Draghi dichiara che farà “tutto quel che serve” per la crescita

Il 2016, tuttavia, non presenta novità sul fronte di nuove misure economiche e finanziarie

La Bce continuerà con l' immissione di liquidità nel sistema bancario anche per il 2016. Gli esperti dicono, tuttavia, che nel 2016 non aumenterà le misure espansive.

Il nuovo anno si apre con prospettive sul fronte economico-finanziario che non sono molto diverse da quelle adottate nel 2015 dalla Banca centrale europea. In Italia le previsioni aggiornate mostrano che l' aumento del PIL sarà dell' 1, 4% ( previsione OCSE ), che dovrebbe essere sufficiente a mantenere il Paese entro i limiti finanziari del Patto di Stabilità entrato in vigore il 1° gennaio 2016. Lo stesso tasso di crescita dell' 1,4 % per l' Italia è previsto anche per il 2017.

Ciò che disorienta di più i cittadini del nostro Paese è la percezione di una crescita disarmonica e disomogenea ( in molti casi decrescita) della qualità della vita tra i diversi strati della popolazione, cioè tra chi gode già  di un certo benessere e chi invece vede abbassarsi il proprio tenore di vita, come pensionati, disoccupati, esodati, solo per fare qualche esempio.

In altre parole, una vera inversione di tendenza, per quanto riguarda l' aumento del benessere in Italia, avverrà solo quando verranno trovati i fondi per un aumento generalizzato delle pensioni medio-basse, che sono rimaste al palo da anni ( specialmente quelle sociali e quelle al minimo di 500-600 euro), quando la disoccupazione scenderà sotto il 10%, e quando vi sarà un saldo positivo tra le imprese che nascono e quelle che sono costrette a chiudere.

Sul fronte della liquidità, i mutui per l' acquisto delle case sono aumentati dell' 82 % rispetto all' anno 2014, il che dimostra che  le banche stanno finalmente allentando i cordoni della borsa, grazie al fatto che la Bce ( Banca centrale europea) continua ad immettere liquidità nel sistema bancario attraverso il Qe ( Quantitative easing).
A inizio dicembre, il presidente della Banca centrale europea (Bce), Mario Draghi, aveva lasciato intendere di essere pronto a fare di nuovo «whatever it takes» per riportare la crescita nell’eurozona.

In particolare, la Bce vorrebbe non solo mantenere ma espandere la politica di Quantitative easing (Qe), cioè l’acquisto di titoli per immettere liquidità nel sistema economico. Ma, nel 2016, è improbabile che lo faccia. Lo dicono gli esperti. O, perlomeno, i 33 tra economisti ed analisti della zona euro interpellati dal Financial Times.

Metà di loro pensa che la Bce non prenderà altre misure, limitandosi a proseguire gli acquisti di bond nella misura, già in essere, di 60 miliardi di euro al mese da qui al marzo 2017. E anche gran parte di quelli che prevedono nuovi interventi espansivi, o sul fronte del Qe, o su quello di ulteriori tagli ai tassi di interesse, pensa che si tratterà comunque di piccoli aggiustamenti.

Sul fronte della crescita nell’eurozona, la previsione «mediana» della trentina di esperti si è fermata all’1,6%, mentre sull’inflazione all’1% (e solo 4 esperti pensano che supererà l’1,2%). Insomma, l’ obiettivo di riportarla al 2 per cento è ancora molto lontano. Ma pochi sembrano farne una colpa a Draghi. Anzi, molti sottolineano che sono, semmai, i politici a mancare all’appello.

Per dirla con le parole di George Magnus, consigliere economico della banca Ubs, «la spinta della Bce ha raggiunto un muro. Ulteriori azioni potrebbero senz’altro eccitare i mercati finanziari, ma è discutibile se  le opzioni disponibili alla Bce hanno rilevanza per quanto riguarda i principali fattori che frenano la crescita e la domanda dell’eurozona, cioè l’assenza di azioni di supporto da parte delle autorità fiscali e di bilancio».

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Articolo pubblicato il 02/01/2016