Obama svela la sua strategia in Siria a " 60 minutes"

Le sue posizioni sono anche dovute al fatto di non volersi scontrare con la Russia, intervenuta a bombardare massicciamente ribelli anti Assad e, assai meno, l' ISIS

In una recente intervista concessa a “ 60 minutes “ Obama ha ammesso, molto seraficamente, di avere commesso alcuni errori – come se non ce ne fossimo accorti – nella sua strategia in Siria.

 

Dopo avere contribuito ad armare l' ISIS in funzione anti Assad, il dittatore siriano per discendenza familiare, ora l' America la combatte molto, troppo debolmente. In solo poche settimane da quando Putin ha stabilito di entrare in Siria e costruire l' aereoporto di Latakia, la Russia ha svolto molte più operazioni di guerra che gli americani in un anno.

 

Come nel caso della falsa attribuzione di armi di distruzioni di massa a Saddam Hussein, ai tempi di Bush e della sua amministrazione guerrafondaia, che scatenò la guerra in Iraq, nel caso di Assad i vari ” spin doctors” hanno diffuso la notizia che il dittatore avesse usato gas letali contro il suo stesso popolo, mentre è verosimile che siano stati i ribelli antigovernativi associati ad Al Qaeda ad averlo fatto. Il motivo è semplice : si aveva bisogno di screditare velocemente Assad per poterlo deporre e avere giustificazioni per l' opinione pubblica per farlo fuori, mentre invece Assad non aveva seri motivi per gassare il suo stesso popolo, perlomeno quello non in armi.

 

Ma oramai l' opinione pubblica americana e mondiale sono state depistate da queste notizie che giungevano da fonti poco affidabili e guidate da personaggi che hanno tutto l' interesse ad eliminare – per il momento pacificamente – Assad e controllare stabilmente la Siria, che toglierebbe oltretutto una spina dal fianco di Israele che è ai suoi confini. Si diceva “ pacificamente” ma sino a quando non è dato sapere, considerando il fatto che i dittatori in Medio Oriente sono stati regolarmente eliminati fisicamente, come Gheddafi e Saddam Hussein.

 

Fino a quando Obama, premio Nobel per la pace, sarà al potere, è presumibile che Assad rimanga vivo e vegeto, anche perchè oramai ha la protezione sul campo di Putin che è riuscito a entrare stabilmente con uomini e mezzi in Siria, e certamente oggi gli americani hanno molte meno chances di prima di chiudere il “ business “, come dicono in Nord America con un termine che va bene per tutto, in affari come in politica che in guerra.

 

«Quello che non siamo riusciti a fare finora, e sono il primo a riconoscerlo, è cambiare le dinamiche all’interno della Siria. Ma non ci siamo mai illusi di poter noi militarmente risolvere la crisi». Così, nell’intervista a «60 Minutes», Barack Obama ha riconosciuto gli errori ed i fallimenti della sua amministrazione in Siria, ma anche indicato che non intende cambiare la strategia di fondo, appunto quella di evitare un coinvolgimento militare diretto degli Stati Uniti oltre la campagna di raid aerei che va avanti da oltre un anno.

 

«Siamo pronti a lavorare a livello diplomatico e dove possiamo a sostenere l’opposizione moderata per aiutare a convincere russi ed iraniani a fare pressioni su Assad per la transizione – ha detto – ma quello che non faremo è cercare di inserirci in una campagna militare all’interno della Siria».

 

Riguardo poi alla decisione di interrompere il programma da 500 milioni di dollari per addestrare i ribelli a contrastare lo Stato Islamico, Obama ha detto che aveva sempre avuto dei dubbi sull’efficacia del programma che alla fine l’aveva autorizzato per tentare «nuovi passi» tesi a migliorare la situazione sempre più caotica in Siria. «Il mio obiettivo è stato di verificare se si può addestrare ed equipaggiare un’opposizione moderata (in Siria) disposta a lottare contro l’Isis. Abbiamo appreso che fino a quando Assad resta al potere è molto difficile fare in modo che l’attenzione sia focalizzata sull’Isis».

 

Obama ha sottolineato che parte della strategia alla base degli sforzi della sua amministrazione è stata di «provare diverse possibilità» e ha aggiunto che «in una situazione cosi volatile e con così tanti attori in campo all’interno della Siria, non vi sono soluzioni semplici».

 

Secondo il presidente degli Stati Uniti, la crescente presenza militare russa in Siria non deve essere interpretata come «una dimostrazione di forza» di Vladimir Putin, ma anzi come l’indicazione di una sua difficoltà. Sottolineando che questo nuovo flusso di armi e finanziamenti da Mosca non sarà sufficiente al presidente siriano Bashar al Assad. Obama ha aggiunto: «Non credete che Putin avrebbe preferito che Assad potesse risolvere i suoi problemi senza costringerlo ad inviare un gruppo di piloti e denaro che non ha?» ha detto il presidente americano riferendosi alla difficoltà economiche che la Russia sta cominciando a registrare come effetto delle sanzioni per la crisi russa. Cosa che dimostra come la leadership di Putin non sia così forte come il presidente russo vuole far intendere.

 

«Se voi pensate che rovinare la propria economia ed essere costretto ad inviare truppe per sostenere il vostro unico alleato sia leadership, allora avete un’idea particolare di leadership» ha aggiunto Obama, che poi ha rivendicato l’efficacia invece della sua leadership nella guida alla lotta ai cambiamenti climatici e nella «mobilitazione del mondo intero per fare in modo che l’Iran non abbia le armi nucleari».

 

 

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Articolo pubblicato il 17/10/2015