L’affermazione del lepenismo farà saltare anche Europa i vecchi schemi della politica?

Considerazioni volte al 2016

Le elezioni regionali in Francia hanno creato qualche scossone nell’opinione pubblica principalmente per la vittoria del Fronte Nazionale di Marine Le Pen, come documentato in precedenti articoli pubblicati su Civico20News.

Si tratta di una vittoria non sottovalutabile, da nessun punto di vista. Prima di tutto, sul piano regionale sono ben 6 le regioni in cui Fn è risultato il primo partito, meglio delle migliori previsioni che gliene aggiudicavano 3.

In due di queste regioni, Marine Le Pen ha conquistato una maggioranza schiacciante (circa 15 punti di stacco rispetto al candidato gollista) candidandosi in Piccardia-Nord-Pas de Calais. Nell’altra, Marion Maréchal Le Pen ha conquistato un’analoga maggioranza presentandosi in Provenza-Alpi-Costa Azzurra.

Entrambe sono regioni chiave da un punto di vista economico (sono i maggiori sbocchi sul mare della Francia) e proprio per questo sono le aree a maggior tasso di immigrazione assieme a Parigi. Oltre a questi due capisaldi ai poli opposti della Francia, i lepenisti sono anche arrivati primi in Alsazia-Champagne-Ardenne-Lorena (il Nordest, altra area ad alto tasso di immigrazione) con Florian Philippot, una delle menti del partito; nel Languedoc-Roussillon-Midi-Pyrénées (Sudovest) sono in testa con Louis Aliot compagno della Le Pen, in Borgogna Franca-Contea (una regione agricola) e nel Centro-Valle della Loira.

L’ombra del Fn si stende dunque da Nord all’Est fino al Sud, in un ideale accerchiamento fisico dei partiti tradizionali, arroccati a Parigi e nelle regioni atlantiche. 

Proiettata a livello nazionale, la vittoria del Fn appare ancora più eclatante. In tutta la Francia è ormai il primo partito, con il 28% dei consensi. Il partito di Nicolas Sarkozy, vincitore delle ultime consultazioni locali, si è fermato al 26,8%. I socialisti sono i veri sconfitti.

Riescono a malapena a raggiungere il 23% dei consensi e vengono emarginati dalla vita politica. Lo scontro è ormai fra le due destre, quella gollista di Sarkozy e quella nazionalista della Le Pen.

Anche guardando questi risultati nazionali in prospettiva, non si può non notare una tendenza in crescita della destra: il Fronte Nazionale aveva totalizzato il 26% (contro il 28% attuale) nelle ultime amministrative e alle scorse presidenziali la Le Pen aveva raccolto il 18% dei consensi.

Anche i commentatori italiani hanno lanciato anatemi su un eventuale “ritorno al fascismo”, ma, a ben guardare, la vittoria della Le Pen deriva anche dal suo abbandono di ogni parvenza di fascismo. Il suo contatto con il padre Jean Marie Le Pen è stato anche formalmente interrotto con la sua cacciata dal partito, a causa delle sue insostenibili posizioni antisemite.

“L’odio antisemita - scrive il filosofo Alain Finkielkraut nel suo libro La Seule Exactitude - quindi non si trasmette più in famiglia. Questa disattivazione del virus, che dovrebbe rallegrare i nostri antifascisti di mestiere, li getta al contrario nel furore e nello spavento.

Scandiscono, con nuova determinazione, ‘il fascismo non passerà!’ ma è ‘il fascismo non trapasserà, non morirà!’ che bisogna intendere. Se questo pericolo supremo venisse a mancare, sarebbero come dei bambini perduti, vagherebbero senza punti di riferimento in un mondo indecifrabile.

A terrorizzarli, più che il fascismo, è l’eventualità della sua scomparsa. Si dicono progressisti, ma sono dei devoti dell’immutabile: odiano il nuovo e credono con tenacia di ferro nell’eterno ritorno delle ore più oscure della nostra storia”.

