Torino, quel sindaco che ancor non si vede

Per il rinnovo del Consiglio comunale di Torino, si stanno muovendo solamente i cani sciolti

Mancano molti mesi alle elezioni amministrative e il Governo, anche per evitare impatti particolarmente negativi al PD, dopo l’esordio inconcludente di Marino e la sua uscita indecorosa, per tacere di altre magagne sperse in tutt’Italia, cercherà, molto probabilmente di fissare a giugno la data per il rinnovo delle amministrazioni.

Fa parte del sale della democrazia, la discesa in campo di cittadini volenterosi ed onesti, aventi per fine, il perseguimento del bene comune. Ovviamente con l’apertura di un confronto tramite ogni mezzo di comunicazione e con la discesa in campo di partiti, associazioni ed altri movimenti aggreganti.

A Torino i problemi sono molti e mai, come in questo periodo, l’uomo della strada detesta le solite frasi fatte, riprodotte da oltre vent’anni e scopiazzate qua e là, bensì si aspetta l’individuazione precisa delle cause del malessere, con l’indicazione di rimedi certi, efficaci e soprattutto conseguibili.

Gli attori che, per consistenza e popolarità dovrebbero pronunciarsi con maggior autorevolezza, per il momento tacciono.

Tace, almeno ufficialmente il Sindaco Fassino che non ha ancora sciolto la riserva se ridiscendere in campo o passare la mano. Tace il M5S che, a leggere le previsioni, potrebbe determinare l’andamento elettorale e soprattutto l’eventuale ballottaggio. Bocche cucite nella parte maggiormente determinante del centro destra, Forza Italia e Lega Nord.

Per Forza Italia, notizie non ancora ufficializzate, parlerebbero di una rinnovata fiducia espressa da Silvio Berlusconi a Gilberto Pichetto Frattin, per consultare e coinvolgere gli ipotetici alleati e scegliere un nominativo, possibilmente emerso da una rosa di candidati, ed idoneo a conquistare l’elettorato.

Tace la Lega Nord che, al momento è impegnata nella designazione del Segretario Nazionale che, a sua volta dovrebbe  fungere da cerniera tra gli umori e le indicazioni che potrebbero emergere dal Movimento ed il tavolo di confronto con gli alleati.

In mancanza di chiarezza e autorevolezza, nascerebbero scelte cieche e quindi contestate dalla base. Se poi l’ultima parola giungesse da un ormai esautorato Roberto Cota, agli sgoccioli del suo mandato, o da qualche tribuno privo di carisma e investitura, potremo assistere al suicidio politico del Movimento.

C’è comunque ancora tempo e non sarebbe ragionevole che la Lega Nord  abdicasse ad altri, scelte così determinanti per la città.

In attesa di ascoltare gli attori veri, dall’inizio dell’estate abbiamo assistito ad iniziative che potremo definire tra il patetico e il penoso . C’è stata una affannosa ricerca di notorietà da parte di quei cespugli schierati alternativamente con il centro destra o con il centro sinistra, ed equamente suddivisi, annuncianti aggregazioni con altri perdenti di pari peso e consistenza. Da quelle parti si continua ad ignorare che l’unione delle debolezze non è certo un buon viatico di successo.

Si considera ancora l’elettorato come una sorta di parco buoi, utile solo ad esprimere un assenso fideistico che prescinde dalla realtà odierna. Al colmo del ridicolo, tra i personaggi maggiormente attivi, in ogni occasione pubblica si sono notati un ecumenico, con l’alito particolarmente pesante ed un ex sottosegretario noto per le mille sconfitte. Insignificanti gli altri, più citati che protagonisti.

Auguriamoci che nella città che sino ai decenni scorsi annoverava la “tampa lirica”, l’eccitazione elettorale anzitempo di costoro, abbia solamente prodotto sensazioni di vitalità senile ed il tutto si riconduca poi alle implacabili regole dei numeri, oltreché  alla serietà sabauda ed al buongusto.

Ma, bando alle incertezze del momento, vorremo rivolgere, agli esponenti veri del confronto elettorale una domanda assai semplice: “Quale modello di vocazione e di sviluppo individuate per Torino, tenuto conto del ruolo svolto da questa città nei secoli scorsi?”

Sino ad oggi, estrapolando le indiscrezioni giornalistiche, mettendo in fila gli enunciati provenienti da più parti abbiamo registrato queste indicazioni.

- Apertura ai rom, rifugiati, profughi e ai disagiati di ogni origine e provenienza per l’affermazione di una città multietnica (ovviamente senza indicare la provenienza e natura dei finanziamenti per sostenere questi gravami)

- Intenti diametralmente opposti con la proclamata volontà di eliminare le occupazione di stabili ed il germogliare dei mercatini abusivi, tollerati da Fassino.

- Identificazione di Torino città del terziario, del tempo libero, dei centri commerciali, dei musei e delle piste ciclabili, ecc.

Pochissimo su tutto il resto, dalle infrastrutture, ai trasporti, all’industrializzazione.

In conclusione mancanza di progetti forti e spendibili.

Forse, come dicevamo in precedenza, siamo solo all’inizio.

Civico20news, nutre rispetto nei confronti dei propri lettori e dei cittadini.

Quando le riserve e le consultazioni saranno consumate, saremo lieti di dar voce ai protagonisti veri, che guardano al futuro e non cercano di affrancarsi dai loro insuccessi personali, rendendo così un pessimo servizio ai torinesi.

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Articolo pubblicato il 03/11/2015