È uscito il numero 2 del 2015 de «l’Escalina», rivista semestrale di cultura letteraria, storica, artistica e scientifica

La rivista è curata dall’associazione culturale «I Luoghi e la Storia di Ivrea» ed ha raggiunto il traguardo del 4° anno

Sottopongo molto volentieri ai Lettori di “Civico20News” questa recensione dell'ultimo numero di “l'Escalina”, scritta dalla professoressa Cristina Zaccanti di Ivrea, che riporta anche la cronaca della serata di presentazione con la conferenza intitolata “Sindone: storia e leggende” tenuta dal professor Andrea Nicolotti del Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino (m.j.).

 

Sabato 28 novembre presso il ristorante la Tettoia a Bienca di Chiaverano (Torino) si è svolta la presentazione del 2° numero del 2015 della rivista «l’Escalina», che raggiunge così il traguardo del 4° anno.

Si tratta di un’iniziativa che in questo numero continua ad avere a cuore personaggi e vicende del territorio canavesano: da Gino Pistoni, con le lettere di Piero Viotto, coscritto del giovane eporediese, allora studente talmente edificato dalla morte eroica di Gino da scrivere delle struggenti lettere alla signora Pistoni, ed oggi massimo studioso del filosofo francese Jacques Maritain, e una di don Giovanni Barra, sacerdote pinerolese, formatore di generazioni di giovani piemontesi per il quale è stato avviato il processo di canonizzazione, ad Antonio Gedda, parente di Guido Gozzano ed emigrato in Brasile, non tralasciando un episodio della Seconda Guerra Mondiale che ha visto un aeroplano britannico precipitare sulle montagne della Val Chiusella.

Si passa poi alla Torino del latinista Tommaso Vallauri, aprendo così la strada alla trattazione, nell’articolo di Gianfranco Gianotti, (dell’Università di Torino) del valore e dell’importanza degli studi classici nel nostro mondo contemporaneo.

Completano il fascicolo due studi che escono dai confini geografici della nostra regione, parlando l’uno (quello di Fulvio Stefano Lo Presti) del musicista ottocentesco pugliese-napoletano Giuseppe Lillo, l’altro (quello di Angela Anna Tozzi, appartenente alla Congregazione dell’Immacolata Concezione di Ivrea) dell’“apostolo, presbitero, martire” Francesco Spoto, sacerdote siciliano, morto martire missionario in Africa.

Chiude il fascicolo una ricca appendice iconografica (riproduzioni di lettere e fotografie) relativa agli articoli su Gino Pistoni e Antonio Gedda.

Dopo la rivista si è presentato il terzo volume della collana «I Quaderni di “l’Escalina”» dedicato all’opera poetica italiana e latina (edita ed inedita) del chivassese Giuseppe Giacoletti, padre scolopio vissuto nella prima metà del secolo XIX.

Su di essa è nostra intenzione ritornare con una recensione apposita.

«l’Escalina» ha inaugurato in questa occasione una novità significativa che essa intende promuovere come ulteriore servizio al territorio organizzando una conferenza (altre ne seguiranno), tenuta dallo storico dell’Università di Torino Andrea Nicolotti, il quale ha intrattenuto il colto e l’inclita su di un tema sempre molto coinvolgente: la Sindone.

L’autore, storico delle religioni e del cristianesimo in particolare, si sta occupando da anni di tale argomento, che egli affronta in un’ottica squisitamente filologica e scientifica.

Ha di recente pubblicato un testo, per i tipi dell’Einaudi, dal titolo quanto mai significativo di Sindone. Storia e leggende di una reliquia controversa.

Nicolotti ha intrattenuto l’uditorio per oltre un’ora illustrando con ricchezza di particolari la complessa vicenda della Sindone a partire dalla metà del XIV secolo, dichiarando esplicitamente di escludere una datazione antecedente.

In sostanza, si tratterebbe di un lenzuolo dipinto nell’ambito di un culto che, rappresentando la sacra immagine del crocifisso, alla stessa stregua di un dipinto, si sarebbe diffuso dalla Francia alla Savoia, e quindi al Piemonte.

Tra vescovi, arcivescovi, canonici e papi, per concludere con i Savoia, la Sindone è passata da detentori a proprietari, per finire curiosamente, in seguito ad una disattenzione dello stato italiano, dal possesso dei Savoia a quello del papa.

Le domande poste successivamente dal pubblico hanno dilatato l’approfondimento per un’altra ora, spostando l’attenzione sull’autenticità sostenuta dai sindonologi (categoria alla quale Nicolotti ha dichiarato con fermezza di non voler appartenere).

Senza alcuno spregio della fede o della religione, ma per puro rispetto del dato storico che non preclude scelte di fede ma non può considerare scientificamente attendibili i miracoli cui la Sindone inevitabilmente si riferisce, il relatore ha ribadito come alcune delle più ricorrenti obiezioni (quale energia possa aver fissato l’immagine; come mai la Sindone non sia riproducibile in laboratorio; quanto sia sicura la datazione con il C14, ecc) potrebbero essere ulteriormente verificate se venisse concessa la possibilità di studiare da vicino il lenzuolo.

Al momento un ulteriore studio della Sindone non è autorizzato se non a discrezione dell’Arcivescovo di Torino.

Dal dibattito emergeva la rispettosa certezza che per i credenti l’immagine dell’uomo della Sindone può corroborare una scelta di fede che peraltro non dipende da una reliquia controversa, quanto semmai radicare la certezza che il vero grande miracolo è il dono della fede stessa.

Tenendo inoltre presente che la fede salva la ragione dalla trappola in cui la ragione stessa rischia continuamente di cadere ergendosi ad unico giudice.

I nostri tempi, infarciti di ideologia e relativismo, lo dimostrano ampiamente.

Cristina Zaccanti

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Articolo pubblicato il 15/12/2015