Ilva di Taranto

La giustizia che non ti aspetti

Si contano a migliaia gli studi, le pagine scritte e i numerosi progetti di legge presentati per sveltire i processi e dare finalmente alla giustizia italiana un assetto che risponda realmente agli interessi dei cittadini e che la ponga allo stesso livello delle nazioni più progredite.

Non dimentichiamo infatti che una civiltà di diritto è la base della democrazia all’interno di ogni comunità così come lo è nelle relazioni che intercorrono fra un paese e l’altro.

Non si può dubitare che con il processo telematico si siano fatti molti progressi nell’amministrazione della giustizia e tuttavia ieri si è verificato un episodio che sembra andare ancora una volta in senso opposto.

Il processo dell’Ilva di Taranto ha subìto un arresto di carattere formale che lo ha riportato indietro di parecchi mesi ovvero all’udienza preliminare del 23 luglio 2015.

In poche parole, un errore di procedura consistente nella mancata registrazione dei nominativi dei difensori assegnati dal giudice ad alcuni imputati in sostituzione dei loro difensori di fiducia, assenti a tale udienza, ha costretto la stessa accusa ad evidenziare al magistrato il difetto formale verificatosi e la Corte d’Assise di Taranto non ha potuto fare altro che disporre la trasmissione degli atti al Tribunale di Taranto affinchè venga ripetuta la fase preliminare che dovrà esaurirsi con una nuova decisione.

Si sono così perduti mesi di attività giudiziaria che andrà rifatta per una banale leggerezza qual è quella che, con ogni probabilità, va ascritta alla disattenzione di qualche cancelliere e/o di qualche magistrato.

Nella storia della giustizia sono esistiti in passato casi di errori anche più clamorosi e per giunta, almeno in alcuni casi, non più rimediabili. Per fortuna il caso di Taranto non rientra fra questi ultimi ma pur sempre di un grave errore si tratta.

Soprattutto perchè nel processo si deve discutere di un reato inquietante come quello ambientale, con ripercussioni enormi dapprima sulla salute dei cittadini e quindi sulle attività industriali che hanno apportato danni non indifferenti alla nostra economia.

Non va neppure dimenticato che gli imputati rinviati a giudizio ammontano ad alcune decine fra cui nomi eccellenti come Nicola Riva, Fabrizio Riva, Nichi Vendola ex governatore della Puglia e Ippazio Stefano sindaco di Taranto.

La notevole perdita di tempo a cui darà luogo la reiterazione di tutte le attività giudiziarie dichiarate nulle  dalla Corte d’Assise per difetto di procedura non sono di certo un buon esempio di saggia amministrazione della giustizia, soprattutto se si pensa non solo ai costi che la ripetizione di tali atti richiede in termini economici ma anche alla possibilità che le varie fasi del processo portino a tempi futuri imprevedibili il deposito di una sentenza che tutti gli abitanti di Taranto e i dipendenti dell’Ilva e i loro famigliari attendono con ansia.

 

 

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Articolo pubblicato il 11/12/2015