastra ma brava anche in ruoli più dolci e sentimentali come l'incompresa figlia di "Interstellar" di Christopher Nolan; inoltre non dimentichiamo il solito buon Charlie Hunnam che Del Toro si porta dietro da "Pacific Rim", qui forse meno credibile nel ruolo di medico-amico della protagonista ma senz'altro più che valido come apporto al trio marito-moglie-sorellastra che farà saltare al suo arrivo nel concitatissimo e dolce-amaro finale della storia.

Un altro regista famoso di cui avevamo un pò perso le tracce (a volte volentieri, visto alcuni suoi film decisamente poco riusciti come "E venne il giorno" e "L'ultimo dominatore dell'aria") è il famoso "re del final-twist", "finale a effetto con colpo a sorpresa", M. Night Shyamalan, che quest'anno ritorna in modo convincente con il suo horror-thriller "The visit".


Partendo dall'idea di un finto documentario, che due ragazzi vorrebbero girare facendo visita ai nonni, mai conosciuti prima in quanto la loro madre è scappata di casa in tenera età, Shyamalan finalmente mette al servizio della storia il suo indubbio talento registico, dosando con saggezza i momenti più calmi e inquadrature fisse con scene più movimentate e decisamente inquietanti sullo strano comportamento dei due vecchietti, all'inizio simpatici e affettuosi nonni appena conosciuti, ma via via sempre più palesemente disturbati e incapaci di nascondere la loro torbida e inquietante vera natura.

Un film girato finalmente in modo decoroso con la telecamera a mano, che non da la nausea per il continuo traballare amatoriale come altre dozzine di pseudo-horror del genere, inquietante in modo "umano" e diretto semplicemente per la bravura dei due attori più anziani, credibilissimi nei loro spiazzanti cambi di registro e sbalzi umorali, affiancati da due bravi ragazzini e una mamma presente solo attraverso la webcam via Skype, in un crescendo narrativo che porterà al solito "colpo di scena" Shyamalaniano, questa volta decisamente più riuscito che in altri suoi film.

Come non parlare poi del solito film annuale di Woody Allen, "Irrational Man", massacrato dal grosso della critica e bollato come "flop" o "passo falso", quando per il sottoscritto è invece un buon film, certo non un capolavoro o l'apice creativo del regista, ma sempre ben diretto e interpretato ottimamente da un insolito e sovrappeso (sia fisico che mentale) Joaquin Phoenix a cui si affianca una acerba e ingenua ragazza, interpretata più che dignitosamente da Emma Stone.


Il film parte come la solita girandola di coppie e equivoci già vista nei film di Allen e si conclude in un giallo-thriller anch'esso già visto nei film di Allen, quindi se pecca in qualcosa è forse un pò di mancanza di originalità, ma i dialoghi e le varie situazioni hanno il solito gustoso stampo e sapore puramente Alleniano e i personaggi, tutt'altro che semplici e scontati, si evolvono in maniera credibile fino al triste finale, lieto fine in un certo senso ma anche amaro e deludente per un film che si interroga perpetuo sul senso della vita, sul vuoto dialogare AD INFINITUM della filosofia su certi argomenti e la volontà di agire per sortire davvero qualche effetto nel mondo reale, anche se per questo bisogna ricorrere ad un "onesto" e semplice omicidio.

Insomma un bel film, ripeto ancora, di sicuro non è tempo perso e di sicuro non è "il meglio del meglio" mai diretto dal piccolo grande Woody, ma pur sempre una pellicola che vale ancora il prezzo del biglietto e vi lascia alla fine con più di una amara riflessione sulla vita, la morte, l'onestà e la menzogna, dove inizia una e dove finisce l'altra, se è più onesto mentire o più disonesto dire la verità sapendo di causare del male; o se invece più semplicemente non è meglio più direttamente fare del male per compiere del bene, specie per un apatico e (almeno inizialmente) emotivamente represso personaggio come quello del professore intepretato da Phoenix.

Il 2015 ha visto poi il ritorno in grande stile di Michael Mann col suo "Blackhat", originale e intrigante cyber-spy-movie diretto nell'ormai consolidato e raffinato stile registico del talento che ha partorito film come "Manhunter", "Heat - La sfida" e "L'ultimo dei Mohicani".


Per contrastare una serie di attacchi informatici, le agenzie anti-spionaggio americane e cinesi collaborano con un hacker intepretato da Chris Hemsworth, fatto uscire dal carcere sulla fiducia di un suo vecchio amico, ora agente speciale in Cina, l'unico in grado di contrastare l'escalation criminale di un gruppo di criminali che hanno attaccato una centrale nucleare ad Hong Kong e la sede della borsa di Chicago.

