Il rilancio della Ferrero italiana parte dai mercati internazionali.

Il mercato italiano resta debole ma il colpo d’ala di Ferrero arriva dall’export.

L’assemblea di Ferrero spa, azienda del gruppo Ferrero, ha approvato il bilancio civilistico annuale relativo all’esercizio chiuso al 31 agosto 2015.  Il gruppo di Alba nell’anno fiscale 2014-2015 ha realizzato un fatturato di  2,684 miliardi di euro, con una crescita del 5,4% rispetto al precedente esercizio.

Un dato importante che cancella lo scivolone (-5,6%) del precedente esercizio, comunque l’unico negativo degli ultimi cinque anni fiscali. Dal dicembre 2014 l’ad Frederic Thil ha preso il posto di Gino Lugli. Il mercato italiano ha accusato «una leggera contrazione», scrive l’azienda in una nota, bilanciata però dall’ulteriore crescita delle esportazioni, pari a quasi 900 milioni: in netto miglioramento rispetto ai 780 milioni dell’anno precedente.

L’utile netto è salito a 206,1 milioni (161,5 milioni l’esercizio precedente), con un’incidenza sui ricavi del 7,7%, mentre il flusso finanziario generato dalla gestione reddituale ammonta a 279,3 milioni. La crescita complessiva del business ha consentito al gruppo dolciario di aumentare leggermente l’occupazione: l’organico medio dell’esercizio in Italia è risultato di 6.384 unità, con un incremento di 184 addetti.

Anche in materia di investimenti, la società ha accresciuto il proprio impegno, destinando durante l’esercizio ulteriori 98,4 milioni in beni materiali e raggiungendo negli ultimi otto esercizi la cifra di oltre 900 milioni investiti sul territorio nazionale.

Il gruppo Ferrero dispone nel mondo di 21 stabilimenti, compreso l’ultimo inaugurato recentemente in Cina. In Italia gli stabilimenti sono ad Alba, a Pozzuolo Martesana, Balvano e S. Angelo dei Lombardi.

L’Italia cresce poco 

Nutella, il prodotto di punta di Ferrero.

Ma qual è il trend del mercato dolciario italiano? «I mercati in cui opera Ferrero sono diversificati – spiega Silvia Tabone, senior account manager di Iri – spaziano dalle merendine, al tè freddo, dal cioccolato alle caramelle. Nel complesso i mercati sono in crescita per vendite a valore nell’ultimo anno di un +2,1%, che corrisponde a un fatturato aggiuntivo pari a circa 84 milioni di euro».

Iri calcola che nell’anno novembre 2014/novembre 15 (che non corrisponde all’anno fiscale di Ferrero spa) le vendite nella grande distribuzione (iper+ super+ libero servizio)nelle categorie in cui opera Ferrero sono arrivate a 4,069 miliardi da 3,984 miliardi.  «Le performance delle singole categorie sono state diverse – aggiunge Tabone – tra quelle più in crescita si possono segnalare i biscotti, che hanno beneficiato del lancio a febbraio 2015 del nuovo Nutella B-ready, e il Tè freddo, che ha sfruttato la stagione estiva particolarmente favorevole». In dettaglio, il mercato italiano dei biscotti vale 1,075 miliardi (+4,3%), il Tè pronto 310 milioni (+5,1%), le tavolette di cioccolato 361 milioni (+2,9%).

In un mercato così articolato, la quota a valore dei primi tre produttori vale il 54,8% ed è rappresentata da Ferrero, Barilla e Bauli. A distanza insegue la marca del distributore con l’8,1% e con un peso molto diverso nelle singole categorie merceologiche.

Secondo R&S Mediobanca, Ferrero ha una quota del 32% nelle praline (con i brand Mon Chéri, Pocket coffee, Rocher, raffaello), dell’11,5% nelle tavolette di cioccolato (Kinder), dell’82% nelle creme spalmabili (Nutella), del 18% nelle merendine (Brioss, Kinder, Fiesta).  La multinazionale di Alba non fornisce dati sulle performance industriali, ma finora redditività e investimenti sono stati sempre su livelli di punta: R&S Mediobanca ha calcolato che negli ultimi 5 esercizi (fino al 2013/14) il Margine operativo lordo ha oscillato tra l’11,5% e il 12,9%; le spese in ricerca e sviluppo tra il 2,2% e il 2,8% dei ricavi e gli investimenti in promozione e pubblicità tra il 7,2% e il 9,3%.

Fonte: ilsole24ore.com

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 28/12/2015