RAF: "Sono io" Tour 2015

“Io sono una persona normale, che vive una vita normale, quando non sono in studio o su un palco. Proprio di questo parlo nel mio ultimo disco, un disco dove ho voluto raccontarmi, dire chi sono io. un disco dove parlo anche di altri argomenti, oltre all’amore, tema che per me è molto importante, anzi fondamentale, nella vita di una persona. Un disco che è dedicato a tutto il mio pubblico, quello che sa tutti i miei pezzi a memoria, ma anche a quello che conosce poco di me”.

Con queste parole, dopo un inizio di concerto diverso dal solito, l’artista di Margherita di Savoia, da’ il benvenuto al folto pubblico presente al Teatro Colosseo, location che ha ospitato la tappa torinese del “Sono Io Tour 2015”.

L’intro, dicevamo: Raf si presenta solo sul palco, inondato solo da uno spot rosso, davanti ad un set di percussioni sorprendendoci con un assolo a base di congas e di timbales e coinvolge il pubblico a battere le mani, infiammando fin da subito il teatro.

Non è altro che il preludio a “Battito animale”, versione voce e percussioni, degna dei Bottari di Portico, riarrangiata in maniera direi geniale, e che fa pensare che forse è così che era stata concepita. 

Ma è solo un attimo: fin dal secondo brano, “Via”, risulta chiaro il “leit motiv” di tutto lo spettacolo: sonorità anni ’80 ri-arrangiate in chiave elettronica, quasi sperimentale, prova ne è la band che lo accompagna sul palco, davvero minimalista: Maurizio Campo alle tastiere, protagonista assoluto del sound , Cesare Chiodo al basso e Stefano Bechini, alla batteria e drum machine.

La scaletta è composta da canzoni pescate a piene mani dal repertorio dei suoi primi album, mischiati a brani tratti dall’ultimo lavoro discografico, che da il nome al tour: un equilibrio perfetto fra presente e passato che riassume trent’anni di carriera.

L’artista pugliese non è mai stato un personaggio da grandi scenografie e da effetti speciali: sul palco lui, i tre musicisti che lo accompagnano  alla grande, e uno schermo diviso in tre parti che, a seconda della canzone, proietta testi o immagini che assecondano il ritmo della canzone.

Davvero d’impatto, a questo proposito, l’interpretazione di “Numeri”, con il testo sul titantron, come a voler imprimere nel cuore del pubblico quello che è una considerazione forte, ma più che mai vera, della condizione dell’essere umano oggi per il sistema. Canzone più che mai attuale che consacra Raf a cantautore del sociale, in cui si è sempre impegnato, anche se, come lui stesso ammette, sono panni conosciuti  solo da chi lo segue veramente.

Momento di grande pathos, la versione per voce e piano di “Dimentica” che fa da preludio ad un medley da brividi, con Raf seduto al pianoforte, che ci regala un ‘Iperbole” di brani che danno “Ossigeno” al cuore...passatemi umilmente la metafora.

E’ poi il momento di “Come un favola”, presentata all’ultimo Festival di Sanremo e qui, permettetemi, è doveroso da parte mia fare una considerazione: negli articoli che ho scritto durante la kermesse sanremese, ho praticamente massacrato il povero Raffaele, senza sapere che si stava esibendo nonostante una forte bronchite, con annessi e connessi. Chiedo umilmente scusa.

Ma non finisce qui. Raf ha una sorpresa in serbo per il suo pubblico, ma non vi dico nulla sennò che sorpresa è...preparatevi solo a scaldare bene la voce, quando andrete al suo spettacolo.

E il concerto continua e tra le tante posso solo dire che non ho parole per esprimere la grande emozione che mi ha dato sentire “in tutti i miei giorni”  e “inevitabile follia”. Arrangiamento perfetto e intonazione vocale sublime, interpretazione calda e sentita “heart to heart”. E Raf è riuscito a inumidirmi gli occhi.

 “Show me the way to heaven” , secondo brano in inglese nella carriera dell’artista pugliese, fa salire ulteriormente l’adrenalina e lascia il posto ad una versione in stile Depeche Mode di “Self control” che magicamente diventa “Ti pretendo”: è il segnale tanto atteso dal pubblico, che si fionda sotto il palco per vivere vicino al protagonista il gran finale, e Raf dimostra il grande artista quale è, ma soprattutto la sua grande umiltà malgrado i suoi trent’anni di successo: si siede sul bordo del palco, gambe a penzoloni, e mano nella mano con le ragazze in prima fila, continua a cantare, seguito dal coro di un educatissimo pubblico, come se fossimo tutti solo un gruppo di amici invitati nel suo salotto di casa...si, questo è Raf.

Un uomo prima di tutto, con una sensibilità infinita che trasuda da tutti i suoi testi e che si esprime in tutti i suoi atteggiamenti. Un semplice uomo che ha fatto della sua voce, del suo pensiero e dei suoi sentimenti uno strumento di vita. 

Un concerto che riconcilia con la musica, il regalo di un artista schivo, magari timido, ma che ha saputo nel corso degli anni, maturare, evolversi e soprattutto raccontare i sentimenti, particolarmente l’amore e le sue implicazioni, come pochi altri nel panorama musicale italiano.

 

Un ultima cosa: chi mi segue sa che nelle mie interviste, sono solito chiedere agli artisti cosà è restato degli anni ‘80.

Raf mi risponderebbe:”Lo zero”.

 

Stay always tuned !!!

 

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Articolo pubblicato il 06/11/2015