Madonna: "Rebel Heart Tour" live in Turin

Ciao Torino, siete pronti? Siete già caldi? Bene, anch’ìo!” (con l’accento rigorosamente sulla “i”): sono passati quasi trent’anni…

Torino, Stadio Comunale, 4 settembre 1987, unica data italiana del “Who’s that Girl Tour”, il primo vero giro mondiale di concerti affrontato da Maria Luisa Veronica: arena esaurita e 65.000 persone in delirio.

La “Regina del Pop”, ci riprova il 13 luglio 1990 con il “Blonde Ambition Tour”: il nuovissimo e costosissimo “Stadio delle Alpi”, quella sera era mezzo pieno o mezzo vuoto, a seconda dei punti di vista, grazie anche e soprattutto alle migliaia di biglietti elargiti gratuitamente dal promoter David Zard, addirittura poche ore prima del concerto: 40.000 presenti di cui, come detto, ben pochi paganti, relativamente “caldi”.

Visto che non c’è due senza tre, la signora di Bay City torna nella nostra città con il “Rebel Heart Tour”: tre concerti che rappresentano l’unica tappa italiana, esauriti da tempo.

L’attesa è palpabile, nonostante lo sgomento per i recenti fatti di Parigi e lo sfinimento provocato dai controlli di sicurezza, e viene premiata poco dopo le 22.00 con l’urlo: “Torino, are you ready?”.

Partono le note di “Iconic” ed è subito show, in perfetto “stile Madonna”: la musica che fa da sottofondo a video di back-drop, balletti, cambi d’abito, gabbie che scendono dall’alto, croci che diventano pali di lap-dance, laser, fumi e quant’altro, per la serie “tutto quanto fa spettacolo”.

Il rosso è il colore dominante dei costumi e delle luci, un colore caldo e sensuale, adattissimo alle ormai consuete provocazioni ed ai doppi sensi a cui ci ha abituato la cantante americana nel corso degli anni: suore seminude, preti playboy, battute pesanti in un italiano maccheronico sul sesso.

La scaletta è un andirvieni continuo tra presente e passato, con un occhio di riguardo all’ultimo lavoro discografico, dove si segnalano “Who’s that girl” in versione acustica, “True blue” suonata con l’ukulele, “Deeper and Deeper” davvero trascinante, “La isla bonita” che interpreta vestita da torero, “Don’t tell me” proposta “a cappella” e il mini-medley “Dress you up – Into the groove”, quest’ultima da me personalmente attesa ed apprezzata, per una lunga serie di motivi e comunque sempre “pruriginosa”.

Chiude lo spettacolo, poco dopo la mezzanotte, “Holyday” che riporta buona parte del pubblico ai “mitici” anni ’80.

Note dolenti, l’interpretazione non proprio irrefutabile di “La vie en rose” (dedicata non alle vittime del Bataclan, ma alla “big salsiccia” di un certo Gianluca pescato fra il pubblico), “Like a Virgin” completamente riarrangiata e completamente stonata e la mancata esecuzione di “Like a prayer”, forse il brano più atteso.

Maria Luisa Veronica ci ha regalato comunque un grande happening, definirlo “concerto” sarebbe senza dubbio riduttivo, dove per l’ennesima volta ha dimostrato come sappia (anche) cantare dal vivo: uno show ipertecnologico, organizzato nei minimi dettagli e sincronizzato al millesimo di secondo, una via di mezzo fra le Cirque du Soleil e Broadway…forse anche troppo, visto che ho avuto la netta impressione che buona parte del pubblico, quello più “vintage”, tra cui chi scrive, avrebbe probabilmente preferito qualche “hit” in più e qualche balletto in meno.

In poche parole, l’essenza di Madonna: Ancorauna “material girl” ormai cresciuta ma ancora in perfetta forma, figlia prediletta dello show-biz che l’ha fatta diventare l’icona, il simbolo assoluto di un periodo storico.


Stay always tuned !!!

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Articolo pubblicato il 21/11/2015