Paradossalmente l'antisemitismo, quello vero, virulento, che spinge sempre più ebrei francesi a emigrare in Israele, da un decennio a questa parte arriva dagli "anti-sionisti" delle comunità islamiche, proprio da quei settori "svantaggiati" della società protetti dalla sinistra socialista.

Il barbaro delitto di Ilan Halimi (rapito, torturato e ucciso nel 2006), gli attacchi a sinagoghe e cimiteri, fino alla strage all'Hyper Kasher di gennaio sono tutti ad opera di delinquenti e terroristi musulmani. Anche se il solo ricordarlo può costare l'accusa di islamofobia o razzismo tout court. Ed è superfluo precisare che queste situazioni travalicano i confini della Francia

All’estero ha suscitato abbastanza clamore la rivelazione sui finanziamenti che Marine ha ricevuti dalla Russia (9 milioni subito, 40 spalmati da qui alle presidenziali del 2017), ma agli elettori francesi importa poco, evidentemente. Anche perché la Francia è fondamentalmente filo-russa: Sarkozy aveva venduto alla marina di Mosca le nuove navi d’assalto anfibio Mistral (la cui consegna è stata poi annullata a causa della guerra in Ucraina) e tuttora esprime parole di comprensione, a dir poco, nei confronti del presidente russo; quanto al presidente Hollande, si è rivolto alla Russia prima ancora che alla Nato per lanciare la guerra al terrorismo dopo l’attacco subito a Parigi.

L’altro aspetto peculiare riguarda il terrorismo. La vittoria del Fn avviene dopo un anno da dimenticare, un 2015 iniziato con la prima strage di Parigi (quella al Charlie Hebdo e all’Hyper Kasher) e il massacro del venerdì 13 novembre, il vero “11 settembre della Francia”, il peggiore attentato mai subito.

In mezzo a questi due grandi colpi incassati, non bisogna poi dimenticare i micro-attentati, poi passati in fondo alla cronaca, come quello di Lione: lo jihadista fai-da-te che taglia la testa al suo datore di lavoro, la espone sulla rete di cinta dell’autostrada e poi prova a farsi esplodere nella fabbrica chimica in cui lavora. E anche il massacro al Charlie Hebdo era stato preceduto da una serie di micro-attentati, soprattutto auto e camioncini lanciati contro la folla, come a Gerusalemme, in varie città, nel pieno dell’atmosfera rilassata pre-natalizia.

La maggioranza dei francesi ha percepito chiaramente di non essere protetta, di aver subito il peggior lutto, quello del venerdì 13, a meno di un anno dalla strage di Parigi e pur dopo una serie di segnali e allarmi inequivocabili che avrebbero dovuto allarmare la sicurezza nazionale.

Anche in questo caso si è trattato di un errore attribuito alla cultura dominante dell’élite, più attenta a combattere il razzismo che non al pericolo jihadista in sé. Scrive ancora Finkielkraut che, con l’aggravarsi della crisi degli immigrati “c’è un razzista da denunciare ogni settimana, l’antirazzismo è sempre alla caccia di una nuova preda. È assurdo”. Tanto assurdo che lo hanno capito anche i francesi, votando contro i partiti tradizionali e a favore dell'unico partito che propone una lotta dura e senza compromessi al terrorismo e all'immigrazione clandestina.

Nel secondo turno, domenica prossima, il Partito Socialista, per evitare un ulteriore suicidio si é ritirato dalla competizione, Sarko ha invece dichiarato di evitare qualsiasi apparentamento, affidandosi serenamente al giudizio degli elettori.

Se anche in quel caso i francesi recheranno alle urne, la vittoria lepenista potrà avere realmente una portata rivoluzionaria. Ma allora (e solo allora) si potrà giudicare seriamente questa nuova creatura politica, in base alla politica che attuerà.

Nel 2016 in Italia si svolgeranno le elezioni amministrative in città importanti, tra cui Torino, ove la sinistra non ha fatto altro che collezionare scandali e divisioni scaturite all’interno del PD e malgoverno. C’è un mezzo sigaro toscano a palazzo Chigi che incomincia a tremare. Il vento, di solito scende dalla alpi e  nella Storia è già successo altre volte.

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Articolo pubblicato il 11/12/2015