Fede, speranza, misericordia e crudeltà

Il via del Giubileo dopo le stragi di Parigi, le incertezze europee e le minacce indirizzate a Roma

Dopo il sangue di Parigi, dopo la caccia ancora in corso, dopo le falle di un Europa disunita, dopo che il Belgio si è bloccato nelle sue paure, dopo che, nel triangolo infernale tra Siria Iraq e Turchia, nel tutti contro tutti, precipita il jet russo centrato da oscuri disegni e prove di forza, mentre il mondo rischia grosso, Papa Francesco è partito per il centro dell'Africa nera.

Il Pontefice è in pericolo, lo sa, scherza e va lo stesso, uomo nuovo sul panorama del mondo. A confronto, gli altri grandi della terra, sembrano piccoli e isterici adolescenti viziati. Il pontefice vola a portare un messaggio di pace in un contesto che rischia il genocidio a causa di un solito pretesto: musulmani contro i cristiani. Allah contro Dio?! Riciclato imbroglio del male che fa sempre breccia nell'esaltata ignoranza delle masse.

La religione non c'entra, l'etimologia della parola significa: unire, trattare con devozione, con cura. Altra cosa è: fede. Tra i suoi derivati è: "infedele". Le parole hanno un senso, così come connivenza. Nel covo di Molembeek, alias "Belgistan", nessuno ha denunciato il progetto assassino. Come distinguere adesso il musulmano buono da quello nocivo? E il tempo c'è?

Mentre qui si indugia sulle buone parole del Corano, i cattivi ridono di noi e le ragazze con il velo abbandonano le aule di Varese nel momento del cordoglio e del silenzio.

Dopo gli eventi che hanno ricacciato la nostra civiltà tra le mura di casa a meditare paure, dopo le polemiche, dopo i social network e i talkshow infarciti di fesserie, dopo gli inni e le bandiere, le dichiarazioni, le opinioni, dopo i funerali, i fiori nelle piazze e le bombe sul califfato, è tempo di qualche scomoda realtà.

Realtà è che, mentre il 17 novembre, negli stadi di mezza Europa il cordoglio ha unito le tifoserie al canto de "La marsigliese", a Istanbul, prima della partita Turchia - Grecia, nel minuto di silenzio dedicato alla strage di Parigi, dalle curve è partito il coro del razzismo integralista che ha spezzato l'aria al grido: "Allah è grande!" Sfacciato telegramma indirizzato ad occidente.

Qui il dubbio s'insinua, il desiderio di sbagliarsi si infrange su segnali che risvegliano il sospetto, seppur controvoglia, ritrovando un sopito coraggio di pensare. Troppe cose risuonano stonate, fluida e sfuggente ogni verità.

Ascolto un’interessante intervista radiofonica a Romano Prodi: illumina sulle tensioni tra Russia e Turchia. Da una parte una stanca superpotenza che vuol tornare tale, dall'altra, i resti di un impero che, dopo aver scalzato quello bizantino, ha dominato mezzo mondo per 700 anni; anch'esso è in vena di riprendere il suo spazio. Il professore parla con tono preoccupato: soffiano venti di un'altra grande guerra.

Ai confini dei giochi di forza tra lo zar russo e il nuovo sultano, in un fazzoletto di mondo: petrolio, interessi e troppe etnie monoteistiche a reclamare la stessa sabbia, ora in mano al califfato jihadista. Sabbia da sempre intrisa di sangue in quel sacro ombelico del mondo; territorio senza pace.

La storia custodisce le origini delle verità: i confini dell'impero ottomano e la sua definitiva caduta in seguito alle vicende della prima guerra mondiale, e la lottizzazione dei vinti da parte di Francia e Inghilterra; ingordi infedeli, colonialisti imbroglioni. Le litigiose primavere arabe stanno lavorando per ricostruire la gloria del vecchio impero?

Mentre la quotidianità europea è ancora scossa, tra le rughe e le parole che indugiano tra i denti della gente, la paura si fa forza con la voglia di normalità, ma gli allarmi si susseguono, gli aerei non decollano, si alzano i livelli di allerta, il trattato di Schengen traballa, Junker ammonisce: l'euro è a rischio.

Niente sarà più come prima; sono bastati pochi, maledetti attentati.

Il terrorismo non è compreso in alcun testo sacro, ma c’è. È forte, è furbo, da tempo ospitato tra le molli braccia accoglienti della vecchia Europa e delle sue città cosmopolite nelle quali è lecito praticare qualsiasi fede senza rischiare nulla. Sembrava che niente dovesse far così tanto male qui da noi. Invece no.

Il diavolo nero arruola con facilità nelle periferie, affascina i giovani senza futuro, addestra e indottrina la giovane ignoranza e ne risveglia la crudeltà latente. Un AK 47, al mercato balcanico si compra con € 1000, si piega il manico, sta dentro uno zainetto di un giovane che abita in qualche porta accanto. Certe guerre non finiscono mai e il nome degli dei a cui donare l'anima sono sempre gli stessi.

Il dissociarsi in massa sarebbe stato già un bel gesto, invece.... Le manifestazioni degli italici musulmani, simpatizzanti compresi, hanno contato qualche centinaio di elementi e niente più. Pare che farsi vedere in tv avrebbe potuto scatenare ritorsioni sui familiari vicini e lontani.

Per me, dal cuore tollerante e pacifista, tutto questo basta e avanza. Non è importante quanti tifosi turchi abbiano spezzato il silenzio con il coro e quanti no; erano abbastanza. È stato un bel segnale di quanto la massa moderata non sia così distante da quel concetto di "Jihad" che, all'estremo suo significato, esorta alla conquista.

In questo scenario tutt'altro che misericordioso, le parole del Santo Padre che invitano a non avere paura, sono coerenti con i principi cristiani tramandati dal Vangelo, nei quali mi riconosco e ne sono fiero. Ma chiamare a raccolta nel nome della misericordia, oggi è una scelta che offre il petto al volto famelico del male.

Sperando che torni in buona forma dal suo pacifico safari, Papa Francesco è di sicuro un Santo Padre eccezionale. E che Giubileo romano dunque sia, raduni le folle, illumini  lo spirito del popolo cristiano e di ogni religione, ma il rischio è importante, anche se probabilmente, nulla accadrà. Il terrorismo è subdolo e intelligente. Non colpisce laddove ci si aspetta, attende paziente.

Seppur Santo, un anno è lungo. Pregando Iddio che nulla di serio accada, se durante il Giubileo, i carnefici del califfato mantenessero le promesse, ai familiari in lacrime, sarà sufficiente una benedizione dall'alto del balcone? Ricordiamoci di pregare per papa Bergoglio, che non lo debba fare.

In quanto a noi, italici cristiani, rinunciare al vivere quotidiano e disertare il Giubileo sarebbe un segno di resa, per poi farsi crescere la barba e studiare la sharia. "Alzare il livello di guardia" come annunciato dal nostro ridicolo "staff dirigenziale" è però ben misera cosa.

È tempo di Risorgimento, tornare ad essere uno Stato governato da "statisti", smettere di far propaganda in tweet e reagire nel silenzio, cercando di rialzare la testa e ripulire almeno la nostra vecchia terra.

È un dovere verso i nostri padri e un impegno per i nostri figli: agire con orgoglio e severità, anziché espellere i quattro marocchini che diffondevano terribile materiale jihadista, poiché considerati "non troppo pericolosi"….! Che il buon Dio ci aiuti, almeno lui! Nell'attesa di leggi, prefetti e magistrati un po' più consapevoli e attenti; almeno loro!

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 27/11/2015