«Erdogan compra petrolio da Isis». Mosca mostra prove inconfutabili

I vertici militari russi accusano: «Il presidente turco e la famiglia coinvolti nel traffico di greggio, individuate 3 rotte, 2 miliardi di introiti». Ankara: «Nessuno può calunniarci»

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e la sua famiglia sono coinvolti nel traffico di petrolio della Turchia con lo Stato islamico». La dichiarazione arriva da funzionari del ministero della Difesa russo che parlando a un evento a Mosca hanno lanciato nuove accuse al governo di Erdogan, dopo l’abbattimento del jet russo al confine tra la Siria e la Turchia (la Russia è intervenuta militarmente in Siria dagli inizi di settembre).


Il tutto mentre Erdogan sembra voler smorzare le polemiche. «Nessuno ha il diritto di calunniare », ha dichiarato il presidente turco che si è detto anche pronto alle dimissioni nel caso in cui le accuse dovessero dimostrarsi vere. Erdogan ha poi anche ribadito di non voler un ulteriore peggioramento delle relazioni con Mosca.


Le prove «inconfutabili»

La Russia sostiene dunque di aver scoperto tre percorsi attraverso i quali il petrolio dell’Isis giunge in Turchia. «Sono state individuate - ha detto il vice capo di Stato maggiore russo, Serghiei Rudskoi, durante un vertice delle autorità militari - tre rotte principali per il trasporto del petrolio verso il territorio turco dalle zone controllate dalle formazioni dei banditi in Siria e in Iraq». 


Secondo Rudskoi, ci sarebbero una rotta occidentale che porta agli scali marittimi turchi sul Mediterraneo, una rotta settentrionale che conduce alla raffineria di Patma, in territorio turco, e una rotta orientale che porta a una grande base nella cittadina di Zhizdra. Parte del petrolio dell’Isis che arriva in Turchia sarebbe destinata al mercato interno e parte è venduta all’estero per la raffinazione.


«Il principale consumatore di questo petrolio rubato a suoi legittimi proprietari, la Siria e l’Irak, si svela essere la Turchia. Dopo le informazioni ottenute, la classe dirigente politica, fra cui il presidente Erdogan e la sua famiglia, risulta implicata in questo commercio illegale», ha dichiarato il ministro in conferenza stampa. Quest’ultima, per la prima volta, era aperta anche ai giornalisti stranieri.


Gli «orribili» crimini

«Gli introiti derivati dalla vendita di petrolio, circa 2 miliardi di dollari, è una delle più importanti fonti di finanziamento delle attività terroristiche in Siria», ha aggiunto il ministro della difesa Antonov. «Quelle a nostra disposizione sono solo una parte delle informazioni sugli «orribili crimini commessi dai funzionari turchi, che finanziano direttamente il terrorismo internazionale. Antonov ha negato che l’obiettivo di queste accuse siano le dimissioni di Erdogan. «Il nostro obiettivo - ha affermato - è la lotta congiunta contro i finanziamenti al terrorismo».

Ma le accuse non si sono fermate qui: «Il cinismo del governo turco è senza limite», ha sottolineato Antonov che ha chiesto ai giornalisti presenti «Non ponete domande sul fatto che i figli del presidente turco si rivelano essere i dirigenti di una delle principali compagnie energetiche e che uno dei figli è stato nominato ministro dell'Energia?


Quale meravigliosa impresa famigliare!», ha commentato riferendosi alla recente nomina al posto di ministro dell'Energia del genero del presidente turco, Berat Albayark. Si tratta della prima volta che Mosca cita il presidente turco e il suo entourage per accusare Ankara, che ha abbattuto il 24 novembre un aereo militare russo, provocando una crisi senza precedenti con la Russia.


I rapporti Erdogan-Putin

Da parte sua Erdogan sembra voler smorzare le polemiche. «Non ho perso i miei valori a tal punto di comprare petrolio da una organizzazione terroristica», ha dichiarato. E, parlando con i giornalisti delle bordate del Cremlino sull'aereo diretto in Qatar per una visita, ricorda: «Un tempo le dichiarazioni di Vladimir Putin su di me riguardavano sempre il mio coraggio e la mia audacia».


Fonte: corriere.it

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Articolo pubblicato il 02/12/2015