Parigi: emergenza sanitaria dopo gli attacchi terroristici

Un gravoso carico di lavoro repentino che deve essere affrontato senza indecisioni dagli ospedali della città

Immediatamente dopo i noti tragici eventi occorsi a Parigi, superati i primi inevitabili minuti di caos e confusione, sono scattate le misure di emergenza  per fronteggiare una situazione che, fin da subito, appariva drammatica. Secondo i dati diffusi dai vari ospedali della città, i responsabili preposti all'assistenza  comunicavano che Venerdì 13 Novembre a partire dall'una, ora locale, erano giù state ricoverate 300 persone suddivise in  sette diversi ospedali.

La APHP , ovvero l'Assistance Publique - Hôpitaux de Paris, ha subito messo in atto il cosiddetto " "piano blanc", il piano di emergenza che mobilita con la massima urgenza, i medici e gli operatori sanitari in caso di crisi, contemporaneamente alle strette misure di sicurezza attivate anche  negli ospedali, con la creazione di posti di blocco della polizia per verificare tutti i veicoli e le persone affluenti ai nosocomi.

parE' parso subito chiaro che sarebbero state necessarie notevoli quantità di sangue, in previsione degli inevitabili  numerosi interventi chirurgici, così, fin da subito,  la Banca del Sangue francese ha invitato i cittadini a recarsi presso le varie sedi  per compiere donazioni presso gli ospedali, in risposta al notevole fabbisogno. I cittadini hanno risposto in massa, disponendosi  in ordinate file nei nei vari  centri di donazione. Il risultato è stato raggiunto in maniera così efficace che, a mezzogiorno, la Banca del Sangue ha dichiarato che poteva disporre di  quantità sufficiente di sangue per le trasfusioni e comunicato  ai cittadini di continuare le donazioni senza più urgenza, ma diluendole nel corso della settimana.

Contemporaneamente sono state messe in atto tutte le altre misure necessarie ad arginare una emergenza straordinaria che richiede il potenziamento di tutto il personale sanitario, richiamato urgentemente in servizio. Si è reso necessario censire tutte le ambulanze disponibili  e compiere un rapido calcolo del numero dei letti da tenere pronti, in vista del grande afflusso di diverse centinaia di feriti gravi e meno gravi in ambienti alle prese con la normale routine sanitaria quotidiana di una grande città.

Si sono verificati scenari tipici delle zone di guerra, in cui  i feriti sono stati dislocati su barelle sistemate neifer  vari luoghi di accoglienza degli ospedali in attesa della rapida selezione, che si è resa necessaria per individuare nel più breve tempo possibile,i pazienti più bisognosi di cure immediate, soprattutto quelli con lesioni interne tali da mettere in  pericolo la vita e  che avrebbero potuto non essere immediatamente evidenti e per poterli indirizzare negli idonei reparti specialistici e nelle sale operatorie.

Questi sono i momenti più delicati dell'emergenza, il dover prendere decisioni rapide a fronte di un afflusso di persone in condizioni drammatiche, tutte necessarie di cure. Dopo i primi concitati attimi immediatamente seguenti l'attacco, gli  ospedali hanno attivato meccanismi di compenso tali da riuscire a controllare la situazione e non essere più, almeno ufficialmente, in uno stato di emergenza, con personale angosciato da una  sensazione di caos  dovuta all'attività frenetica necessaria a trattare un gran numero di pazienti gravemente feriti, contemporanea alla abituale e più controllabile  attività quotidiana.

Al momento è ancora presto per fare un bilancio attendibile. Avremo probabilmente un quadro più chiaro nelle prossime settimane, non appena saranno noti i tassi di sopravvivenza.  E 'chiaro però che questa crisi viene a trovarsi su di una scala assai più vasta e più feroce di quanto possa essere l'attivazione di un piano di emergenza per, ad esempio, una grave epidemia di influenza. Cosa possiamo imparare da Parigi? Che, di fronte ad attacchi di tale portata è necessario disporre di numeroso personale  preparato ad operare una valida selezione "sul campo" delle persone che, da un punto di vista gerarchico della gravità delle ferite, debbano essere portate per prime in ospedale.

Altri gruppi di personale sanitario dovranno essere preparati  a prestare le prime cure a pazienti
meno gravi,organizzando il loro invio negli enti ospedalieri con maggiore calma ed in tutta sicurezza. Tale trattamento immediato sul posto è in grado di evitare di sovraccaricare l'ospedale; la stabilizzazione dei feriti sul posto è una maggiore garanzia della loro sopravvivenza.

Nei casi di emergenze, qualunque siano le cause, si dovrà tenere presente la necessità di disporre di personale medico preparato  a gestire gli stati di panico, sia delle persone ferite che di quelle sopravvissute senza traumi fisici, ma prostrati dall'inevitabile  stress determinato dall'aver subito un attacco tale da mettere a repentaglio la vita dei presenti. E' sempre più diffusa la consuetudine di inviare sul posto personale in grado di gestire le emergenze emotive, tramite tecniche non farmacologiche, fra queste  in primo luogo, l'ipnosi, una metodica capace di alleviare lo stress ed il dolore del ferito, senza l'utilizzo dei farmaci, né di costose attrezzature.

cristoL'approccio , gestito da un valido ipnologo adeguatamente formato, di solito ha effetto sedativo rapido, non comporta rischi di rilievo e non è una metodica complicata capace di fornire sollievo significativo e rapido alle vittime sia nel caso di disastri naturali che di guerre. Una circostanza che potrebbe apparire come una controindicazione a tale trattamento è la diversità della lingua  fra l'operatore e l'infortunato, ma è un problema inesistente. Il soggetto vittim di un disastro si trova già in una condizione altamente ricettiva, è nella condizione ideale per un simile trattamento. L'esperto ipnologo saprà, con un adeguato e muto colloquio, infondergli  fiducia e rilassamento con tecniche di comunicazione non verbale, riuscendo a porlo nelle condizioni migliori per  il suo successivo trasferimento nella struttura adeguata. Questa metodica è stata utilizzata anche in Italia in più occasioni, come ad esempio nei terremoti e nelle alluvioni da personale specializzato e preparato a gestire il caos successivo ad una grande catastrofe.   

L'efficienza delle strutture sanitarie francesi di fronte all'enormità dell'evento è stata notevole, si è potuto notare una grande professionalità e rapidità di intervento. Molto importante è stata la solidarietà offerta ai poveretti coinvolti direttamente dall'attentato da chi aveva potuto assistere dalle finestre al sicuro fra le pareti della propria casa. Persone che non hanno esitato a utilizzare i social , in particolare twitter, diffondendo l'hashtag  #PorteOuverte (porte aperte), permettendo a molti di trovare rifugio dalla furia omicida degli attentatori. Ancora una volta la professionalità e la solidarietà si sono unite  nel nobile tentativo di salvare quante più vite possibile.  Ma solo quando  i dati definivi sulla mortalità e sull'esatto numero dei feriti diventerà  disponibile, si potrà effettuare la corretta valutazione di una catastrofe che purtroppo, può coinvolgere ciascuno di noi e da cui  sia noi, comuni cittadini, che il governo non dovremo  farci trovare impreparati.  

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Articolo pubblicato il 16/11/2015