Paolo Vitelli ha dato le dimissioni da Deputato del Parlamento italiano

Il testamento politico di un cittadino eletto deputato che si è dimesso dalla politica e ora nuovamente cittadino

Paolo Vitelli ha dato l’addio alla politica e ritorna imprenditore alla guida della Azimut SpA, azienda leader mondiale nella costruzione di yachts che vende in settanta Paesi con un fatturato originato per l’80% da clienti extra UE.

Abbiamo il piacere di riportare ai nostri lettori la sua dichiarazione su questo evento così inusuale nella storia della politica italiana.

< Nei giorni scorsi le mie dimissioni dal Parlamento sono state ufficializzate dal voto della Camera.

Lascio il mio incarico con rammarico ma anche con la consapevolezza di aver fatto il deputato con lo stesso impegno con cui ho fatto l’imprenditore.

Avevo accettato di entrare in politica perché ero stanco di criticare senza impegnarmi per un cambiamento. Volevo che i tanti giovani, che emigrano all’estero per mancanza di prospettive, tornassero ad avere quell'entusiasmo, quella “passione di creare” che avevano spinto me a diventare un imprenditore, portando il Made in Italy in tutto il mondo.

Ho cercato di dare il mio contributo su temi che, sulla base della mia esperienza professionale, giudicavo prioritari. Ho presentato proposte di legge, interrogazioni, emendamenti ecc.  volti ad aumentare la produttività e la competitività delle imprese quali: alleggerire il carico fiscale, promuovere l’export, migliorare il sistema di incentivi/agevolazioni, facilitare l’accesso al credito e la quotazione in borsa delle imprese, ecc. Nonché provvedimenti sul lavoro: estendere l’uso dei vouchers/buoni lavoro e utilizzare meglio la cassa integrazione.

Mi sono battuto per avere meno burocrazia, leggi di migliore qualità, meno costi per la politica. Spendere meno e meglio si può: come tesoriere ho constatato che, se lo si vuole, si può gestire l’attività del Gruppo parlamentare con la metà delle risorse assegnate! 

Alcune mie proposte sono state accolte ed oggi fanno parte dell’agenda del governo. Altre sono state  modificate, altre ancora non recepite, quali un emendamento sulla voluntary disclosure che, pur non venendo meno al principio di non “perdonare” chi ha commesso reati penali, avrebbe allargato la platea dei beneficiari.

Ho constatato come sia difficile per un “non politico” far accettare le proprie idee (che pur sono basate sull’esperienza vissuta) dai “politici”. Ho visto come anche esponenti della società civile, una volta in Parlamento, tendono a dedicare più tempo ai meri giochi di potere che non a lavorare per il bene del paese. Per cui il dibattito, invece di focalizzarsi sui contenuti, troppo spesso si concentra su come occupare poltrone o posti di potere!

Ho cercato in tutti i modi di cambiare questa cultura ma purtroppo sono stato poco ascoltato! Continuo a pensare che la presenza di “non politici” in Parlamento potrebbe dare molto alla politica, contribuendo a immettere una “cultura del fare” basata sull’esperienza concreta dei problemi esistenti. Io ci ho provato in tutti i modi, con sacrificio di salute e di tempo, ma, credetemi, non è impresa facile!

Come è stato sottolineato da molti interventi al mio discorso di dimissioni alla Camera (chi desidera ricevere il video, può farne richiesta) la politica non sa (o forse no vuole) valorizzare le competenze della società civile.

Oggi torno alla mia attività di imprenditore che conto di coronare traghettandola alle nuove generazioni perché possano continuare a dare lavoro a tante famiglie. Forse sono più utile al paese in questo mio ruolo. Rimane intatto il mio impegno civile per una rinascita non solo economica ma anche culturale ed etica del paese. Non potrò attuarlo in Parlamento: cercherò di attivarmi almeno sul mio territorio.

Ringrazio tutti Voi per il sostegno che mi avete dimostrato e che mi è stato di grande aiuto in questi mesi di “battaglia” in Parlamento.>

Dopo aver letto queste righe forse siamo tutti noi a dover dire grazie Paolo!

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Articolo pubblicato il 09/10/2015