Torino - La comunicazione ipnotica riduce il dolore del 50%
Gli infermieri di Asieci

C’è ipnosi ed ipnosi. C’è l’ipnosi usata in psicoterapia per “ristrutturare” la sfera psicologica del paziente da parte di uno psicoterapeuta esperto; l’ipnosi clinica che è usata, invece, dai medici in sala operatoria, e poi la “comunicazione ipnotica”.

 

 

Quest’ultima è usata in particolare dagli infermieri - e sono sempre più numerosi negli ospedali - che in un ambulatorio o in una sala operatoria la impiegano per aiutare il paziente a raggiungere uno stato di rilassamento, oppure a ridurre la sua ansia o la percezione del dolore, addirittura del 50%, durante procedure più o meno invasive, come una colonscopia o una broncoscopia, una mammografia per le donne operate al seno, o prelievi di sangue o procedure diagnostiche come una risonanza magnetica, o durante piccoli interventi chirurgici.

 

 

Perché a chi non è capitato di provare dolore, ansia o tachicardia, o avere attacchi di apnea per una gastroscopia o un prelievo di sangue? Fermo restando che solo due persone su 10 non percepiscono dolore (analgesiche) grazie alla condizione ipnotica, per il restante 80% può venire in aiuto la comunicazione ipnotica, che non usa farmaci, ma invita la persona a riscoprire il benessere psico-fisico per gestire meglio le sue emozioni.

 

Sulla comunicazione ipnotica venerdì 16 ottobre si è svolto nell'Aula Magna dell'Ospedale Molinette un interessante seminario dal tema "La comunicazione ipnotica" a cura di Asieci, l'Associazione scientifica infermieri esperti nella specializzazione.

 

«La comuncazione ipnotica è una pratica gestita prettamente da infermieri competenti e preparati – ha spiegato Milena Muro, presidente dell’Asieci, l’associazione scientifica infermieri esperti in comunicazione ipnotica ed infermiera esperta in comunicazione ipnotica presso la Terapia del dolore dell’ospedale Molinette, diretta dalla dottoressa Anna De Luca -, guida il paziente in uno stato di coscienza che gli permette di attivare l’immaginazione creativa, che è in ognuno di noi, così da agire sul corpo per sviluppare una percezione modificata di paure e stati d’animo e pure del dolore che viene dal paziente controllato e percepito diversamente.  Il paziente è così in grado di gestire le sue sensazioni (autoipnosi) senza usare farmaci e ansiolitici, riuscendo ad agire sul dolore riducendolo almeno del 50%».

 

Non è magia, ma nella pratica è un invito da parte dell’infermiere a pensare a ciò che ci fa star bene, dal mare, con i suoi profumi, colori e rumori, alla montagna, con le sue alte quote ed emozionanti paesaggi, per allontanarci dal pensiero sgradevole di un ago di siringa e proiettarci in un benessere psico-fisico spesso dimenticato dal tram tram quotidiano.

 

«La comunicazione ipnotica – ha concluso la dottoressa De Luca - può agire favorendo un incremento di efficacia ed un miglioramento della qualità dell’assistenza, per questo è indispensabile delineare e sviluppare un percorso formativo adeguato».

    

            

                                                                                         Liliana Carbone              

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 17/10/2015