La vile ignoranza della barbarie, la forza della società civile
Parigi N°2 Alex Srt

La Francia chiama a raccolta l'orgoglio di un'Europa dormiente e disunita.

Gli attentati di Parigi hanno portato orrore trucidando inoffensiva gente normale, colpevole unicamente di appartenere alla  razza "europea", a un popolo unico ormai che, nel bene e nel male, dopo due terribili conflitti mondiali, da 70 anni abita una terra di convivenza e pace.

Gli attentati di Parigi hanno inorridito le coscienze, straziando il cuore e la mente degli uomini di buona volontà, di tutti coloro che sanno quanto l'essenza di ogni religione, in questa mattanza di ragazzi giustiziati con un colpo in testa, in teoria, non c'entri niente. Eppure non è così. È al grido: "Allah è grande!" Che ragazzi anch'essi hanno premuto il grilletto o si sono fatti saltare come petardi assassini.

Il complesso progetto che si sta sviluppando sotto il segno sinistro dell’ISIS fa rabbrividire il pensiero di ogni modesto intellettuale. Chiunque possieda una generica conoscenza della storia e segua la strada di un libero pensiero, sa quanto la religione sia un pretesto, tanto nei conflitti che stanno bruciando il medio oriente, quanto in ciò che sta accadendo, e ancora accadrà, in qualche angolo delle nostre città.

Mentre a Parigi si è consumata l’atroce certezza della morte, chi scrive è stupefatto dalle dialettiche che si intrecciano sul grande megafono del Web e dei social network. C'è chi indignato chiama vendetta, qualcun altro quasi giustifica il gesto come risposta alla politica francese, altri indugiano tra il musulmano buono e quello che non rispetta il Corano, mentre la tv aggiorna  la caccia all'uomo e aumenta l'audience con talk show infarciti di immagini dure, tardive rivelazioni e improvvisate sciocchezze.

Leggendo tra le righe di chi vuole avere la verità in tasca, in molti casi trasuda un'affrettata presa di posizione figlia anch'essa della poca conoscenza. Non è colpa dei ragazzi crivellati all'interno di un teatro se chi gli ha sparato in faccia ne sa poco del Nazareno, di Maometto e del petrolio che fa gola ai califfi che lo hanno educato, ma è accaduto lo stesso.

Non è più il tempo di filosofeggiare sulle responsabilità dell'uomo occidentale. La storia del mondo non è mai stata tramandata come molto gentile. Guerre e stragi sono sempre state pilotate nel nome della fede, di un giusto ideale, innescate dai famelici e oscuri signori del male.

L'odierna tecnologia consente di manipolare le menti anche a grande distanza e divulgare facilmente il germe dell'ignoranza storica, quindi religiosa. È la nuova arma della propaganda, un dio mediatico e virtuale capace di innescare quella misteriosa crudeltà latente che da sempre contraddistingue il genere umano. Gli adepti credono, obbediscono, combattono, uccidono.

Negare che questa è guerra comunque dichiarata, impantanandosi in rugginose antitesi ideologiche significa aver perso in partenza e spianare la strada di chi pilota la mano assassina e l'ignoranza religiosa.

È da codesta ignoranza, madre di tutte le guerre consumate al grido: "dio è con noi" che dobbiamo difendere la parte migliore di noi, europei non privi di colpe, ma che ci presentiamo al mondo figli di una lunga storia. Europei predoni, occidentali ingordi e mascalzoni, ma anche poeti, maestri d'arte, fabbri di cultura, di bel canto e musica classica, della bella architettura, e soprattutto: oggi finalmente maturi popoli aperti ad una "cristiana" convivenza.

Non ci sono più confini, le nostre città sono casa per tutti, tolleranti porti d'approdo per pace, arte, cultura e convivenza; luoghi dischiusi a ogni culto e religione senza rischio di persecuzione o violenza. È un esempio di civiltà e di appartenenza unico al mondo. Un'Europa che in cambio chiede di essere rispettata come è stata cercata e trovata. Invece no.

Colpire Parigi è stato come colpire l'Europa intera nella sua essenza più nobile, generosa, accogliente e gentile.

Barbari senza Dio ammaestrati da subdoli califfi hanno giurato morte e conversione a migliori… abitudini?! Nelle periferie di Londra, di Parigi, di Bruxelles, di Berlino, nessun nativo osa addentrarsi ormai. La trappola è pronta, è stata fin troppo facile da confezionare. Sarà difficile da smantellare.

Scartabellare le sure del Corano, in questo momento non porta giovamento. Nessuno discute il suo bravo insegnamento, ma il Vangelo non è da meno. "Jihad" però, è un termine dai molti significati, valutare adesso è tempo perso. L'ignoranza assassina si mescola tra noi, servono risposte.

Una prima risposta, immensa e civile, è già avvenuta. È la toccante  solidarietà popolare che ha deposto i fiori sul luogo dell'Olocausto, è il pianista che ha suonato "Imagine", è la struggente voce di Edith Piaf su tutti i canali. L'altra, l'ipotetica guerra già dichiarata suona stonata, raccontata ai quattro venti dal telegiornale.

L'orgoglio della marsigliese chiama ad unire le forze e ripulire in silenzio le nostre città senza applicare sconti, difendendo la nostra cultura, obiettivo di conquista per diavoli a mezzaluna senza cuore né cervello.

Le comunità islamiche temono e si dissociano. "Terrorista" è un termine che non è riportato da alcun testo sacro, denunciarlo è d'obbligo in questo contesto. Chi non lo fa tradisce ogni pacifica intenzione ed è a sua volta complice, a mio avviso ben più che indesiderato. Basta un numero verde in questo mondo di telefonia.

Proteggere ciò che i nostri padri hanno lasciato è un imperativo segnale di compatta civiltà. Indugiare vuol dire esser pronti per la schiavitù, la conoscenza della storia ce lo insegna.

Perdersi in molli teorie e polemiche faziosità equivale ad essere complici dell'ignoranza indottrinata che ci sta attaccando, qualsiasi essa sia. E che il giusto Dio sia con noi, perché purtroppo vi sono gli estremi per una lunga, imprevedibile, triste, nuova pagina di storia.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 17/11/2015