La ministra Madia a Torino parla della riforma della PA: Civico20news vi racconta l’incontro

La ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione ha incontrato i cittadini e gli esponenti locali del Pd: un incalzante e polemico Fassino ravviva il convegno

Si è svolto nella serata di ieri, l’incontro con il ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione Marianna Madia alla presenza di Davide Gariglio, Fabrizio Morri, Piero Fassino (giunto circa un’ora e mezza dopo l’inizio dell’incontro) e Sergio Chiamparino.

Un incontro di partito teoricamente aperto a tutti, ma popolato perlopiù da una maggioranza di addetti ai lavori tesserati Pd. Tutto normale, compresa la lunga attesa per l’arrivo della ministra e la prima fila interamente riservata ai collaboratori del partito, che tanto i giornalisti per riprendere o fotografare, stan meglio in piedi ai lati della sala.

“Vorrei far capire che il nostro è un progetto di complessivo cambiamento per il nostro paese, che deve essere più semplice. Ad esempio dev’essere più facile fare impresa, ma soprattutto farla crescere. Noi vogliamo semplificare la vita alle persone, ogni misura del governo è un tassello nel mosaico di semplificazione del paese, dal jobs act alla riforma dello Stato. Dobbiamo consegnare una repubblica che diventi motore e non freno dell’esercizio dei diritti individuali” – queste le prime dichiarazioni della ministra, che prosegue – “…la riforma non introduce mai istituti in più, non aggiunge norme ma ne toglie, quindi semplifica. La grande e vera difficoltà starà nell’implementazione di questa riforma, perché se sarà implementata in alcune amministrazioni sì e in altre no, avremmo fallito”.

Fino a qui, tutto abbastanza chiaro. Si aggiunga pure abbastanza poco coinvolgente, anche nel caso di un pubblico interessato all’argomento: infatti, mentre la ministra Madia e Sergio Chiamparino discorrono della riforma e si scambiano metaforiche pacche sulla spalla, la mia vicina di posto (arrivata a incontro iniziato) si diletta a parlare con i vicini e a trastullare il cellulare in mille modi differenti, dal rispondere quattro volte alle telefonate del figlio/marito/amico/operatore telefonico, al giocare a Candy Crash. Fastidio. Non so dire se più nei suoi confronti o nello scambio di reciproche leccate di deretano tra Maria Anna Madia (come da anagrafe) e Sergio Chiamparino.

All’improvviso, come un moderno eroe dalla sfavillante e anoressica armatura giunge Fassino, a quanto pare serviva lui per movimentare l’evento (e ciò dice tutto): “questo pacchetto di misure di riforma che ci offrono uno scenario diverso rispetto quello conosciuto negli ultimi anni: dal 2007 al 2015 abbiamo conosciuto solo riduzione di risorse, tagli lineari e spending review: adesso si cambia passo, questa legge rilancia i consumi e gli investimenti. Si va verso il superamento del patto di stabilità” e poi finalmente, aggiunge qualche provocazione dal tono polemico: “c’è qualcos’altro da dire però, la prossima settimana verrà a Torino il presidente del Consiglio per lanciare il progetto “Italia Digitale”, ma nella legge di stabilità c’è scritto che nel prossimo triennio le spese delle pubbliche amministrazioni per la digitalizzazione devono essere ridotte del 50% e questo cozza con il progetto”.

E poi, quando dichiara che “una delle ragioni per cui oggi la politica non è credibile è che il tempo in cui vivono i cittadini è molto più rapido del tempo della politica”, si becca anche un discreto scroscio di applausi. Bravo Pierino.

La ministra fornisce a Fassino le sue risposte più esaurienti: “credo che se condividiamo la premessa che pensioni, sanità e personale pubblico sono le prime tre voci di spesa della Repubblica e anche quelle che non si possono toccare, allora la sfida è usare bene l’innovazione tecnologica per spendere meglio e rendere meglio nell’erogazione di un servizio ai cittadini, in direzione della trasparenza soprattutto, dato che il cittadino ne percepisce sempre più mancanza: prevenire a costo zero la corruzione, ad esempio. Noi quella norma di taglio del 50% la cambieremo”.

Lui però ha deciso di punzecchiarla un po’ e dunque, mentre lei parla della criticità del turn over, lui la interrompe con un brutale “non è vero, o meglio sarà anche vero, ma le mobilità non sono omogenee, quindi devi dare la giusta flessibilità, sennò è una norma di taglio lineare”. Lei tiene bene il colpo e risponde pacatamente che il fabbisogno “verrà espresso non dalla norma ma dagli enti pubblici locali”.

Per rispondere invece all’esilarante racconto di un’artigiana del pubblico, sui voucher e tutta la procedura che bisogna fare per effettuare il pagamento di una prestazione occasionale (i collegamenti al sito dell’Inps che non funziona, codici da separati da assemblare ecc), la ministra non si sforza molto: “serve innovazione tecnologica. Qui è il cambiamento del rapporto tra cittadino e amministrazioni, l’identità digitale è la risposta a questo: un pin unico che accompagnerà il cittadino dalla nascita alla morte, partiremo già quest’anno, sarà come una carta d’identità digitale”. Un “agghiacciande” – direbbe Conte – scenario alla George Orwell.

Quando poi si presenta un signore dicendo di essere una guardia forestale (la faccia paonazza di Fassino è impagabile), chiedendo perché questo corpo civile sarò accorpato a un corpo militare, la risposta sarà ancora una volta la stessa, come in una cantilena per piccole menti: “un paese più semplice”, che significa che “i servizi strumentali di questi cinque corpi devono essere gestiti insieme, accorpati”.

La morale della favola, il succo dell’incontro si può dunque riassumere in un mix di parole a tratti vaghe e in promesse in stile Striscia la Notizia “torneremo fra un anno quando avrete verificato voi stessi il miglioramento”. Bene, noi allora attenderemo, per una eventuale consegna del Tapiro.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 13/11/2015