Spagna/ Il bipolarismo in crisi, i Ciudadanos quarti, la destra assente.

Un commento di Augusto Grandi sull’esito delle elezioni politiche di domenica scorsa.

Che ai tecnocrati non piaccia la democrazia non è certo una novità. Ma a loro da’ ancora più fastidio vedere le proprie creature distrutte da quell’assurdo gioco che sono le elezioni.

Perché i tecnocrati hanno predisposto delle gabbie ben precise in modo da garantire la sopravvivenza di due soli schieramenti per Paese. Laburisti e conservatori in Gran Bretagna, cristiano democratici e socialisti in Germania (con ammennicoli vari a far da supporto), socialisti e finti neo gollisti in Francia, socialisti e popolari in Spagna, Renzi e Berlusconi in Italia. Partiti diversi ma politiche spesso intercambiabili.

La dimostrazione più evidente è la grande coalizione tra Cdu e Spd in Germania. Poi, però, sono arrivati gli elettori a rovinare i piani dei tecnocrati. Elettori che, quando non si demoralizzano e restano a casa (e questo piace molto al potere), vanno a votare e scelgono partiti nuovi.

Facendo saltare il bipolarismo così comodo per i tecnocrati. Lo si è visto in Francia, con la vittoria del Fn cancellata grazie alla squallida ammucchiata tra Valls e Sarkozy. Si era già visto in Gran Bretagna, con il successo degli indipendentisti scozzesi.

Ed ora è la volta della Spagna. Così arretrata, per i tecnocrati, da garantire la prosecuzione del giochetto. Qualche dubbio, gli strateghi, avevano cominciato a nutrirlo. Il partito socialista era in caduta libera, il partito popolare pure. Si rischiava di far nascere qualche movimento di protesta vera. Così si è preferito prima far decollare Podemos e poi, con il pieno ed esplicito appoggio della City di Londra e dei suoi giornali, si è creato il fenomeno Ciudadanos.

Un movimento sorto dal nulla e che, sino a domenica mattina, i professionisti della dis informazione accreditavano di consensi colossali, al di sopra del 20%, per una possibile seconda posizione alle spalle dei popolari.

Invece i liberali di Ciudadanos sono arrivati quarti, nettamente staccati da Ppe, Psoe e Podemos. Non è bastato che la finanza internazionale li sostenesse. Non è bastato che fossero il partito dei “carini”.

Non è bastato neppure che fossero stati l’ostacolo per un completo successo dei separatisti catalani. Il numero 1 dei carini aveva spiegato, prima della sconfitta, che avrebbe fatto il premier o sarebbe andato all’opposizione. Gli spagnoli hanno chiarito il suo ruolo.

Ma il voto spagnolo ha evidenziato un’altra anomalia. Non esiste, nel Paese Iberico, una destra analoga a quelle italiane o a quella francese. Neppure di tipo scandinavo o belga, ungherese o greco. Anni e anni di errori hanno portato a questa situazione.

Che le destre italiane, litigiose ed inconcludenti, dovrebbero analizzare con profonda attenzione per evitare di sparire dalla scena

Augusto Grandi

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 22/12/2015