Comincia oggi a Torino il terzo World Forum per lo sviluppo delle economie locali

Dal 13 al 16 ottobre a Torino . Sarà presente Ban Ki-moon, il segretario generale dell' ONU

Per World  Forum, che si riunisce a Torino in questi  giorni - dal 13 fino al 16 ottobre 2015 -  per quanto riguarda lo sviluppo delle economie locali, la base di partenza del congresso sarà la valutazione delle condizioni dei singoli Paesi, la loro classificazione, come operare per migliorarle, ed i progetti in corso o da attuare.

La classifica delle nazioni più competitive del pianeta, resa disponibile dall' ufficio studi del World Forum, e che riportiamo qui in basso sino alla 22esima posizione nel ranking mondiale, rispecchia le condizioni di ogni Paese rispetto agli altri relativamente alla competitività riguardante  prodotti, beni e servizi privati e statali ( come istruzione, sanità, infrastrutture, etc.) generati al proprio interno, ed all' attrattività dell' economia di ogni Paese per quanto riguarda gli investimenti esteri.

Ovviamente la competitività è inquadrata in una cornice costituita dall' organizzazione statale e dalla sua burocrazia, che può agevolare l' economia e l' attrattività per gli investimenti stranieri come diminuirla; purtroppo in Italia siamo molto indietro rispetto a Paesi reputati storicamente più deboli del nostro, anche perchè  da noi la macchina statale, come anche locale,  scoraggia gli investitori  ad intraprendere nuove attività in Italia, o addirittura a ridurre quelle già esistenti a favore delle economie ritenute più snelle da questo punto di vista. Costo del lavoro e Giustizia sono gli altri fattori che complicano la nostra situazione nell' economia globalizzata. Un primato non invidiabile il nostro, che possiamo però ancora contare su una struttura industriale seconda in Europa solo alla Germania.

Nella statistica navighiamo in uno sconsolante 43esimo posto, dopo il Kazakhistan, dato che dice già molto su quanto l' Italia è regredita negli ultimi 20 anni, senza contare che il nostro Paese aveva raggiunto nei primi anni '60 del secolo scorso un invidiabile 3% di livello di disoccupazione, i conti pubblici erano in ordine e lo spread era ancora di là da venire come parametro di valutazione del Paese; la nostra economia marciava a pieno regime e, diciamolo pure, senza troppi intralci  da parte della fiscalità statale che, nella maggioranza di casi, opprime le società presenti sul mercato, mentre le innumerevoli attività in nero non vengono colpite a sufficienza.

E dire che il Made in Italy va sempre fortissimo, e che ci pone ai primissimi posti della produzione di qualità, cosa che in molti paesi dell' Estremo Oriente è quasi sconosciuta, ma probabilmente in quei Paesi lo Stato agevola i produttori invece di ostacolarli come, in molti casi, avviene in Italia con la burocrazia pachidermica, cuneo fiscale troppo ampio e Giustizia lenta e inefficace.

Cliccando su ognuno dei Paesi riportati nella tabella sottostante, compariranno i dati economici e demografici  relativi a ciascuno di essi. Per selezionare quelli relativi all' Italia è sufficiente far scorrere il cursore nella finestrella [ Country/ Economy profiles ] a sinistra e cliccare su Italy. Prima però selezionare un Paese qualunque e comparirà la schermata che consente questa semplice operazione.


 

RankEconomyInfoValueTrendDistance from best
1 Switzerland   5.8  
   
2 Singapore   5.7  
   
3 United States   5.6  
   
4 Germany   5.5  
   
5 Netherlands   5.5  
   
6 Japan   5.5  
   
7 Hong Kong SAR   5.5  
   
8 Finland   5.5  
   
9 Sweden   5.4  
   
10 United Kingdom   5.4  
   
11 Norway   5.4  
   
12 Denmark   5.3  
   
13 Canada   5.3  
   
14 Qatar   5.3  
   
15 Taiwan, China   5.3  
   
16 New Zealand   5.3  
   
17 United Arab Emirates   5.2  
   
18 Malaysia   5.2  
   
19 Belgium   5.2  
   
20 Luxembourg   5.2  
   
21 Australia   5.1  
   
22 France   5.1  

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Articolo pubblicato il 13/10/2015