200.mo anniversario dalla morte del dr. V. A. Gioanetti: scoprimento della lapide commemorativa e le iniziative culturali

Evento di domenica 22 novembre 2015 presso il Castello di Vinovo (TO)

Domenica 22 novembre 2015 alle ore 10 presso l’entrata del Castello di Vinovo (TO) si è svolta la cerimonia dello scoprimento della lapide commemorativa per il 200.mo anniversario dalla morte del dr. Vittorio Amedeo Gioanetti (31 ottobre 1729, Torino – 30 novembre 1815, Vinovo), scienziato, medico e chimico, inventore della famosa pasta per la fabbricazione delle porcellana omonima.

Apriva la cerimonia la prolusione ufficiale del Sindaco di Vinovo (dr. Gianfranco Guerrini), il commento introduttivo del dr. Gervasio Cambiano (storico locale) e la rappresentazione, ad integrazione di questa circostanza, di uno spaccato di vita nobiliare settecentesca da parte della dr.ssa Alessia Giorda, responsabile Servizio e Valorizzazione del Patrimonio Artistico del Museo e della Residenza Sabauda Castello di Rivoli Museo d’ Arte Contemporanea e coordinatrice del Gruppo Storico della stessa città.  [visionare la galleria immagini]

Dopo questa prima parte della cerimonia i presenti sono stati invitati a proseguire la manifestazione all’ interno dei saloni del Castello.

La voce narrante e la gestione della manifestazione stessa sono passati alla dr. ssa Alessia Giorda e ai figuranti del Gruppo Storico per rappresentare scene di vita conviviale dei ceti aristocratici nei diversi momenti della giornata. 

Pertanto con grande raffinatezza, abilità ed eleganza sono stati rappresentati questi momenti dai figuranti in costume nei diversi ambienti arredati con mobili, servizi da tavola e cibarie d’ epoca,  (salone da pranzo, salottino della toeletta mattutina, cucina, corpo di guardia, ecc.).

La voce che illustrava le scene, oltre a fornire un approfondimento storico-culturale necessario, creava nel contempo una ricostruzione dell’ atmosfera del tempo  che coinvolgeva il pubblico partecipante.

Per ultimo e come finalità della manifestazione stessa, si accedeva alla sala dedicata al dr. Vittorio Amedeo Gioanetti, con l’esposizione di una collezione privata delle porcellane dello stesso, della documentazione relativa alle regie patenti, delle stampe d’ epoca e del materiale iconografico relativo alla storia della Manifattura della porcellana di Vinovo e del Castello che la ospitava. 

Da evidenziare che la riuscita di questa meritevole manifestazione è stata esclusivamente dovuta alla partecipazione dell’ Amministrazione Comunale con la Città Metropolitana, dell’ Associazione Amici del Castello di Vinovo, della Pro Loco, del Gruppo Storico di Rivoli.

Mancava, inspiegabilmente, la presenza della comunità scientifica a completare  la manifestazione in oggetto.

Il dr. Vittorio Amedeo Gioanetti, uno degli scienziati fondatori della nascente chimica moderna di fine settecento, ha realizzato una porcellana eccezionale, praticamente priva di quel “caolino” [caolinite - silicato idrato di alluminio – Al2Si2O5(OH)4] che invece aveva caratterizzato la nascita della porcellana europea del primo settecento (manifatture di Meissen, Sèvres, Nymphenburg, Hochst, Vienna, Capodimonte, Vezzi-Venezia, Doccia, ecc.).

