Pinerolo (TO) “L’Assessore alla Sanità ci penalizza, difendiamo il diritto alla Salute”

Sta per iniziare una settimana cruciale per Chiamparino

Oltre quattromila cittadini del Pinerolese, capeggiata dai 47 sindaci, dal Vescovo Monsignor Piergiogio Debernardi e dal Moderatore della Tavola Valdese Eugenio Bernardini, hanno sfilato sabato pomeriggio, in corteo per le strade di Pinerolo, contro le scelte operate dall’Assessore Saitta che penalizzano pesantemente il territorio. Dopo un incontro infruttuoso in assessorato, denunciano la necessità di un organico all’Ospedale Agnelli, capace di sostenere la funzionalità dei servizi.

I sindaci invocano“la riduzione delle liste di attesa divenute insostenibili e denunciano il fenomeno del dislocamento di prestazione dei servizi diagnostici fuori dal territorio, valutando attentamente il criterio della distanza chilometrica dell’area pinerolese rispetto agli ospedali di Torino e Orbassano".

Mobilitazione che segue di pochi giorni, la presa di posizione dei sindaci del territorio di Alessandria, Casale Monferrato, Acqui Terme, Novi Ligure, Tortona, Ovada e Valenza che senza mezzi termini chiedono che “ L’assessore regionale alla Sanità ci dica se, per lui, abbiamo titolo a dire la nostra sulla rete ospedaliera, oppure no”.

Questa, insolita per i toni, presa di posizione avviene dopo il recepimento da parte della giunta regionale degli atti aziendali di Asl e Aso avvenuto senza attendere il concordato e promesso parere dei primi cittadini.

La rappresentanza dei sindaci di questi territori, non solo lancia un guanto di sfida a Saitta, ma, prima ancora, imputa a lui e alla giunta un atteggiamento “inaccettabile” che ha portato “anzitempo rispetto alle altre province” il recepimento degli atti aziendali delle aziende di Alessandria e Asti senza tenere conto del lavoro svolto dai sindaci”.

Non da meno si manifesta la decisa presa di posizione del Sindaco di Vercelli Maura Forte e di tutti i sindaci del territorio che hanno respinto l'atto aziendale dell’Asl di recepimento delle indicazioni della Regione e si sono coalizzati contro il piano aziendale dell’Asl.

Per non tralasciare le mobilitazioni che si trascinano da mesi contro la soppressione dei punti nascite a Susa, Cuorgné e Domodossola e coinvolgono gli interi territori.

In sede di commissione regionale si è tenuta, la settimana scorsa, l’audizione dei rappresentanti degli enti e delle associazioni sui provvedimenti regionali in materia di riordino dei servizi di salute mentale, con particolare riferimento ai temi della revisione degli standard delle strutture residenziali e semiresidenziali, dei servizi sanitari e socio sanitari a favore delle persone con disabilità intellettiva o autismo e della presa in carico di pazienti affetti da demenza senile.

In tal ambito si è verificato un acceso confronto tra un medico che ogni giorno affronta queste tematiche che ha accusato di manifestata ubriachezza gli autori dei provvedimenti della Giunta, con un Saitta teso e imbarazzatissimo.

La Giunta Chiamparino in sede di Consiglio Regionale e con dichiarazioni agli organi d’informazione, ha sempre sostenuto di essere costretta ad operare razionalizzazioni, soppressioni di Strutture complesse, di sedi ospedaliere e di presidi periferici, per adempiere al diktat governativo e per aumentare la sicurezza dei pazienti.

Teoria condivisibile se non fosse che l’esercizio della Sanità non è paragonabile alla fabbrica degli spilli.

Le razionalizzazioni dovrebbero colpire gli sprechi vistosi di cui l’amministrazione regionale non difetta. Ad iniziare dalle strutture da anni abbandonate e non alienate, lavori eterni e fuori da ogni controllo che si svolgono nella realizzazione di opere pubbliche di competenza della Regione, per citare le principali cause, oltre alla cattiva gestione di servizi che, essendo inadeguati, risultano antieconomici.

