#stoptratta. La risposta salesiana all’emergenza migranti

Torino, a Palazzo Lascaris, sede del Consiglio Regionale del Piemonte, i Salesiani hanno presentato un valido progetto, meritevole di essere seguito e incentivato.

Da più parti, a prescindere da favorevoli e contrari, sono state oggettivamente criticate e discusse le modalità con le quali i Governi dei Paesi europei, l’Italia in prima fila, hanno concepito e gestito il tema immigrazione. Superficialità, parole al vento e soprattutto menefreghismo sulla sorte delle masse entrate clandestinamente sul suolo nazionale.

Misure atte, nella maggior parte dei  casi a foraggiare cooperative e organismi che, nelle intenzioni, avrebbero dovuto risalire alle motivazioni per le quali l’immigrato chiedeva l’asilo politico, seguendone poi tempestivamente il percorso.

Invece il tutto si è tradotto in lungaggini, favoritismi costosi all’amico dell’amico e sistemazione pressoché coatta dei nuovi venuti in strutture, a volte fatiscenti, collocate in piccoli Comuni, con tutta una serie di problemi e conseguenze, scaricate sulle comunità locali.

In altri Paesi come la Germania, dopo le giravolte della cancelliera, sono già nati presidi e movimenti di opinione che si esprimono contro l’ospitalità provocata da calcoli politici ove l’ultimo interesse e preoccupazione è quello di soccorrere chi realmente ha patito.

L’elenco potrebbe proseguire, perché le sfaccettature sono molteplici e alcune degne d’attenzione e d’analisi, come i pericoli, le violenze e i costi cui vanno incontro coloro che si affidano ai viaggi della speranza.

C’è poi qualcuno, a partire dal leader felpato, che ogni tanto invoca la creazione di una task force che dovrebbe essere dislocata nei Paesi d’origine di questi poveracci, per selezionare e orientare i flussi d’immigrazione e documentarsi sull’effettiva rispondenza dello stato di profugo o di altra prerogativa di vera emergenza in capo ai richiedenti l’asilo politico o l’assistenza economica.

Costoro ignorano che uno stato nazionale, senza l’assenso di paesi terzi, non può installarvi un punto d’incontro per i cittadini nei Paesi d’origine e stabilire altri tipi di collegamenti, senza aver contattato e ottenuto, dai rispettivi governi, un assenso che delimiti un percorso d’intervento.

Altre soluzioni, forse perché sono più serie e maggiormente fattibili, non sono mai state prese in considerazione dai nostri politici favorevoli o contrari che siano.

Forse perché si tratta d’ipotesi e soluzioni troppo facili ed intelligenti e la Politica ci farebbe brutta figura.

L’idea positiva e fattibile, ci viene ora presentata dai Salesiani che lanciano un progetto che non si basa sul discutere aria fritta, tanto cara ai nostri politicanti infarciti di vuota retorica e tanta insipienza, ma si basa su una realtà già esistente, consolidata  e quindi percorribile.


Aiutiamoli a casa loro, ma facciamolo davvero!

Sembra questo il tratto distintivo della campagna #stoptratta, promossa da Missioni Don Bosco e Vis - Volontariato internazionale per lo sviluppo presentata mercoledì 14 ottobre a Palazzo Lascaris, sede dell’Assemblea regionale.

All’evento, promosso in collaborazione con la Consulta regionale europea, sono intervenuti la vicepresidente del Consiglio regionale Daniela Ruffino, delegata alla Consulta, il presidente di Missioni Don Bosco Valdocco Giampietro Pettenon, il presidente e il referente del Vis Nico Lotta e Agostino Sella, il responsabile della Pastorale sociale dei migranti della diocesi di Torino Sergio Durando e i missionari salesiani padre Estifanos Gebremeskel e Cesare Bullo, coordinati da Rossana Campa di Missioni Don Bosco.

Il progetto, nato in seguito alla visita di papa Francesco a Valdocco, casa madre dei Salesiani, nel giugno scorso prevede un ampio programma di sensibilizzazione e formazione nei cinque paesi dell’Africa subsahariana in cui i Salesiani sono presenti - Ghana, Senegal, Nigeria, Costa d’Avorio ed Etiopia - affinché chi decide di partire sia informato sui gravi rischi che affronterà durante il viaggio e chi vuole restare abbia opportunità concrete, attraverso progetti di sviluppo specifici, per migliorare le condizioni di vita proprie e della propria famiglia

L’obiettivo è contrastare il traffico di esseri umani attraverso la sensibilizzazione dei potenziali migranti sui rischi del viaggio verso l’Europa, dalla detenzione alla morte, fornendo informazioni utili attraverso i social network e contenuti nelle lingue locali per favorire una scelta consapevole.

La campagna prevede inoltre progetti di sviluppo orientati a gruppi a rischio traffico o migrazione irregolare e concepiti sulla base delle esigenze emerse nei singoli paesi: in Senegal si punterà al rafforzamento della formazione professionale e dell’inserimento occupazionale a Dakar e a Tambacounda; in Ghana saranno sviluppate le attività formative in campo agricolo e per le donne. In Costa d’Avorio si prevede il rafforzamento del centro socio-educativo Villaggio Don Bosco a Koumassi, nella periferia popolare di Abidjan, e in Etiopia i primi interventi si concentreranno su borse di studio e programmi di supporto scolastico e nutrizionale per giovani a rischio.

Per informazioni e adesioni www.stoptratta.org

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Articolo pubblicato il 18/10/2015