Il compito di un uomo saggio non è quello di apportare la verità, ma di seminare dubbi. «Quid est veritas?», «Che cos’è la verità?» chiede Pilato a Gesù in un noto passaggio del Nuovo Testamento …..

“Civico20” ringrazia il Sig. Giorgio Paderno che ci ha trasmesso questo scritto

 

«Quid est veritas?», «Che cos’è la verità?» chiede Pilato a Gesù in un noto passaggio del Nuovo Testamento (Giov,18:38). Gesù non rispose a Pilato il quale probabilmente, e in un modo per lui inconsueto, questa volta non desiderava affatto ricevere risposta.


Il suo potere, e quanto ne conseguiva, era la “sua” verità. Cos’altro poteva dire a lui, potente Prefetto dell’Impero romano in Giudea, quel povero figlio di falegname, per di più accusato del più efferato dei crimini dal popolo e dai sacerdoti di quel tempo?

 

Ma qualcosa ci può suggerire che forse il timore di un’altra, dell’unica “Verità” della quale, in qualche modo, costui era il latore lo distoglie da pretendere una risposta, preferendo cambiare discorso e, forse chissà, rimanere nel dubbio…


È poi curioso constatare che, in questo caso, la risposta era già implicita nella domanda. Se Pilato avesse voluto o, meglio, potuto anagrammarne le lettere, il «Quid est veritas» gli avrebbe dato come risultato la frase: «est vir qui adest»: «è l'uomo qui davanti a te».

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Anthony de Mello, in un suo libro, annotò questa storiella che gli era stata raccontata da un vecchio cercatore di saggezza.

“Non potevo credere ai miei occhi quando lessi l’insegna del negozio:

il NEGOZIO DELLA VERITA’. Li vendono la verità.

Entrai e la commessa fu molto cortese: «che tipo di verità desidera acquistare, la verità parziale o la verità totale?»

«La verità totale, ovviamente». Niente falsità per me, nessuna difesa, nessuna razionalizzazione. Volevo la mia verità pura e semplice e tutta quanta.

Mi indicò allora l’altro lato del negozio dove si vendeva la verità totale.

Il commesso che era là, mi guardò con commiserazione e indicò il cartellino del prezzo. «Il prezzo è molto alto, signore» disse. «Quant’è?» chiesi io deciso a ottenere la verità totale a tutti i costi. «Se lei prende questa» disse, «dovrà pagarla perdendo il riposo per il resto della sua vita».

Uscii tristemente dal negozio. Avevo creduto di poter avere tutta la verità per un prezzo, tutto sommato, modesto. Non sono ancora pronto per la verità. Desidero ardentemente pace e riposo di tanto in tanto. Ho ancora bisogno di ingannarmi un po’ con le mie difese e razionalizzazioni. Cerco ancora il rifugio delle mie indiscusse convinzioni.”

(Il canto degli uccelli – Ediz. Paoline – 1993)

 

Le due citazioni, come si evince facilmente, hanno molto in comune. Il timore, cioè la paura che si manifesta nella natura umana in almeno due dei suoi aspetti tipici, vale a dire nella naturale difficoltà a voler, e a poter comprendere, che cos’è, dove si trova, e cosa comporta la vera Conoscenza: la Verità.

 

Questa parola spaventa e, allo stesso tempo, incuriosisce e affascina da sempre l’umanità intera ed è, ahimè spesso venduta in molte forme e confezioni.

Chi non si accontenta di queste, ricerca la verità con ogni mezzo, in ogni luogo e nei modi più diversi. Pochi, però, riescono a trovare l’Unica e Vera, poiché probabilmente sono in grado di scoprirla là dove tutti gli altri - sapienti e non - non penserebbero mai di andarla a cercare…

 

Alcuni eminenti scienziati nonché molti pensatori moderni, affermano che, in realtà, non esiste una sola “verità” ma ne esistono diverse, a diversi livelli o “piani di conoscenza”.

Questo è sicuramente un modo di concepire la conoscenza come un percorso, diciamo “di ascesa” verso nuove scoperte…di nuove domande!

Tuttavia, «Quid est veritas?»,

 

Per tentare di dare una risposta a questo vero e proprio enigma esistenziale, nel corso dei tempi sono nati dei sistemi religiosi che, attraverso artifizi dogmatici di varia natura, hanno tentato e tentano di dare, “la risposta” attraverso vari enunciati e professioni fideistiche della cui fondatezza ognuno può decidere per se stesso, in completa coscienza, secondo il proprio livello di comprensione o di “fede”.

