La più grande centrale a energia solare della Cina parte con il solare termodinamico a Sali fusi italiano

Una grande scoperta scientifica del 2013 che pare non abbia interessato il nostro governo

Per capire di cosa stiamo parlando, riprendiamo un nostro articolo profetico pubblicato il 25 gennaio 2014.

 

“NUOVA TECNOLOGIA ITALIANA PER IL SOLARE

Ritorno volentieri a parlare di un avvenimento importante dello scorso anno perché temo abbia avuto più risonanza internazionale che nazionale (come sovente accade).

Eppure noi Italiani dovremmo sentirci fieri di questo successo  dovuto principalmente al lavoro e all’ingegno del nostro premio Nobel Carlo Rubbia.

L’evento di luglio 2013, in quel di Massa Martana  (Perugia), riguarda l’inaugurazione di una centrale solare di nuova concezione rispetto a quelle esistenti.

Si tratta del primo impianto dimostrativo al mondo di una centrale con tecnologia CSP (Concentrated Solar Power) funzionante con sali fusi a 550° ( brevetto Enea) e sistema di specchi parabolici.  Una miscela di nitrati di sodio e potassio, assolutamente non inquinante che lavora ad altissime temperature (550°) senza rischi per l‘ambiente e con costi molto contenuti.

La differenza con le attuali centrali solari termodinamiche è abissale in quanto queste  lavorano a una temperatura massima di 390°, impiegando olio minerale che è altamente inquinante e infiammabile; inoltre l’uso dei sali non solo riduce i costi del 20%  ma genera un aumento dell’efficienza del 6% . Ultima pregevole caratteristica dei sali esausti è quella di poter essere utilizzati normalmente come fertilizzante.

Da un punto di vista prettamente tecnico un grande valore aggiunto di questa innovativa centrale, grazie all’alta temperatura utilizzata, è quella di produrre vapore con continuità d’esercizio, cioè giorno e notte, con 5 ore di TES (stoccaggio di energia termica).

La costruzione ad opera della Archimede Solar Energy con la collaborazione della Chioda Corporation è stata fortemente voluta per avere un impianto non commerciale ma dimostrativo con lo scopo di evidenziare l’economia, la bancabilità, l’affidabilità,  l’efficienza e il corretto funzionamento di un impianto di energia solare a parabola e sali sfusi, di nuova generazione.

Una materiale vetrina della tecnologia italiana abbinata all’ingegneria giapponese.

Quale esempio di green economy e di sostenibilità ambientale l’opera ha destato l’interesse scientifico e commerciale a livello mondiale e la partecipazione all’ìnaugurazione di investitori e rappresentanti di Stati Uniti, Giappone, Cina, Arabia Saudita, Kuwait, Qatar e altri Paesi di area equatoriale, ricevuti dal nostro ministro dell’ambiente Corrado Clini quale ente cofinanziatore del progetto”.

Archimede Solar Energy, società del gruppo Angelantoni Industrie, ha vinto un contratto di fornitura per i tubi ricevitori solari che saranno utilizzati in uno tra i primi impianti commerciali che utilizzerà la tecnologia Concentrated Solar Power (CSP), a sali fusi e specchi parabolici. La fornitura è in stato avanzato, visto che i primi 15mila tubi, dei complessivi 32mila che riguardano la fornitura, saranno consegnati entro la fine del 2015.

Sono così cominciati i lavori di costruzione in Cina del parco solare più grande del Paese. Il nuovo impianto sorgerà nel deserto dei Gobi, a Golmud, una località della provincia nord-occidentale del Qinghai, e si estenderà per 2550 ettari. La centrale genererà energia per 200 megawatt e porterà corrente elettrica a circa un milione di abitazioni.

A realizzare l’impianto sarà la Qinghai Solar Thermal Power Group. Tra gli effetti, la nuova centrale avrà quello di ridurre il consumo di carbone di 4,26 milioni di tonnellate all’anno, secondo i calcoli della stessa azienda, con un taglio alle emissioni di Co2 di 896mila tonnellate all’anno, grazie all’utilizzo di un sistema di eliostati, specchi in grado di concentrare le radiazioni solari, che convertiranno in energia la luce del sole. Ancora non e’ stata stabilita una data per la fine dei lavori.

La Cina sta investendo nel solare con grandi impianti fotovoltaici per la produzione su larga scala, anche se questo tipo di progetti incontra ancora difficoltà ad affermarsi a causa di problemi di trasmissione dell’energia, soprattutto nel nord-ovest del Paese, tra le aree piu’ povere del  Paese.

La scelta della tecnologia a collettori parabolici lineari dovrebbe essere quella vincente visto che la potenza installata e operativa di CSP nel mondo è di  4,1 GWe, mentre quella dei collettori parabolici lineari è di circa 3.5 GWe. L’International Energy Agency (IEA), inoltre, prevede che la quota di energia elettrica prodotta da sistemi CSP sarà il 28% della produzione di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2060, mentre la sola Arabia Saudita ha già pronti bandi per questa tecnologia per circa 25 miliardi di dollari. Insomma il mercato sta crescendo, ma le imprese italiane sembrano essere lasciate da sole sul fronte interno.

Non si capisce perché la politica non abbia  utilizzato questa innovativa tecnologia italiana per rilanciare il sistema fotovoltaico morto da anni, lasciando così alle imprese l’onere di pubblicizzare e di concludere contratti con i mercati esteri.

Se il nostro governo c’è batta un colpo e si attivi per far nascere  impianti in Italia e per favorire l’export di questa nostra tecnologia, il primo passo dopo l’accordo sul clima che vedrebbe il nostro Paese in prima linea.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 14/12/2015