Lo Stato sul banco degli imputati

L'allarme criminalità e la giustizia fai da te pone dei seri quesiti su come lo Stato difende i propri cittadini

In questi giorni stiamo assistendo ad un ritorno di fiamma da parte dei media sull’argomento “legittima difesa”. Notoriamente questi argomenti vanno a colmare i vuoti di periodi in cui non vi sono notizie importanti o in periodi pre-elettorali.

Attualmente i media Italiani non dovrebbero trovarsi in una situazione di penuria informativa in quanto specie nelle tematiche internazionali ci sarebbe da scrivere ogni giorno fiumi di inchiostro se non fosse per un veto posto dalla Russia che costringe l’Italia a non trattare l’argomento Sirya. A causa dell’alto livello di prostrazione del nostro paese nei confronti dello Zar di Mosca giornali e TV sono costretti a riempire i loro palinsesti con notizie che di per se troverebbero il giusto spazio nelle pagine di cronaca al massimo per uno o due giorni.

Invece ci troviamo nella situazione che per una settimana o forse più si parlerà del pensionato lombardo che ha accoppato un ladro in casa sua. Il teatrino dell’informazione vuole che su questa tematica si scomodino politici, intellettuali, psicologi, criminologi e tutto il circo che fa da supporto allo spettacolo. Badate bene che generalmente non viene mai chiesta l’opinione a chi questo problema lo conosce realmente, cioè alle forze dell’ordine.

Non viene mai chiesta l’opinione alle forze dell’ordine perché sarebbe un opinione scomoda che non può essere divulgata sui media in quanto scredita la classe politica che è la stessa che mantiene in vita l’attuale carrozzone dell’informazione, sia pubblica che privata.

La realtà dei fatti è molto più semplice di quanto possa apparire e per comprenderla non bisogna scomodare illustri criminologi o think tank del crimine ma basta azionare i nostri neuroni e permettergli di lavorare senza influenze ideologiche.

Dopo l’inchiesta mani pulite il sistema politico ha per la prima volta preso coscienza che la sua attività criminale comportava anche dei rischi, non era più un potere intoccabile come nei 30 anni precedenti, e così ha poco per volta creato un sistema che li avrebbe assicurato nel caso scoperti, di poter godere di una immunità mascherata. Questo sistema prevede il depotenziamento di tutte le sanzioni penali con un complesso sistema di attenuanti, cavilli giuridici, amnistie, indulti e chi più ne ha più ne metta.

Praticamente i politici negli ultimi 25 anni hanno depotenziato il sistema Giustizia facendo in modo che in caso vengano scoperte le malefatte dei corrotti, questi male che vada incorrano in sanzioni ridicole. Tale operazione ha avuto il danno collaterale che anche reati che non hanno nulla a che vedere con corruzione, peculato, malversazione etc., hanno beneficiato di questa indulgenza. Così oggigiorno chi commetti furti e rapine può avvalersi di questo nuovo sistema giudiziario Italiano e scamparla nel 99% dei casi.

Facciamo degli esempi pratici per far capire al lettore di cosa si tratta.

Un amico avvocato che ha fatto la sua fortuna diventando noto nell’ambiente criminale per essere uno  “che non ti fa mai fare la galera” mi diceva che la media di essere colto nel fatto è di uno a dieci, cioè un criminale viene acchiappato una volta ogni dieci furti. Quando noi leggiamo i precedenti di una persona che nell’arco di cinque o sei anni è stato fermato / arrestato una decina di volte, significa che ha commesso almeno un centinaio di furti. Bene questa persona nella sua carriera probabilmente non ha mai fatto un giorno di galera vero.

Come è possibile ?

La gente non sa che con le nuove disposizioni del Governo adottate tempo fa ai tempi dello svuota carceri, per tutta una serie di reati che prevedono pene sino a cinque anni si proceda con il giudizio per direttissima. In tale giudizio, che avviene generalmente dopo che l’arrestato ha passato una notte nelle celle delle Questura, nella stragrande maggioranza dei casi vengono applicate pene ridicole e obblighi altrettanto ridicoli come l’obbligo di firma o il divieto di dimora. Il risultato è che l’arrestato viene immediatamente rimesso in libertà e può tornare tranquillamente a delinquere fino al prossimo fermo.

In Italia non c’è un problema di pene troppo basse, anzi in certi casi sono sin troppo elevate, ma esiste un problema di come quelle pene vengono espiate. Mi si dovrebbe rispondere quale senso ha condannare una persona a otto mesi e non fargli trascorrere nemmeno un giorno in carcere. Non sarebbe forse meglio condannarlo ad un solo mese ma farglielo espiare tutto ?

Proprio ieri sulla cronaca cittadina di due importanti quotidiani nazionali come Repubblica e La Stampa è stato pubblicato il video dell’arresto di un Rom nel campo nomadi di Lungo Stura Lazio effettuato da agenti della Polizia Locale un mese fa. Tale video utilizzato nel processo dalla difesa del Rom tende ad accusare gli agenti di aver ecceduto nel loro operato. Ovviamente i due giornali non si sono preoccupati di documentarsi sulla vicenda ma hanno preso per oro colato ciò che gli è stato passato da qualche zelante mano presente all’interno del campo nomadi.

Il video è tagliato e non mostra i momenti in cui il Rom massacra di botte due dei tre agenti interventi per procedere ad uno sgombero coatto, ma fa le pulci su come questi agenti una volta bloccato il delinquente hanno dovuto proteggersi trovandosi accerchiati all’interno di un campo nomadi diventato pericolosamente ostile. Come spesso accade sui giornali italiani gli agenti diventano degli orchi con tutta la retorica che ne consegue sulla polizia fascista, manco fossimo nel Cile di Pino Chet.

Il Rom arrestato, con diverse pagine di precedenti, ha passato una notte presso il Commissariato San Paolo di Torino, poi è stato giudicato per direttissima e quindi scarcerato con… udite bene, la pena dell’obbligo di firma presso la stazione dei Carabinieri a lui comoda. Immaginiamo che questa pena abbia tolto il sonno al povero Rom e che sicuramente gli impedirà nelle altre 23 ore giornaliere di commettere ulteriori reati.

In conclusione si può ben dire che lo Stato Italiano è correo in concorso per le varie tragedie che quotidianamente avvengono nelle nostre case e nelle nostre strade. Il ragazzo Albanese ucciso dal pensionato lombardo forse sarebbe ancora vivo se le numerose condanne subite in passato, nonostante la sua giovane età, lo avessero portato a trascorrere un po’ di tempo nelle patrie galere ed il pensionato oggi potrebbe passare più tempo con i suoi nipotini e non nelle aule di giustizia per difendersi da accuse che paiono alquanto strampalate.

Se domani il Rom che ha aggredito gli agenti di Polizia Locale cadrà sotto i colpi di qualche altro cittadino a cui magari farà una visita indesiderata, sarà anche lui vittima di un sistema giudiziario che non ha saputo dare in qualche modo un disincentivo alle sue azioni ma al contrario lo ha in qualche modo incentivato.

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Articolo pubblicato il 24/10/2015