Magistralmente fotografato (al solito), con alcune scene da antologia che ci fanno entrare fin dentro i più piccoli microchip di un computer e con un ritmo saggiamente alternato tra l'action e introspezione psicologica dei personaggi e i rapporti tra gli stessi, Mann dimostra ancora che action e thriller sono pane per i suoi denti, con una trama saggiamente misurata e scene d'azione con sparatorie e inseguimenti sempre di altissimo livello, personaggi freddi e distaccati ma al tempo stesso fortemente "vivi" che riescono sempre a lasciare un'ottima impressione sullo schermo.

Un film che purtroppo è stato un flop al botteghino come il suo precedente "Nemico pubblico", biografia romanzata del famoso rapinatore John Dillinger, ma che per il sottoscritto invece sono due film d'autore girati con grande pazienza e sapienza da parte del regista, uno dei pochi capace di scavarsi una sua personalissima nicchia nel sovraffolato e il più delle volte mediocre mondo dei film "action-polizieschi" delle produzioni hollywoodiane.

Ultimo MAINSTREAM di cui vi parlo, prima di passare ai miei 3 "consigli alla visione" di questa settimana, è "The Walk" di Robert Zemeckis.

Il film ci narra le gesta del famoso Philippe Petit, protagonista dell'epica "camminata" tra le due Torri Gemelle di New York nel 1974, poco prima del completamento della loro costruzione.


Pur non riservando grossissimi colpi di scena, sia come sceneggiatura che in quanto vicenda "già nota" e facilmente rintracciabile, il film è un crescendo divertente di tensione e programmazione della "banda" capitanata dal Petit (un bravissimo Joseph Gordon-Levitt) per mettere in pratica la folle idea del protagonista, oltre che ovviamente un romanzato racconto di formazione sulla vita del funambolo, dalla sua bravura "auto-didatta" come giocoliere all'incontro col famoso maestro circense "Papa Rudy", il quale successivamente gli fornirà preziosi consigli su come compiere l'epica traversata tra le Torri senza ovviamente ammazzarsi nel compiere l'impresa.

Raccontandoci delle gesta del giovane e la sua scombinata "combriccola abusiva", Zemeckis mette in scena in realtà anche un nostalgico e affettuoso ritratto delle Twin Towers, ormai storicamente ricordate dai più per gli attentati del settembre del 2001, senza però nominare mai neppure una volta i terribili eventi che hanno portato poi, successivamente, gli Stati Uniti in una guerra (ad oggi) ancora senza fine in Medio Oriente.

Inutile parlare della bravura registica e i soliti effetti speciali poderosi nei suoi film, utilizzati come pochi altri sanno fare, per riprendere nei modi più disparati e virtuosistici le gesta dell'uomo che camminò sospeso su un filo a 110 piani dal marciapiede, diventando un eroe per gli stessi agenti che lo arrestarono ma non poterono disconoscerne il coraggio dimostrato nell'impresa.

Ma passiamo ora ai film più famosi, consigliati dal sottoscritto e usciti nel 2015.

 

The Revenant (Alejandro González Iñárritu)
Già autore l'anno precedente del notevolissimo "Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza)", film dal sapore teatrale e dal cuore cinematografico mirabilmente interpretato da Michael Keaton; quest'anno Iñárritu rilancia e raddoppia con questo film selvaggio incentrato sulla lotta tra i grandiosi Leonardo DiCaprio e Tom Hardy, non ultima poi la lotta dei 2 contro gli Indiani che vogliono il loro scalpo e infine la lotta di tutti, nessuno escluso, contro la natura stessa, mai così crudele e "fredda" come in questo spietatissimo film.

Il film ha delle sequenze d'azione letteralmente incredibili, una su tutte il micidiale attacco di un orso che è ripreso in una maniera tale da sembrare vero, non si capisce se con l'ausilio di effetti digitali o trucchi di scena, probabilmente una saggia unione delle due cose, ma che ci fa sentire gli artigli e il fiato dell'animale addosso tanto quanto avviene al protagonista.

Successivamente lasciato semi-morto nelle mani di Tom Hardy, il quale non esita ad abbandonarlo in quattro e quattr'otto dandosela a gambe, Di Caprio cercherà poi la sua vendetta per tutto il resto del film, dando la caccia al suo ex-commilitone che invece cerca di tornare al suo reggimento, tutti quanti poi pericolosamente pedinati a loro volta da un gruppo di Indiani Ree che sono alla caccia della figlia rapita del loro capo.

Un film dove il primo nemico è la natura, insidiosa e mortale nelle fredde lande desolate dello Yellowstone, tra alberi e fiumi ghiacciati e montagne di neve pronte alla valanga da un momento all'altro.

Paura per la natura a cui si accompagna paura per il corrotto e avido e spietato animo umano, reso ulteriormente più truce dalle condizioni estreme del territorio e dalla spietata "guerra di frontiera" ancora in atto coi nativi americani.

