Da: Lettere a Lucilio di Lucio Anneo Seneca - parte 4

(La vita tumultuosa, la malattia dell’anima)

Non approvo coloro che si gettano in mezzo ai flutti e preferiscono una vita tumultuosa, e perciò lottano coraggiosamente con le difficoltà di ogni giorno.

Il saggio le saprà tollerare, ma non le cercherà, e vorrà vivere in pace piuttosto che nei contrasti. Non giova molto essersi liberato dai propri vizi, se bisogna poi combattere con quelli degli altri.

 

Tu dirai “trenta tiranni vissero intorno a Socrate, ma non riuscirono a fiaccarne l’animo”. Che conta quanti siano  tiranni? La schiavitù è una e chi l’ha disprezzata è libero, qualunque sia il numero dei padroni.

 

Devo orami concludere, ma non senza aver pagato la mia tassa. “la conoscenza dei propri difetti è l’inizio della guarigione”. Mi sembra che questo motto di Epicuro sia molto giusto. Chi non sa di peccare non può correggersi. Prima di emendarsi, occorre essersi accorti del fallo. Alcuni si gloriano dei vizi; ma se li annoverano fra le virtù, come possono pensare alla guarigione?

 

Perciò, per quanto puoi, accusati da te, esamina le tue colpe. Prima esercita la funzione di accusatore, poi quella di giudice; e in ultimo  quella di avvocato difensore. All’occorrenza, sappi anche infliggerti una condanna.

 

Addio



Lucio Anneo Seneca, (Corduba, 4 a.C. – Roma 65), è stato un filosofo, drammaturgo e politico romano, esponente dello stoicismo, corrente filosofica e spirituale di impronta razionale e panteista  fondata intorno al 300 a.C. ad Atene  da Zenone di Cizio, con un forte orientamento etico; la morale   stoica risente di quella dei cinici , mentre la fisica  prende ispirazione da quella di Eraclito. Con l’epicureismo rappresentò una delle maggiori scuole filosofiche dell’età ellenistica.

 

Seneca fu attivo in molti campi, compresa la vita pubblica, dove fu senatore e questore , dando un impulso riformatore. Condannato a morte da Caligola fu poi graziato e successivamente esiliato da Claudio  che poi lo richiamò a Roma, divenne tutore e precettore del futuro imperatore Nerone , su incarico della madre Giulia Agrippina Augusta . Quando Nerone e Agrippina entrarono in conflitto, Seneca approvò l'esecuzione di quest'ultima come male minore.


Dopo il cosiddetto "quinquennio di buon governo" (54-59), in cui Nerone governò saggiamente sotto la tutela di Seneca, l'ex allievo si trasformò progressivamente in un tiranno e Seneca, forse implicato in una congiura contro di lui (nonostante si fosse ritirato a vita privata), cadde vittima della repressione, costretto al suicidio dall'imperatore.

 


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Articolo pubblicato il 22/11/2015