Infatti delle ampie ricerche del dr. Vittorio Amedeo Gioanetti sulle terre piemontesi adatte alla produzione di maioliche e porcellane rimane, unica traccia, un inventario di 21 terre, argille e quarzi, comunicato da lui all’ amico conte Giuseppe Ignazio Ghiliossi di Lemie e da questi trascritto nell’ elogio funebre [Elogio del professore di medicina Vittorio Amedeo Gioanetti approvato dalla Regia Società agraria nell’ adunanza 13 aprile 1818, Torino 1818] (segue un estratto):

 

Non sarebbe pertanto senza importanza, per chi volesse far rivivere la industria del Gioanetti, avere la certezza della natura dei materiali magnesiferi

di cui Egli faceva uso per introdurre la magnesia nella sua porcellana.

li fatto asserito dal Brogniart, che il saggio a lui inviato dallo stesso Gioanetti della porcellana di Vinovo si dimostrasse facile a fondersi, contrariamente

all'opinione generale che la porcellana di Vinovo fosse resistentissima alle elevate temperature, potrebbe quindi, secondo il Sobrero, essere spiegato dalla non costante natura delle terre impiegate dal Gioanetti, supposto che egli adoperasse ora il silicato, ora il carbonato di magnesia, materie che si incontrano nella stessa regione di Baldissero e che forse promiscuamente si raccoglievano e si portavano all'officina.

 

Ciò ammettendo, dice l’illustre chimico, si spiegherebbe perché il prodotto dell'industria di Vinovo non riuscisse sempre colle medesime qualità e si

dimostrasse ora più, ora meno refrattario.

Il Guareschi aggiunge (loc. cit.) che il Gioanetti operava empiricamente non conoscendo bene la composizione del materiale che usava.

 

Nel 1873 si impiantò a Torino da Prelaz e Richard una fabbrica di porcellana ordinaria, per la quale il caolino si traeva da Borgomanero, da Valduggia (Sesia), l’argilla da Mondovi ecc., il feldspato da Cumiana, il quarzo e la magnesite da Castellamonte.

 

Notisi, osserva il Guareschi, che benché il Gioanetti, comunicasse al Ghiliossi e al Brogniart quale fosse il materiale che impiegava per la sua porcellana,

che egli tacque sempre le molte avvertenze necessarie in questo lavoro, perché non desiderava che altri se ne giovasse trattandosi non di cosa

scientifica, ma industriale.

 

Tra i vari componenti della sua porcellana il Gioanetti usava la terra che scavavasi a Baldissero nel Canavese e che dai chimici di allora, e anche

dal Gioanetti, si considerava come un'argilla nativa purissima, ma che il distinto chimico piemontese il Giobert, riconobbe essere un minerale di magnesio che si chiamava magnesite e che ora dicesi in onore del Giobert stesso Giobertite. Come adunque il Gioanetti fabbricasse la sua porcellana non

e ben noto (Guareschi).

 

Considerando le difficolta che potrebbe incontrare chi volesse consultare l’ Elogio del Medico Collegiato Vittorio Amedeo Gioanetti  scritto dal suo amico il conte G. Ignazio Ghiliossi di Lemie, credo interessante ed utile cosa riferire qui, per esterno, le osservazioni che il Gioanetti stesso affidava manoscritte al suo amico. Esse hanno riguardo alle terre del Piemonte da lui impiegate nella

fabbrica delle celebrate porcellane di Vinovo; e possono quindi essere praticamente utili a chi per caso intendesse sulle traccie del nostro chimico

ritentare la prova e riconquistare il successo di fabbricazione e di composizione della porcellana che aveva arriso al Gioanetti.

 

Sarà sempre mirabile per il Gioanetti, che egli da se solo, senza l'aiuto di alcuno, ricercò, scielse, esperimentò, e mise in opera le sole nostre

argille, e terre del Piemonte; e per la fabbrica della porcellana, e per la costruzione dei forni, e per i differenti colori. Tutti i lavori di sua manifattura

erano accreditati e presso noi, e presso il forestiere, ed il Governo, i Scienziati, e gli amici avranno sempre a compiangere, che e di esse, e di tante altre sue scoperte, e lumi non abbia lasciata veruna memoria salvo la pubblicata analisi

sulla maggior parte delle acque del Ducato d’Aosta.

