Heart of the Sea, le origini di Moby Dick - Ron Howard si misura con la balena bianca

Il naufragio della baleniera Essex e le difficoltà dei sopravvissuti, la storia vera che ispirò Herman Melville in un film epico ma freddo

Anno: 2015

Titolo originale: In the Heart of the Sea

Paese: USA

Durata: 121 minuti

Genere: Drammatico, Avventura

Regia: Ron Howard

Soggetto: Nathaniel Philbrick (romanzo), Rick Jaffa, Charles Leavitt, Amanda Silver

Sceneggiatura: Charles Leavitt

Cast: Chris Hemsworth, Benjamin Walker, Cillian Murphy, Tom Holland, Brendan Gleeson, Ben Whishaw

 

Nel 1819 la baleniera americana Essex salpò dall'isola di Nantucket, Massachusetts, che nel XIX secolo era il più importante produttore di olio di balena, il combustibile più utilizzato all'epoca per l'illuminazione. La nave fu affondata da un branco di capodogli dopo pochi mesi di navigazione e i sopravvissuti rimasero alla deriva nell'Oceano Pacifico per più di novanta giorni. Questo il fatto che ispirò, almeno in parte, Herman Melville per il suo capolavoro Moby Dick, e a cui lo scrittore statunitense Nathaniel Philbrick dedicò un romanzo nel 2000, Nel cuore dell'oceano – Il naufragio della baleniera Essex, basandosi perlopiù sul diario del primo ufficiale Owen Chase.

 

Proprio da quest'ultima opera prende spunto Heart of the Sea, diretto dal premio Oscar Ron Howard, che vede un giovane e insicuro Melville (interpretato da Ben Whishaw) alla ricerca di una testimonianza diretta dall'ormai anziano Thomas Nickerson (il sempre convincente Brendan Gleeson), ultimo superstite del naufragio all'epoca mozzo tredicenne, restio a parlare degli avvenimenti che occorsero sulla Essex persino con la moglie.

Così ci troviamo a rivivere i fatti del passato attraverso gli occhi dell'ambizioso Chase (Chris Hemsworth), primo ufficiale della Essex, più capace ed esperto del capitano George Pollard (Benjamin Walker), ma non altrettanto blasonato. I continui scontri tra i due uomini, il duro e sporco lavoro dei balenieri e un'esplorazione tutto considerato sommaria dei rapporti tra i vari membri dell'equipaggio e della loro psicologia (tra cui spicca Cillian Murphy in lotta contro l'alcolismo) sono il preludio al disastro: una balena bianca e il suo branco attaccano e distruggono la nave, che affonda abbandonando con scarse provviste i pochi sopravvissuti. Contravvenendo a ogni convenzione morale pur di sopravvivere, gli uomini rimarranno in mare per mesi e mesi, mentre Chase sarà sempre più ossessionato dalla lotta contro l'enorme cetaceo.

 

La collaborazione tra regista e attore non è nuova: Howard aveva già diretto Hemsworth nell'adrenalinico Rush, cronaca della rivalità tra Niki Lauda e James Hunt, e proprio Hemsworth ha proposto l'ex attore di Happy Days per dirigere Heart of the Sea. Ne risulta un film dalle aspirazioni epiche, dove l'avventura e l'azione sono le grandi protagoniste insieme al fascino pericoloso dell'Oceano, in cui lo spettatore si sentirà per un paio d'ore scaraventato a bordo della Essex, grazie alle riprese ravvicinate e vacillanti di macchine a mano e altre fisse sul ponte, senza parlare della tecnologia sofisticata alla base degli spettacolari effetti speciali.

 

Molte sequenze sono state girate nelle Isole Canarie, come fu nel 1956 per Moby Dick di John Houston, dove Gregory Peck indossava i panni del capitano Achab. A differenza di questo e tanti libri e film in cui l'uomo si scontra con la selvaggia natura, qui la balena non è un mostro assetato di sangue, bensì un animale che tenta di vincere la sua battaglia e proteggere i suoi simili poiché attaccato e braccato dall'uomo; nelle parole di Howard, più simile a King Kong che allo Squalo di Spielberg.

 

Un cast interessante (che ha dovuto sottoporsi ad una dieta drastica e debilitante per girare le sequenze dopo il naufragio), ma la sensazione è che non venga valorizzato appieno. La regia è capace e robusta, scenografie di forte impatto visivo e fotografia plumbea rendono bene un'atmosfera tutt'altro che distensiva, e alcune originalità, come quella di inserire Melville nei panni di cronachista, ravvivano una storia che altrimenti sarebbe fin troppo conosciuta. Molte potenzialità, tuttavia lascia insoddisfatti, quasi indifferenti. Sorge spontanea una domanda: troppo budget e troppa tecnologia possono togliere anima ad un film che dovrebbe colpire soprattutto per la vicenda umana?

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Articolo pubblicato il 11/12/2015