La “Torino noir” vista e narrata da Milo Julini

I traffici misteriosi di due falsi blasonati

Torino, 1946: una signora torinese proprietaria di una magnifica villa in corso Massimo d’Azeglio, evidentemente sola e un po’ sprovveduta, due personaggi equivoci che sanno atteggiarsi molto bene a nobili stranieri, una amichetta bionda, traffici poco chiari di generi alimentari, sigarette e materiale vario di provenienza alleata, un abile raggiro con la misteriosa scomparsa di un baule, tutti questi elementi potrebbero costituire, se non la trama, almeno l’idea iniziale di un film del genere “commedia all’italiana”.

Li troviamo in un articolo anonimo della Cronaca Cittadina de “La Nuova Stampa”, di giovedì 25 luglio 1946, intitolato «Traffici misteriosi / di due falsi blasonati» con il sommario  «Il marchese, la bionda, l’amico – All’ultimo atto scompare anche il baule» (m.j.).

 

Fine di febbraio di quest’anno. Alla signora Adelina Melliati di Evaristo, proprietaria di una magnifica villa in corso Massimo d’Azeglio, si presenta un Tizio distintissimo, dall’accento esotico, alto, smilzo, con denti d’oro e pipa all’angolo della bocca. «Sono il marchese Charles Baldin Isnor. So che avete un piano libero e desidero affittarlo: a qualunque prezzo».

La Melliati, colpita dalla signorilità e dalla gentilezza del blasonato, accetta.

Due giorni dopo il Baldin Isnor ricompare con una lussuosa fuori-serie azzurra ed una giovane amichetta dalle chiome color del miele: in breve l’appartamento viene arredato con mobili, tendaggi e ninnoli del più alto valore. E assieme alla coppia s’installa un omaccione grosso e sanguigno – pure con i denti d’oro, la pipa e l’accento esotico – che il marchese fa conoscere come suo congiunto; naturalmente, di nobili natali.

Passano quattro mesi.

La signora Melliati non ha che da lamentarsi dei nuovi. Anzitutto il fitto era stato fissato in 10 mila mensili, ma non ha ancora visto un soldo.

«Pagherò…» dice sempre il marchese con aria annoiata «non dubiti, signora: un gentiluomo non inganna nessuno».

In secondo luogo: l’attività dei due stranieri è quanto mai misteriosa.

Ad ogni ora del giorno e della notte si fermano dinanzi alla villa autocarri e furgoncini vuoti su cui Baldin e compagno, aiutati da una miriade di facchini, caricano casse, pacchi, involti, gomme. E la villa è divenuta un porto di mare: l’alloggio dei blasonati è la meta di un continuo pellegrinaggio da parte di uomini di dubbia moralità e di donne la cui moralità non è nemmeno, a prima vista, da prendere in considerazione.

Un giorno – il 12 luglio – la signora riesce a sapere che il «marchese» traffica in generi alimentari, sigarette e materiale vario di provenienza alleata. Temendo complicazioni si reca all’ufficio di P.S. di San Salvario ed espone il suo caso.

C’è un intervento della polizia.

Il Baldin Isnor, elusa per il momento l’imputazione di commercio illecito, promette, seccatissimo, di pagare la signora.

«Vi pagherò» afferma solennemente «e me ne andrò il giorno 21».

Dopo la polizia, anche i carabinieri operano una puntata nell’appartamento del  «marchese»: ma non trovano nulla.

Cattiva aria per il Baldin Isnor?

Pare di sì, che la sera stessa, con due grossi autocarri fa trasportare via i suoi mobili. E scompare, assieme alla biondina.

Resta l’amico, quello corpacciuto e pletorico. A lui si rivolge la Melliati affannatissima. «E l’affitto? Pagatemi questo affitto!».

«Non si spaventi. Il marchese mio cugino tornerà. Del resto sono qua io».

E la conduce nell’alloggio dove non c’è altro che una brandina e uno smisurato baule. «Vede? Io mi fermo. E la presenza di quel baule deve tranquillizzarla: è un pegno formidabile. Contiene gioielli e quadri per un ammontare di cinquanta milioni».

La Melliati s’arrende.

Ma non è affatto tranquilla. Durante la notte non dorme quasi: si concede soltanto un pisolino leggero leggero, di un quarto d’ora.

Alla mattina del 21 si alza.

Andrà ancora dalla polizia, metterà in chiaro definitivamente l’oscura faccenda. Ma un avvenimento imprevisto e incredibile la fa rimanere di sasso: non c’è più il baule e lo straniero sanguigno è scomparso.

Ma come? Ma quando? In che modo?

Ma se dall’imbrunire all’alba ha quasi sempre vegliato!

La signora corre in commissariato e denuncia l’accaduto.

Ed ora sul misterioso terzetto si sa qualcosa di più: i due stranieri sono falsi blasonati ed autentici commercianti clandestini.

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Articolo pubblicato il 19/11/2015