 

Questo sistema del Gioanetti di ritenere con se le sue scientifiche cognizioni rende più preziosa la inedita descrizione delle argille, ed altre terre del Piemonte, di cui mi ha fatto dono. Sara sempre caro al mio cuore questo raro contrassegno di sua particolare propensione a mia persona. Come

credo di fare cosa grata agli intelligenti, e di concorrere ad accrescere lode alle ingegnose ricerche dell’autore col pubblicarla.

 

I. Argilla di Lozolo, distante da Gattinara

miglia due, assai quarzosa, ed atta a fabbricare

forni e vasi da resistere ad un gran fuoco.

 

2. Argilla di Lozolo d’altro cavo nuovo non

ancora stata impiegata in alcun lavoro, che pero

trovandosi più grassa del n. I trovasi più maneggievole,

e può supplire agli stessi usi, massimamente

combinandola colla prima.

 

3. Terra bianca di Villa di Castelletto in

vicinanza di Gattinara. Questa e una terra veramente

bianca e dotata di figura spatica: ma siccome

rifiuta l’acqua, trovasi destituita di ogni coesione,

ed il trasporto da costi costerebbe troppo. Non se

ne sono maggiormente investigate le sue qualità.

 

4. Argilla di Valdengo. Questa terra essendo

assai apira, e grassa può servire non solo a far

materiali, e vasi da resistere ad un gran fuoco ; ma

eziandio può farsene uso per li folloni.

 

5. Argilla di Poca-Paglia, poco buona per

formare materiali e vasi da resistere al gran fuoco

per essere troppo fusibile ; ha di particolare, che

al gran fuoco acquista il triplo del suo volume,

diviene tutta cellulosa, fa fuoco percossa coll’ acciaio.

siccome fanno tutte le altre argille trattate

nello stesso modo, e galleggia sull’acqua ugual

mente, e forse anche meglio del sughero : cosa

assai mirabile, e che può rendersi di qualche

buon uso.

 

6. Terra bianca di Giaveno, assai magra,

fusibile, e risultante da quarzo e spato decomposti,

serve ai tuppinaj per dare il bianco sotto la

vernice, come anche per dare corpo alle porcellane,

e formare la vernice.

 

7. Argilla di Cumiana (*) serve per gli stessi

usi, che l’argilla di Valdengo descritta al n. 4;

trovasi però meno apira e più colorita della medesima

per far vasellami.

 

(*) La uscita al fuori stato delle terre di Cumiana e di

Piossasco (fu vietata dal Duca Emanuele Filiberto con suo ordine

del 18 di agosto 1570.

 

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Pertanto questo fatto posiziona la porcellana di Vinovo come una sfida “arcanista” per l’epoca ed un “unicum” artistico-tecnico-scientifico, riconosciuto attualmente in tutte le aste internazionali di antiquariato.

Amareggia la constatazione che mentre all’ estero la porcellana di Vinovo e la figura e l’ ingegno del dr. V. A. Gioanetti, sono conosciuti ed apprezzati, tutto questo a casa nostra passa praticamente nell’ indifferenza generale, confermando un degrado culturale autolesivo, irrecuperabile e la vocazione alla rimozione della valorizzazione della propria storia.

Il “curriculum” scientifico del dr. Vittorio  Amedeo Gioanetti è ricco di scoperte  e di realizzazioni tecnico-scientifiche importanti, riconosciute dai grandi studiosi suoi contemporanei (L. B. Guyton de Morveau, Antoine-Laurent de Lavoiser, A. F. de Fourcroy, ecc.).

Rimando pertanto, per un approfondimento di queste conoscenze, all’ articolo “ Vittorio Amedeo Gioanetti: bicentenario della morte di un grande scienziato torinese” pubblicato (Prima e Seconda parte rispettivamente il 5 e 6 settembre 2015) sul Civico 20 News.

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Articolo pubblicato il 09/12/2015