Qual’è il nemico più insidioso dell’Occidente? Il laicismo o l’Islam?

Considerazioni scaturite in seguito ai provvedimenti settari di presidi e insegnanti

Tutto l’Occidente postcristiano è percorso da un fremito pacifista: oscurare i simboli delle proprie radici culturali e religiose per compiacere gli “altri”.  Nel caso specifico Natale e presepe offenderebbero gli islamici.

Rifat Aripen, coordinatore delle associazioni islamiche nel Lazio, è una delle tantissime voci musulmane che confutano questo inganno. “È sbagliato vietare a scuola i canti religiosi del Natale. In Bangladesh noi musulmani siamo il 90% della popolazione, ma il 25 dicembre è festa nazionale. L’Islam non si oppone alle feste tradizionali delle altre religioni e predica massimo rispetto per il cristianesimo e l’ebraismo. Per noi non c’è nulla di male nei canti natalizi in classe.

Il Natale è “simbolo di una civiltà prima che di una religione. In Italia e in Europa la civiltà cristiana ha radici profonde che vanno rispettate e negarle significa non conoscere la storia e chiudere gli occhi davanti alla realtà” (La Stampa, 29.11.2015).

Un cristiano, o semplicemente una persona di buon senso, non poteva dire di meglio. E non sarà certo un caso che in tutta Europa nessuna voce islamica si è mai levata a chiedere l’eliminazione del Natale o del presepe. Ma anche monsignor Nunzio Galantino segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, critica “la scelta di chi, per ‘rispettare’ altre tradizioni o confessioni religiose, pensa di cancellare il Natale o di camuffarlo scadendo nel ridicolo” (Vita pastorale,30.11.2015).

Ridicolo sì! Che senso ha festeggiare il Natale ignorando Chi nasce e riducendo tutto ad una “festa invernale” in salsa giacobina o newage?

Ma il tentativo ritorna ogni anno. Spariscono o vengono “adeguati” i canti, i presepi, le poesie e diminuisce quella dolcezza, quella pace che inondava le strade, le case e i cuori per la nascita del Principe della pace.

E per un dirigente scolastico o un sindaco che escono alla scoperto, quanti agiscono in sordina? Il problema in verità non viene creato da chi ha altre fedi religiose, ma da quei laicisti che non ne hanno affatto e usano come alibi il rispetto dei non-cristiani e la paura degli attentati terroristici.

In realtà l’offensiva alle radici cristiane dell’Europa, che Giovanni Paolo II denunciava già nel 1980, radici culturali ancor più che religiose, parte da quella “peste della età nostra,  il cosìddetto laicismo coi suoi errori e i suoi empi incentivi (Pio XI, Quas Primas), condannato in quell’enciclica già dal 1925.

Esso tende a costruire quella dittatura del relativismo che, negando le radici, vuole costruire un mondo senza valori, dove tutto è relativo al capriccio del singolo e chi non è d’accordo va colpito e tacitato in tutti modi. E la fede religiosa (non solo quella cristiana)? Va ridotta ad una fatto privatissimo senza impatto nella vita pubblica; in attesa che si estingua del tutto. E’ una strategia vecchia di secoli.

Nascono così le leggi contro la vita, la famiglia, la libera educazione dei figli e di pari passo procede la persecuzione contro i credenti. Per i giovani? Sesso, droga e consumismo.

Per le famiglie? Il divorzio, il gender e il disincentivo alla natalità. Contro la vita? L’aborto, l’eutanasia e l’utero in affitto. Per chi crede in una vita sovrannaturale? La riduzione della fede ad un dato privatistico con l’esclusione di ogni riferimento nella vita pubblica, la lotta alle tradizioni religiose e la persecuzione giudiziaria dei credenti.

E’ un processo che parte da lontano, almeno dalla rivoluzione francese.

Il dramma dell’Occidente postcristiano sta nell’aver rovesciato la prospettiva natalizia del Dio che si fa Uomo, in quella prometeica, dell’uomo che pretende di farsi Dio e scrivere le regole del bene (il proprio capriccio) e del male (la Verità, dall’ Altro creata, alla quale egli deve attenersi per la sua felicità). Erode tentò di cancellare la Verità che veniva nel mondo nel modo che sappiamo: uccise gli innocenti dopo avere ucciso in sé stesso l’innocenza. Ma non vinse! Mentre i nuovi Erode tentano di abolire la presenza di quel Bambino dalla vita pubblica, tanti uomini semplici (musulmani compresi)  si indignano in tutta Europa.

E così, quei tentativi diventano l’occasione di una riflessione ed un’azione coerente che reinserisca la dimensione del sacro nella vita pubblica, unico modo per garantire il rispetto della persona sulla base di una corretta antropologia naturale e la pace fra le fedi religiose. Ai cristiani l’onere e l’onore di porsi all’avanguardia di questa difficile, urgente ed esaltante impresa.

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Articolo pubblicato il 08/12/2015