Un film che con pochi dialoghi, ma tanto talento registico e recitativo, mette in scena e spiega cosa sia "l'epica" per i più che ancora non lo sanno e credono siano "epici" robetta da due soldi come "Il gladiatore" o ancora peggio "300" e altri sotto-prodotti puramente commerciali di quel tipo.


Kingsman - The Secret Service (Matthew Vaughn)
Cambiando totalmente genere di film, ecco un divertente spy-movie che strizza più di un occhio al famoso "007" ed è diretto dalle capaci mani di un regista in grado di unire sapientemente ottime scene action e storie drammatiche a momenti più divertenti e esagerati con situazioni goliardicamente spassosissime, come nei suoi "Kickass" e "The Pusher" (da non confondere con il "Pusher" del 2006 di Nicolas Winding Refn), oppure anche il più che valido "X-Men - L'inizio" del 2011.

Un giovane ragazzotto scapestrato delle case popolari di Londra viene reclutato dal misterioso agente "Lancillotto" (un sempre simpatico ed elegante Colin Firth) per diventare un agente segreto, come risarcimento per il padre che si è sacrificato salvandogli la vita anni prima.

Parallelamente alla storia di "addestramento" del giovane, si svolge il piano di conquista e massacro mondiale tramato dal solito villain intepretato da Samuel L. Jackson, qui simpatico e balbuziente genio del computer (reso in modo molto simile a Bill Gates, in realtà) affiancato da una spietata ragazzina con gambe munite di affilitassime lame (la ballerina/attrice Sofia Boutella) come letale sicario/braccio destro del suddetto super-cattivo.

Alternando ammiccamenti continui alla saga di James Bond a scene più da fumetto super-eroistico (appunto alla Kickass), il film come detto presenta delle notevolissme scene action dirette però con onnipresente umorismo da parte del regista, vedi la scena di massacro in una chiesa di fanatici "nazi-cristiani" all'americana, allegramente "sbudellati" da Colin Firth sul ritmo delle note della celeberrima “Free Bird” dei Lynyrd Skynyrd.

Un film divertente e caciarone nella giusta misura, specie se vi sono piaciuti i film di "Kickass" o più in generale se amate i buoni film d'azione con una storia semplice ma intrigante e anche una o due sane risate di quando in quando, saggiamente inserite per alleggerire o addirittura mitigare scene di lotta che non disdegnano la giusta dose di sangue e violenza, come giustamente vuole un film del genere.

Un'altra bella tacca nella filmografia di Matthew Vaughn, regista action tra i più dotati tra quelli emersi negli ultimi anni.


The Imitation Game (Morten Tyldum)
Famoso soprattutto per la presenza di Benedict Cumberbatch, protagonista della riuscitissima serie televisiva "Sherlock" dal 2010; oltre ovviamente alla bellissima e bravissima Keira Knightley nel ruolo di co-protagonista.

Il film non è altro che la biografia romanzata di Alan Turing, geniale matematico e critto-analista che riuscirà a decifrare l'inestricabile codice "Enigma" usato nei messaggi segreti dei nazisti, il quale con l'impresa porrà anche le basi (non da solo ovviamente) per la creazione della cosiddetta "Macchina di Turing", antenato e progenitore di quello che poi diventerà il computer moderno.

Molto godibile e ben diretto, il film lascia un pò a desiderare nel finale, sorvolando un pò troppo goffamente sulla triste e ingiustificabile e ingloriosa fine destinata a Turing, costretto dai miserevoli intrallazzi politici dell'epoca, causa la sua omosessualità, a scegliere tra la carcerazione o la castrazione chimica tramite gli estrogeni.

Bravissimo Cumberbatch come protagonista, arrogante e timido al contempo, geniale ma introverso uomo di numeri che fatica a trovare il suo posto per il suo scandalo segreto, nascosto grazie all'aiuto della Knightley che inoltre si dimostrerà una saggia e paziente consigliera nelle sue ricerche sulla macchina "Enigma".

Un film più personale che di guerra insomma, con attori tutti in parte e ottime ricostruzioni degli ambienti e dei costumi per ricostruire la "Bletchley Park" del'epoca.

Per riflettere sui temi del razzismo e omofobia, con uno sguardo d'epoca su una triste vicenda riguardante una delle menti più geniali del secolo passato, il quale ebbe un ruolo determinante nell'andamento e la conclusione della Seconda Guerra Mondiale.

 

IN ATTESA DELLA SECONDA PARTE DI QUESTO ARTICOLO, VI FACCIO I MIGLIORI AUGURI PER UN BUON 2016 E MI RACCOMANDO, SCRIVETE PURE LE VOSTRE CRITICHE, RIMOSTRANZE O ANCHE SUGGERIMENTI NELLO SPAZIO DISQUS SOTTOSTANTE. ALLA PROSSIMA SETTIMANA!

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Articolo pubblicato il 03/01/2016