 

Vi è poi uno strato di umanità che non potendo, o non volendo, cercare risposte a quanto è probabilmente già presente nella profondità del proprio essere, “nutre” se stesso accontentandosi, buon per lui, di “verità” che, come è già stato detto poco sopra, sono già preconfezionate e pronte ai diversi usi che l’esistenza propone e, a volte, impone.

 

Infatti, a un osservatore attento non potrà certo sfuggire che, soprattutto in questi tempi, vengono “sfornate” un numero incalcolabile di opinioni, di ogni genere, delle pretestuose verità sono presentate come vere e proprie soluzioni esistenziali, ecc. Svariate di queste sono poi così diffuse da poter essere considerate quasi un prodotto di largo consumo.

 

Alcuni, sia come singolo o come organizzazione, altri secondo il posto crescente che occupano nella scala sociale, trasmettono a vari livelli dei punti di vista e delle convinzioni. Certi altri, poi, con tutti i mezzi che la tecnologia oggi offre loro, si spingono a enunciare delle “verità” la cui “veridicità” dovrebbe essere direttamente proporzionale al preteso potere che emana da costoro.

Nonostante ciò, la vera saggezza è, sicuramente e non solo da oggi, una merce rara, ma che tuttavia esiste e agisce, nella calma e nel silenzio, nei giardini del nostro vasto mondo.

 

E questa, forse per un preciso motivo, non può essere dispensata direttamente poiché, con tutta probabilità, è necessario che nell’essere umano sia prima risvegliato un “qualcosa”: un qualche “strumento” che sia in grado di “comprendere” veramente  «che cos’è la verità» e, magari, di “viverla”. Strano e apparentemente fantasioso, non è vero?

E se fosse proprio così?

Ma andiamo con ordine: se alla luce di quanto appena affermato, tale strumento fosse probabilmente sepolto sotto l’enorme peso di strutture mentali ed emotive che non gli consentono di elevarsi sino alla coscienza, come sarebbe possibile uscirne?

 

Il vero saggio, cioè chi “possiede”, e quindi “vive” la Verità, può agire in uno dei pochi modi a lui possibili. In questo stato di fatto e in molti casi, per iniziare a scalfire tali ingombranti strutture, sa di avere la sola possibilità di seminare il dubbio puro nei cuori e nelle menti, confidando di trovare orecchie che sappiano ascoltare.

In effetti ciò non può essere mai agevole e questo agire, a prima vista, potrebbe apparire quasi come un affronto all’intelligenza razionale, o come un altro metodo subdolo per confondere le menti e i cuori anche di chi, pur senza esserne direttamente cosciente, aspira in qualche modo a “conoscere”. La prudenza è d’obbligo, poiché nel mondo molti utilizzano metodi simili per scopi tutt’altro che nobili e puri.

 

Ma se, come affermano in diversi modi e linguaggi, molte antiche saggezze di tutti i tempi e di diversi luoghi, qualcosa della “verità” è stata posta simile a un seme all’interno dello stesso essere umano, allora il dubbio che inquieta una coscienza in attesa, come una goccia di cristallina purezza, può probabilmente iniziare a intaccare la dura pietra delle facili certezze e iniziare a offrire il primo nutrimento utile al futuro sviluppo del seme dell’autentica Conoscenza che è, quasi sicuramente, e allo stesso tempo, “Verità” e “Vita”

 

A tal proposito è interessante notare che, per quanto riguarda la cosiddetta civiltà occidentale, in uno scritto cristiano gnostico del primo secolo l’autore, tale Didimo Giuda Tomaso, annota le parole del Salvatore che risponde al quesito posto dai suoi discepoli riguardo a dove si potesse trovare il ”Regno” (in ultima analisi la “Verità”):

 

«Se coloro che vi guidano vi dicono: ecco il Regno è in cielo! Allora gli uccelli del cielo vi precederanno. Se vi dicono: è nel mare! Allora i pesci del mare vi precederanno. Il “Regno”, (la “Verità”) è invece dentro di voi e fuori di voi. Quando vi conoscerete, allora sarete conosciuti e saprete che voi siete i figli del Padre, il Vivente.»

(Vang.Tom. Log.3 – Vangeli gnostici - L. Moraldi- Ediz. Adelphi - 1993)

 

Un dubbio sale dal cuore:

e se fosse proprio quel seme misterioso ad aprire la “Via”?

 

Giorgio Paderno

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Articolo pubblicato il 12/10/2015