Per operare in modo intelligente, non si dovrebbe affidare la macchina regionale, sanità inclusa ad ottusi burocrati che, per loro formazione e vocazione sono in grado d’ingigantire processi e complicare procedure e adempimenti, non certo per operare sinergie, atte a salvaguardare cittadini utenti, oltreché contribuenti. Lo stile, purtroppo non è più quello usuale dei gentiluomini piemontesi che conoscono i problemi ed agiscono quando e se comprendono quel che devono fare. Ma d’improvvisatori, arroganti e presuntuosi. Ma questo é.

L’avversione più volte manifestata da Saitta nei confronti dei primari, sta già causando, ove la mattanza è già operativa, carenze vistose nella cura dei pazienti che si vedono congedati dalle strutture per superficialità ed inesperienza degli addetti, quando invece la loro situazione sanitaria è tutt’altro che risolta.

Il caso emblematico si sta verificando nelle divisioni di Nefrologia, già decimate sin dall’anno scorso. Saitta dovrebbe capire che i nefropatici non possono trovare sicurezza in centri dialisi organizzati alla stregua di lavanderie cinesi, se, per la peculiarità della patologia, non vengono seguiti da nefrologi esperti.

Purtroppo l’elenco dei pazienti che in questi mesi accusano, non soltanto la lunghezza della liste di attesa, ma l’inadeguatezza delle cure ricevute, è in costante aumento. L’assessore, da buon burocrate ignora e respinge queste osservazioni, sostenendo invece che per lui le cure ci sono.


In precedenti articoli abbiamo illustrato le peculiarità dell’Ospedale Oftalmico di Torino. Struttura specialistica all’avanguardia ove la Regione ha speso recentemente 20 milioni di euro per ristrutturazioni ambientali e più aggiornate dotazioni impiantistiche.

Le sei camere operatorie sono in funzione ogni giorno con migliaia d’interventi che non certo gravano sul deficit della regione, ma anzi apportano un utile superiore al milione di euro annuo. La decisione di chiudere la struttura per annegarla in altre era nell’aria da tempo.

La presa di posizione di qualche consigliere di centrodestra, impedì a Cota di compiere una scelta scellerata. Oggi ci pensa invece il bravo Saitta che intenderebbe smembrare l’ospedale in due tronconi( qualche reparto alle Molinette e il resto al Giovanni Bosco).

I reparti di questo ospedale sono specialistici, per cui tale divisione creerebbe allarmi per quanto riguarda la sicurezza dei pazienti e l’efficacia degli interventi, oltre a notevoli disagi logistici a pazienti e famigliari.

La mobilitazione è partita da mesi e ai primi di luglio ed al 26 settembre, si sono svolte partecipate assemblee aperte alla cittadinanza. Si è costituito un Comitato a difesa dell’Ospedale, capitanato dall’instancabile Pier Carlo Perruquet.

In questo periodo sono state raccolte oltre quarantamila firme di pazienti, cittadini e operatori sanitari, tutte documentate ed è partita la mobilitazione generale anche da parte dei commercianti della zona di piazza Statuto che, solo nel weekend scorso hanno raccolto oltre cinquecento adesioni. Ampie delegazioni del Comitato dei cittadini approderanno al consiglio regionale convocato martedì 13 ottobre, dalle 10 alle 13, in sessione straordinaria.

In proposito è stato redatto un documento che verrà illustrato dagli unici firmatari, i consiglieri Vignale, Porchietto, Berutti, Marrone, Bono, Bertola, Gancia, Pichetto Frattin, Graglia, Sozzani, Ruffino, Batzella. E gli altri? Staranno a guardare?

Questo è solo il primo confronto che con un retroterra così numeroso e composito di cittadini, arriva al Palazzo.

E’ in atto un vero e proprio scontro che unisce cittadini, sindaci e forze politiche contro la caparbietà di un assessore. Chiamparino, da politico accorto ben comprende come la Politica sia anche mediazione.

Forse sta già maturando qualche idea?

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Articolo pubblicato il 12/10/2015