Le bombe atomiche in Italia saranno ridotte come numero, ma diventeranno più potenti e " intelligenti"

Nelle basi di Aviano e Ghedi sono custodite 72 testate atomiche

La guerra fredda tra le due superpotenze USA e URSS è finita da molti anni, e si è fatto quanto possibile per ridurre i rispettivi armamenti atomici, in considerazione della teoria della “ Distruzione mutua assicurata” .

Tale teoria presuppone  che, nel momento in cui una delle due superpotenze nucleari avesse lanciato missili con testata nucleare verso la nazione nemica, immediatamente quest' ultima avrebbe reagito lanciandoli a sua volta, con l' effetto disastroso di massima distruzione possibile reciproca dei  territori nemici, degli abitanti e degli alleati, lasciando il pianeta quasi disabitato. Questa teoria ha quindi convinto le superpotenze nucleari a scendere a patti negoziando  il trattato  SALT II, ratificato nel 1979 a Vienna, per ridurre i rispettivi arsenali dotati di bombe nucleari .

Non conveniva infatti a nessuna delle due nazioni correre un rischio così forte di distruzione mutua  assicurata e, in sottordine, sostenere dei costi elevatissimi per disporre di bombe atomiche in quantità sufficiente e sempre superiore rispetto all' avversario. Sono stati anche girati numerosi film sull' argomento, nei quali era evidente il timore delle popolazioni di essere continuamente sotto minaccia nucleare, uno stress che aveva convinto molti americani a costruirsi sotto casa un bunker a prova di bomba nucleare. Uno dei  film più noti di questo genere di psicosi della bomba è  " Il dottor Stranamore " del 1964,  interpretato da Peter Sellers ( immagine in alto).

Significativo fu un incontro tra il presidente americano John Fitzgerald Kennedy e quello russo Nikita Krusciov, che scambiarono le seguenti battute :

Kennedy: Abbiamo missili nucleari in grado di distruggervi 30 volte.
Krusciov: Abbiamo missili nucleari in grado di distruggervi una sola volta, ed è quello di cui abbiamo bisogno.

L’ ipotesi di un futuro denuclearizzato è alquanto improbabile però. La modernizzazione o il consolidamento delle armi atomiche è stato denunciato dalla Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), che ha pubblicato un rapporto dove il numero di ordigni conservati negli arsenali mondiali è pari a 15.850.

Benchè siano diminuite di circa 500 unità, la loro letalità è aumentata in modo esponenziale e nuovi sistemi di lancio sono stati messi a punto dai principali possessori, la Russia e gli Stati Uniti. Altra protagonista è la Cina che ha in fase di sviluppo armi atomiche più potenti. In controtendenza sono l’India ed il Pakistan, le quali hanno aumentato la capacità di produrre materiale fissile, e la SIPRI stima che le due nazioni potrebbero triplicare gli ordigni atomici già stoccati nei prossimi 15 anni.

Anche Israele è parte dell’equazione con 80 bombe atomiche .
Oltre alle implicazioni regionali, l’aumento delle armi nucleari in Asia potrebbe variare gli assetti globali: per evitare questo scenario sarebbe auspicabile che la comunità internazionale convinca questi paesi ad aderire al Trattato di non proliferazione.

L’attivazione delle Forze nucleari russe in occasione dell’annessione della Crimea, sono il sintomo dell’assoluta incapacità della diplomazia nello gestire le divergenze politiche, e le dimostrazioni di forza perpetrate tra Russia e Nato sono la conferma di una generale instabilità e diffidenza reciproca tra i maggiori attori internazionali.

Nello studio del SIPRI vi è un altro aspetto tutt’altro che secondario: la Russia ha tagliato le sue riserve di 500 unità, mentre gli Stati Uniti hanno registrato una flessione decisamente inferiore, ma il ritmo con il quale vengono distrutte è rallentato palesemente. Il rapporto riserva un passaggio che sottolinea la riconversione dei sistemi a corto e medio raggio in Europa, e questo è stato motivo di acquisizione di 40 nuove testate da parte del governo russo. In un gioco a mantenere la stabilità nucleare, la Nato ha ufficialmente dichiarato che i propri arsenali nel Vecchio continente sono obsoleti ed a rischio, per cui necessitano pertanto di un upgrading.

In tutto questo è stata coinvolta anche l’Italia, soprattutto la base aerea di Aviano. Quest’ultima ospita il 31mo Stormo composto da due squadroni con capacità di trasporto e lancio di bombe atomiche, il 510mo “Buzzards” Fighter Squadron ed il 555mo “Triple Nickel”.

Gli ordigni stivati ad Aviano dovrebbero essere attualmente 72, ma i lavori di ristrutturazione in atto potrebbero portare ad una riduzione, sino a conservarne un massimo di 35 stoccate in 12 bunker nel perimetro della base e lanciabili solo dagli F-16 statunitensi.

Queste armi non saranno le vecchie B61, che potevano montare anche i Tornado, ma le più performanti B61-12. La U.S. Air Force e la Nnsa, National Nuclear Security Administration, hanno infatti messo a punto nel poligono di Tonopah in Nevada, l’ogiva nucleare B61-12, trasformandola da bomba a caduta libera, qual era la B61, in “intelligente”, che potrà essere sganciata a grande distanza dall’obiettivo. La B61-12 a guida di precisione, il cui costo è stimato tra gli 8 ed i 12 miliardi di dollari, si configura come un sistema d’arma polivalente, con una potenza media di 50 kiloton.

Il governo Renzi ha dunque concesso il permesso di ospitare l’ogiva nelle basi di Aviano e Ghedi, nel quadro di appartenenza alla Nato, ma in opposizione al Trattato di non-proliferazione, dove nell’articolo 2 è specificato che “Ciascuno degli Stati militarmente non-nucleari, si impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari od altri congegni nucleari esplosivi, né il controllo su tali armi e congegni esplosivi, direttamente o indirettamente”. Tale decisione, come un effetto domino, non tarderà a provocare le contromisure russe.

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Articolo pubblicato il 18/10/2015