Banche in crisi: senza educazione finanziaria, le storie di “risparmio tradito” si ripeteranno

In un Paese incolto, cresciuto troppo in fretta, dove l’analfabetismo sui temi finanziari è gigantesco (siamo i peggiori del G10 nella classifica PISA nel “financial literacy“), l’introduzione parziale del cosiddetto bail-in (salvataggio delle banche con il contributo degli azionisti e obbligazionisti, e in via residuale, per i depositanti sopra i 100mila euro) ha scosso la pubblica opinione.

Le accuse nei confronti delle banche si sono levate indistinte. Vedremo in futuro in sede penale se ci sono stati, come sembra, degli abusi nei confronti dei risparmiatori. Ciò che è giusto sottolineare è la responsabilità degli investitori. Quando una persona ha delle risorse, frutto di risparmi o di eredità, deve farsi parte diligente e studiare, approfondire, capire, effettuare confronti. Non si deve entrare in banca – di fretta -, firmare qui, qui e qui, e poi uscire di corsa perché si hanno altri impegni, importanti eh, del tipo, andare in farmacia, dal dentista, dal fruttivendolo a comprare arance, mele e kiwi.

La massaia quando entra in un negozio tipicamente sta attenta a quello che le viene proposto. Lo stesso dovrebbe avvenire quando si entra in banca, che è un venditore come un altro; per cui non bisogna stare silenti e comprare a scatola chiusa, ma far funzionare il melone. Ma l’italiano è pigro, non ha voglia di leggere i prospetti, non vuole applicarsi, quando le cose vanno male (anche perché non ha studiato alcunché) allora invoca la Mamma-Stato che lo deve proteggere ad ogni piè sospinto.

Mi hanno scritto in tanti dicendomi che lo spread di rendimento dei titoli obbligazionari subordinati (c’è da studiare anche la grammatica, sub-ordinato vorrà dire pur qualcosa, o no?) di Banca Etruria non era così alto da far pensare a un titolo rischioso. Non è così. In regime di asimmetria informativa (la banca sa e il cliente no), il titolo che viene offerto può avere anche un rendimento più basso rispetto ai titoli di Stato (vedi Quaderno Consob).

Sta all’investitore valutare la convenienza valutando sia il rischio di credito (che non ci rivenga dato indietro il capitale), sia il rischio di liquidità, ossia che il titolo non faccia mercato, ossia che non sia rivendibile una volta che lo si ha acquistato. Quest’ultimo punto non viene preso in considerazione, ed è molto grave. Se ci pensate, il commissariamento di Banca Etruria è avvenuto nel febbraio scorso. Se ci fosse stato un mercato liquido dei titoli subordinati, in questi nove mesi si sarebbero potuto rivendere – a un prezzo certamente inferiore a 100 – ma almeno di sarebbero limitate le perdite.

Negli Stati Uniti si sostiene la “fridge theory”, per cui l’investitore dedica molto più tempo per scegliere un frigorifero del costo di 400 dollari piuttosto che dedicarsi allo studio delle alternative di investimento su una somma di 100mila dollari.

In tempi non sospetti, scrivevamo su queste pagine che la sfida di oggi è combattere l’analfabetismo finanziario e che il tema era di importanza capitale, pari alla lotta contro l’analfabetismo all’inizio del ‘900: “Risparmiatori ‘istruiti’, correttamente informati e consapevoli dei propri diritti (ma anche delle proprie responsabilità) sono meglio ‘attrezzati’ per valutare la qualità dei servizi e dei prodotti finanziari loro proposti o per identificare attività abusive o fraudolente, con il risultato di ottimizzare la “gestione” dei propri risparmi”.

Quando si legge che una persona ha perso tutti i risparmi di una vita, viene da piangere. Proprio perché si è fatto fatica ad accumularli, non bisogna investirli con leggerezza. Ma se la responsabilità significa ancora qualcosa in un Paese dove la colpa è sempre di qualcun altro, urge prendere atto che i talenti – come si legge nella Bibbia – vanno messi in gioco. Per cui la testa deve essere fatta funzionare. Se non si è capaci, non si sa nulla, urge rivolgersi a chi ne sa più di noi.

Fonte: quifinanza.it - Beniamino Piccone. Docente di Sistema Finanziario presso l'Università Carlo Cattaneo-LIUC di Castellanza, private banker presso Nextam Partners.

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Articolo pubblicato il 16/12/2015