Torino, Fassino corre per il bis

Piero Fassino, dopo lunga attesa, rompe gli indugi e si ricandida per la conferma a Sindaco di Torino

La  notizia era nell’aria, ma mancava la dichiarazione ufficiale dell’interessato, che è arrivata nel pomeriggio di ieri. "Ho deciso di ricandidarmi e confermare il mio impegno di sindaco di Torino". Così Piero Fassino ha annunciato l'intenzione di presentarsi alle elezioni della prossima primavera per il secondo mandato.

I primi a tirare il sospiro saranno indubbiamente Matteo Renzi che, pur nella riaffermazione del suo ruolo di rottamatore,  dopo le figuracce dell’ex sindaco di Roma Marino, le vicende penali in cui è coinvolto il presidente della regione Campania Vincenzo De Luca, il filone vergognoso che sta emergendo intorno a Maria Elena Boschi e la sua  (dis)onorata famiglia, evita di dover affrontare  un’ulteriore figuraccia a Torino.

Così i competitors di ieri e le nuove leve all’interno del PD torinese, consci del loro basso peso specifico, cedono il passo volentieri a colui che, a prescindere dagli insuccessi e dalla figuracce in cui lo hanno cacciato i suoi assessori, resta un cavallo di razza della politica subalpina.

Avremo modo di ritornare ed analizzare la visione corte di questa giunta che non ha compreso appieno le difficoltà del momento e non ha saputo a prescindere dalle dichiarazioni formali, porre le basi per mutare ed indirizzare  il declino della nostra città, verso percorsi innovativi.

Diamo uno sguardo, non cero entusiasmante a chi sta scaldando i motori per la contesa elettorale che, a detta di molti non si presenterà come una passeggiata distensiva per nessuno.

Al momento è scesa in campo la giovane Chiara Appendino, designata dal M5S. E’ tosta ed ha affidato l’elaborazione del programma a ben 17 gruppi di esperti per scandagliare ogni aspetto e peculiarità per poi presentarsi al giudizio degli elettori.

La sfida basilare si concentra su come saprà dialogare con tutte le componenti della città oppure se, com’è apparso scorrendo i nominativi di alcuni dei suoi esperti, si ripiegherà  a sostenere le tesi care agli sfasciacittà che sostengono la candidatura di Ariaudo, per  cercare di carpire voti. Gli ispiratori della  nuova lista di estrema sinistra, sino ad ora hanno convissuto con Chiamparino e Fassino condizionandone anche le scelte maggiormente strategiche ed ora sputano nel piatto in cui si sono abbuffati per poter affermare, a parole “qualcosa di sinistra”.

Tace ancora  il centro destra. Si è fatto conoscere in un recente incontro alla Fondazione Re Rebaudengo, aperto alla città, il notaio Alberto Morano, senza alcun sostegno formale da parte dei partiti d’area.

Morano non ha promesso nulla, ma ha presentato un’analisi rigorosa  ed eloquente sugli indici negativi di Torino, sul degrado che, pur avendo padri differenti, non è stato certo risanato dalle amministrazioni che si sono succedute negli ultimi venticinque anni.

Si dice che entro l’anno Berlusconi, cui spetta l’ultima parola sulla designazione del candidato per Torino, dopo che la Lega ha optato per altre contrade, sciolga la riserva.

In ogni caso è il linguaggio e i contenuti, nella contesa che si preannuncia dovranno cambiare.

Non  servirà ripetere slogan ormai stantii. I partiti tradizionali (Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega Nord e altri eventuali raggruppamenti minori) dovranno dare spazio alle loro donne e uomini migliori che sino ad ora sono stati oscurati, perché competenti, da quanti sono abbarbicati a scaldare inutilmente , ma lautamente  retribuiti le loro poltrone nelle sedi elettive e nella greppia delle venti società partecipate, in passivo cronico, perché gestite da incapaci e trafficoni.

Se spariranno  coloro il cui unico impegno politico è consisto nel lanciare tappetini, versa lacrimucce per un canile danneggiato o allestire banchetti, allora sarà partita aperta, ad armi pari e l’elettorato potrà decidere e sentirsi coinvolto, ascoltando progetti concreti  e non velleitari per porre rimedio al declino del  manifatturiero, per concentrarsi sullo sviluppo delle eccellenze e al sostegno dell’innovazione che stentano a decollare per le tante criticità delle infrastrutture e per le scelte  burocratiche e pasticciate dei nostri amministratori.

Così Piero Fassino, in mancanza di competitori di livello, se avrà il coraggio di liberarsi di assessori che non si sono dimostrati all’altezza della situazione, non essendo in grado neppur di comprendere i cambiamenti della società e vorrà prendere le distanze da quegli alleati vecchi e nuovi, privi di valore aggiunto che gli promettono appoggio in cambio di poltrone , potrà ancora sperare di contribuire a fermare il declino.

Avremo modo di ritornare sull’argomento, focalizzando problemi, criticità, errori e opportunità, quanto prima.

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Articolo pubblicato il 14/12/2015