Due torinesi emofiliaci alla Maratona di New York

Una corsa speciale per dire che tutto è possibile

Quarantadue chilometri corsi con grande forza di volontà ed uno speciale entuasiamo nel cuore, al centro del mondo, per un’occasione impossibile da dimenticare e bellissima da raccontare: la maratona di New York. Proprio nella Grande Mela, domenica scorsa, Salvo, 46 anni, e Alberto, 30, due corridori di Torino, hanno realizzato un grande sogno: correre a lungo, senza intoppi e difficoltà nonostante convivano da quando sono nati con una malattia che si chiama emofilia, rara e congenita, caratterizzata dalla mancanza di una proteina necessaria alla coagulazione del sangue, per cui anche dare un calcio al pallone può diventare un problema, per via di sanguinamenti interni all’articolazione. Infatti una delle sue conseguenze è l’artropatia emofilica, favorita dai sanguinamenti spontanei che possono riguardare le cavità articolari.

Salvo e Alberto, seguiti da sempre dai medici del Centro emofilia dell’ospedale Regina Margherita (che segue 132 pazienti emofilici da 0 a 18 anni; in Piemonte se ne contano 470 dall’età pediatrica all’età adulta),  hanno raggiunto il traguardo insieme ad altri tre pazienti: 42 chilometri corsi in 6 ore “spaccate” Salvo, e 6 ore e 27 minuti Alberto. Ma oltre ai numeri correva con loro un’importante missione: dimostrare che il paziente emofilico, allenato e seguito in modo adeguato, non è affatto destinato all’immobilità.

 

Una corsa speciale per dire che tutto è possibile

 

«Che grande emozione!» ricorda oggi Salvo, che per dieci mesi si è allenato correndo in strada e su pista, in palestra e in piscina e facendo escursioni ad intensità crescente sulle montagne di Piemonte e Francia, sempre seguito dai medici. «Ero molto preparato da raggiungere un tempo migliore, ma il cronometro era l’ultimo dei miei pensieri, ho voluto correre accanto ai miei compagni ballando e cantando a squarciagola».

Accanto a Salvo e Alberto c’erano anche Eleonora Forneris, la fisioterapista borsista del Centro emofilia del Regina Margherita che li ha seguiti attraverso un programma personalizzato di allenamento; il chirurgo milanese Luigi Piero Solimeno, direttore di Ortopedia e traumatologia del Policlinico di Milano che tra il 2004 ed il 2014 ha operato i cinque runners (per impiantare una protesi laddove (ginocchio e anca) l’artropatia (provocata dai sanguinamenti) aveva compromesso l’articolazione) e Mario Follino della Fondazione Paracelso di Milano che si occupa di malattie rare e di emofilia e che ha sostenuto economicamente l’impresa.

«Salvo e Alberto - spiega ancora commossa la dottoressa Maria Messina, responsabile del centro regionale per le malattie emorragiche e trombotiche ereditarie in età pediatrica della Città della salute - sono un esempio importante per i nostri ragazzi di come si possono superare i limiti della malattia. Hanno fatto qualcosa di davvero straordinario che servirà da esempio e darà fiducia a tutti gli emofilici d’Italia e non solo. Abbiamo seguito passo passo Alberto e Salvo durante tutta la loro preparazione. Anche domenica scorsa, con grande emozione, lungo tutti i 42 km della corsa attraverso l’app ufficiale della Maratona di New York».

«Tutti questi allenamenti – spiega oggi la dottoressa Eleonora Forneris -  resi possibili dalla terapia medica e fisioterapica, hanno migliorato notevolmente le condizioni cliniche del loro sistema muscolo-scheletrico ed hanno consentito performance fino a ieri ritenute impossibili».

 

                                                                                                     Liliana Carbone

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 07/11/2015