Da: Lettere a Lucilio di Lucio Anneo Seneca - parte 1

(Vanità, schiavitù)

E’ facile, caro Lucilio, liberarci dalle occupazioni, quando non ne speriamo alcun frutto. Ecco, invece, i pensieri che ci fanno indugiare e ci trattengono: ”Rinuncerò a tante speranze? Me ne andrò proprio sul più bello? Non più clienti al mio fianco, la mia lettiga senza scorta, l’atrio di casa deserto?”

Sono cose cui gli uomini rinunciano a malincuore: essi amano le meschine soddisfazioni di quelle vanità che sono pronti a condannare. Si lagnano dell’ambizione come dell’amante: ma se penetri i loro veri sentimenti, ti accorgi che si lamentano non per odio, ma tanto per questionare.

Scruta bene nell’animo di costoro che deplorano la sorte che hanno desiderato e parlano di voler fuggire da quei beni di cui non sono capaci di privarsi: vedrai che rimangono volentieri in una situazione che dicono di sopportare a malincuore. E’ così Lucillo: pochi sono schiavi per necessità; i più lo sono volontariamente.

Se tu hai proprio deciso di abbandonare codesta condizione di vita, e aspiri veramente alla libertà, e chiedi una dilazione solo perché tu possa compiere serenamente questo passo, sappi che avrai l’approvazione di tutta la famiglia degli stoici; e Zenoni e Crisippi ti diranno di agire con onestà e moderazione.

Ma se tergiversi per calcolare tutto quello che puoi portare con te e quanto denaro occorre per rendere sicuro il tuo riposo, non troverai mai la via d’uscita: non è possibile salvarsi a nuoto con i bagagli sul dorso.

Emergi a una vita migliore, con l’aiuto degli dei (non quell’aiuto che gli dei danno a coloro cui largiscono benevolmente splendidi mali. Ma è pur vero che concedono codesti mali che scottano e crucciano dopo insistenti preghiere.

 

Lucio Anneo Seneca, (Corduba, 4 a.C. – Roma 65), è stato un filosofo, drammaturgo e politico romano, esponente dello stoicismo, corrente filosofica e spirituale di impronta razionale e panteista  fondata intorno al 300 a.C. ad Atene  da Zenone di Cizio, con un forte orientamento etico; la morale   stoica risente di quella dei cinici , mentre la fisica  prende ispirazione da quella di Eraclito. Con l’epicureismo rappresentò una delle maggiori scuole filosofiche dell’età ellenistica.  

Seneca fu attivo in molti campi, compresa la vita pubblica, dove fu senatore e questore , dando un impulso riformatore. Condannato a morte da Caligola fu poi graziato e successivamente esiliato da Claudio  che poi lo richiamò a Roma, divenne tutore e precettore del futuro imperatore Nerone , su incarico della madre Giulia Agrippina Augusta . Quando Nerone e Agrippina entrarono in conflitto, Seneca approvò l'esecuzione di quest'ultima come male minore.

Dopo il cosiddetto "quinquennio di buon governo" (54-59), in cui Nerone governò saggiamente sotto la tutela di Seneca, l'ex allievo si trasformò progressivamente in un tiranno e Seneca, forse implicato in una congiura contro di lui (nonostante si fosse ritirato a vita privata), cadde vittima della repressione, costretto al suicidio dall'imperatore.

 

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Articolo pubblicato il 01/11/2015