Da: Lettere a Lucilio di Lucio Anneo Seneca - parte 2

(La vita, la morte)

Ancora una volta mi approprio dei beni altrui (Epicuro).

“Non c’è persona che non esca dalla vita come se vi fosse entrata poco prima”.


Considera chi vuoi; giovani, uomini di mezza età, vecchi: li troverai ugualmente timorosi della morte, ugualmente ignari della vita.

Nessuno di noi ha portato a termine un affare; rinviamo tutto al futuro. “Nessuno esce dalla vita intimamente diverso da chi è appena nato”. Ciò che più apprezzo in queste massime è che si rimprovera ai vecchi la loro fanciullezza.

 

Io direi, con più esattezza, che moriamo peggiori di quello che eravamo nascendo. La colpa è tutta nostra, non della natura. Essa potrebbe lagnarsi con noi e dire: “Che è ciò? Io vi ho generato senza desideri, senza timori, senza superstizioni, senza perfidie e senza gli altri vizi; quali siete entrati nella vita, tali uscirete!

 

Ha raggiunto la saggezza chi può morire serenamente, come è nato. Noi, invece, all’avvicinarsi di un pericolo, siamo presi dallo smarrimento, perdiamo ogni coraggio, cambiamo colore e versiamo inutili lacrime. Niente è più vile che preoccuparsi proprio sulla soglia della vera pace.

 

Ci sentiamo privati di tutti i beni e soffriamo nel lasciare quella vita di cui non ci rimane che una piccola parte: passa e scompare. Nessuno si preoccupa di una vita virtuosa, ma pensa solo a quanto tempo potrà vivere. Tuttavia tutti possono vivere bene, nessuno ha il potere di vivere a lungo.

 

“E’ triste incominciare sempre la vita” o, se così può esprimersi meglio il concetto, “vivono male coloro che sempre ricominciano a vivere”. “Perché?” mi chiederai. La massima, infatti richiede un chiarimento. Perché alla completezza della loro vita manca sempre qualcosa; e non può essere preparato alla morte chi comincia a vivere proprio in quel momento.

Facciamo in modo di essere vissuti abbastanza: non si comporta così chi è, proprio in quel punto, intento a preparare la trama della sua vita. E non credere che ce ne siano pochi: è quasi la totalità degli uomini. Alcuni cominciano proprio quando dovrebbero finire. Se ciò ti sembra strano, aggiungerò una cosa che aumenterà ancor più la tua meraviglia: alcuni cessano di vivere prima di cominciare.

Addio.

 

Lucio Anneo Seneca, (Corduba, 4 a.C. – Roma 65), è stato un filosofo, drammaturgo e politico romano, esponente dello stoicismo, corrente filosofica e spirituale di impronta razionale e panteista  fondata intorno al 300 a.C.  ad Atene  da Zenone di Cizio, con un forte orientamento etico; la morale   stoica risente di quella dei cinici , mentre la fisica  prende ispirazione da quella di Eraclito. Con l’epicureismo rappresentò una delle maggiori scuole filosofiche dell’età ellenistica.  

Seneca fu attivo in molti campi, compresa la vita pubblica, dove fu senatore e questore , dando un impulso riformatore. Condannato a morte da Caligola fu poi graziato e successivamente esiliato da Claudio  che poi lo richiamò a Roma, divenne tutore e precettore del futuro imperatore Nerone , su incarico della madre Giulia Agrippina Augusta . Quando Nerone e Agrippina entrarono in conflitto, Seneca approvò l'esecuzione di quest'ultima come male minore.

Dopo il cosiddetto "quinquennio di buon governo"(54-59), in cui Nerone governò saggiamente sotto la tutela di Seneca, l'ex allievo si trasformò progressivamente in un tiranno e Seneca, forse implicato in una congiura contro di lui (nonostante si fosse ritirato a vita privata), cadde vittima della repressione, costretto al suicidio dall'imperatore.

 

 

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Articolo pubblicato il 08/11/2015