Ripartire con un’alternativa a Renzi

Riflessioni di Andrea Biscàro sull’incontro del popolo di centro-destra a Bologna

Sottopongo molto volentieri ai Lettori di “Civico20News” queste riflessioni dell’amico Andrea Biscàro sulla manifestazione di Bologna (m.j.).

 


Per comprendere una giornata come quella di domenica 8 novembre a Bologna, bisogna aver preso il pullman coi militanti della Lega, vivendo con loro l’intera giornata.


Superfluo fare la cronaca di quelle ore, ampiamente recuperabile dalla stampa, TV e web.


La Bologna rossa, che tanto aveva paura dell’orda di centro-destra, ha dovuto fare i conti con una sola paura: quella dei parassiti cutanei che hanno tentato di provocare disordini, debitamente contenuti dalle Forze dell’Ordine. Invito a vedere in rete i video che testimoniano l’immaturità di chi non ascolta e chiama fascista chi non è comunista. Termini, entrambi, che nel 2015 fanno letteralmente ridere. Si comunica a questi vecchi tromboni di 20-30 anni, che la guerra civile ’43-’45 è terminata da qualche mese (847, per l’esattezza); che la sconfitta dei Fascismi è stata un bene; che la mancata metabolizzazione del dramma della guerra civile è stato un male; che l’ANPI, invece di bollare come fascisti il popolo dell’8 novembre, dovrebbe educare al rispetto i propri “figli/compagni che sbagliano”; che nessun italiano a piazza Maggiore era armato d’odio, ma unicamente di bandiere, spille, braccialetti e tanta voglia di “ruspare” il governo Renzi (ritratto come Pinocchio) ed iniziare un nuovo percorso, questa volta senza intoppi, liti, divisioni ed umane piccinerie.


La stampa ha dato poco risalto agli interventi iniziali dei rappresentanti della società civile: studenti, avvocati, pescatori, medici, ecc., tutti a denunciare lo svilimento dei mestieri. Sì, chiamiamoli così: mestieri. Richiamano al passato, all’amore per l’identità, la nostra. Mestieri moderni, ricchi di innovazione, ma italiani, specie in campo agricolo, alimentare, ittico, turistico!


È anche intervenuto il giornalista Magdi Cristiano Allam, che ha urlato il suo disappunto nei confronti di un buonismo definito “cattocomunista”, il quale ammorba la sinistra e parte del mondo cattolico, entrambi obnubilati da uno spirito di accoglienza ad oltranza, irrazionale e socialmente dannoso.


Poi è stata la volta dell’agguerrita Giorgia Meloni, del coraggioso anche se prolisso ed un po’ irrigidito nei suoi antichi schemi Silvio Berlusconi, del padrone di casa, Matteo Salvini.


Il capo della Lega ha ribadito il suo programma. A tal proposito si rimanda all’articolo scritto in occasione della Festa della Lega a Torino il 19-20 settembre: «Il desiderio di una Torino normale».


Leggendo i vari editoriali, si registra l’entusiasmo del direttore de «Il Giornale», Alessandro Sallusti e del suo cronista Francesco Cramer, che lunedì scorso hanno rivolto parole entusiastiche sulla presenza del leader di Forza Italia.


«La piazza risponde, l’alleanza si è compattata, il resto verrà a tempo debito. Da Bologna ieri è partita la rifondazione attesa del centro-destra. […] Berlusconi ha avuto un coraggio da leone a decidere di ridiscendere in campo giocando in trasferta, sul terreno leghista che è amico ma non suo», scrive Sallusti. E Cramer: «Berlusconi cerca il rapporto empatico con un popolo, quello verde, difficile da conquistare. […] Applausi. La piazza si scalda […]. Quindi sciorina il programma che “dovremo discutere”, a suon di domande per dialogare con la piazza: “Siete d’accordo ad abbassare le tasse su famiglia, imprese, partite Iva?” E la folla: “Sììì” e tanti altri “Sììì”».


Invito a leggere per intero gli articoli, al fine di contestualizzare quanto qui estratto. Tuttavia, l’entusiasmo de «Il Giornale» dev’essere frenato, per amor del vero: la folla leghista mormorava e non di rado fischiava sonoramente il leader di Forza Italia. Non si inizi a gettare la polvere sotto il tappeto o a stipare nello sgabuzzino ciò che non vogliamo far vedere perché ingombrante e fastidioso. Riapparirà in seguito, con effetto dirompente, magari sul più bello, a nozze fatte!


Il risultato raggiunto a Bologna è stato notevole, ma il popolo leghista, la base – non sempre ascoltata dalla politica – ha fischiato Berlusconi, per varie ragioni: discorso prolisso, da campagna elettorale, con uno stile dei tempi d’oro che non ci sono più, malumori per gli errori del passato, quando si governava assieme. La piazza, in sostanza,  chiede al suo leader la guida del centro-destra.


A Torino, Salvini era stato chiaro: la leadership impone un grande lavoro da parte di tutti, leader in testa. Sembra banale, ma non lo è. Riascoltiamolo: «la scommessa siete voi. L’ho sperimentato quest’estate: una marea di gente che veniva agli incontri in Emilia, in Romagna, in Toscana, in Friuli e mi diceva: “io non votavo più da anni, mi facevano tutti schifo. Mi avete dato un obiettivo”. Queste persone mi dicono, ed anche voi lo dovete pensare: “però non deludeteci, però non sbagliate più, però non fregateci”. E questo è il nostro impegno, ce la metteremo tutta. Onestà, trasparenza, pulizia, coraggio. È l’ultima occasione, lo so, non ce la date tre volte. Però ce la giochiamo tutta».


Uniti si vince. Divisi si perde.


Uniti unicamente per vincere – senza un confronto trasparente e, se serve, duro su programmi e criticità – potrebbe acuire, in fase di governo, le ruggini, penalizzando in primis il Paese.

 

Forza Italia – che prima o poi dovrebbe trasformarsi da partito-persona in partito – senza la Lega non va da nessuna parte. La Lega, senza Forza Italia, almeno a livello nazionale, resta al palo. E non minimizziamo l’apporto che può fornire Fratelli d’Italia.


I fischi e il malumore sono un segnale. Si raccolga il tutto e se ne discuta.


«Le declamazioni passano e le azioni rimangono», soleva dire Napoleone I.


Il popolo è stufo di declamazioni, proclami, persino di ideologie. Chiede unicamente la normalità. Quando si arriva a raschiare il fondo del barile, ci si accorge che esiste la normalità e non tutto è relativo, come invece la nostra Giustizia vorrebbe imporci e ci impone, dove difendersi non è legittimo, dove la colpa è relativizzata secondo criteri che rasentano lo psicotico giudiziario.


Le prossime settimane saranno cruciali per i tre leader, se vorranno avviare la (ri)nascita di un centro-destra non solo unito nel programma, ma realmente coeso.

Andrea Biscàro

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Articolo pubblicato il 10/11/2015