I fatti di Parigi fra dolore e perplessità
Immagine tratta da mondotivu

Le impressioni di Marino Bertolino

Egregio Direttore,

se nella Francia che non tollera gli immigrati clandestini sono avvenuti delle grave azioni terroristiche a danno di persone inermi, cosa può succedere in Italia dove i clandestini sono tanti e incontrollati?

Questa è la questione su cui politici e benpensanti dovrebbero ragionare. 

E se il nostro Paese fosse una "base logistica" per i teroristi islamici che non dev'essere disturbata o colpita? 

Oriana Fallaci parlava di EURABIA, e forse la sua profezia si sta avverando!!

 

                                                                                    Marino Bertolino

 

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Carissimo lettore, 

le Sue perplessità sono legittime ed i fatti accaduti a Parigi ne sono la triste ed innegabile conferma.

Purtroppo, e lo affermo con puro rammarico tricolore, le contromisure a qualsiasi fenomeno negativo vanno prese prima che il danno diventi irreparabile.

Ed è inutile cercare la causa di ciò che avviene innescando il terribile gioco delle responsabilità, cosa che peraltro la classe politica di governo gestisce con rara proprietà interpretativa.

Ciò che Lei pone come quesito "raccapricciante" sulla sicurezza italiana sarebbe già da solo motivo per intervenire capillarmente impegnando tutte le forze, economiche e umane, per identificare e colpire ogni realtà negativa, ogni possibile cellula "creativa" dei portatori di morte.

Ma poi apprendiamo che esiste chi è stato aiutato e sostenuto dai servizi sociali ed ha tramutato l'aiuto nella costituzione di una base d'appoggio, senza costo, da cui poter operare nella realizzazione del progetto criminoso che è il reclutamento dei futuri martiri della guerra santa (?!?!?!).

Facciamo perciò fatica a dimostrare fiducia verso coloro che, seduti comodamente sugli scranni di governo, sono prodighi nella proliferazione di proclami che lasciano il tempo che trovano protetti dal peggior nemico del popolo: il segreto di stato.

Oriana Fallaci spaziava nella profondità delle riflessioni che entravano in rotta di collisione con chi negava, e tuttora nega, il pericolo di integrazione degli italiani nelle nuove realtà sempre più potenti ed arroganti accolte con tutti gli onori senza neppure porsi il problema delle difficoltà cui sarebbe andata incontro la "popolazione indigena". 

Non vorrei, e voglio essere caustico, che io e gli altri "indigeni" venissimo un giorno confinati come accadde agli indiani d'America, vera identità continentale scomoda ai mestieranti della colonnizzazione.

Già perchè, se ripercorriamo la storia e checchè se ne dica, dopo la caduta dell'Impero romano d'occidente siamo sempre stati una colonia passando da un dominio straniero all'altro.

Ed oggi siamo di nuovo di fronte a questo pericolo; l'unico rammarico è il pensiero che va ai veri martiri, quelli che hanno ridato la libertà a costo della propria vita.

Quella stessa libertà che si fa digiorno in giorno sempre più fragile.



 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 17/11/2015