La situazione della Siria dopo l' incontro tra Putin ed Obama all' ONU

Il Washington Post chiarisce molti aspetti della questione siriana

Negli ultimi giorni di settembre abbiamo assistito ad un piuttosto formale riavvicinamento di Putin con Obama, nonostante le mille difficoltà di rapporti dovute principalmente alla questione ucraina, alle sanzioni USA nei confronti della Russia, e ai rispettivi piani geopolitici riguardanti la Siria soprattutto.

L' Iran, con cui è stato finalizzato recentemente un accordo sul nucleare con gli USA, appoggia Assad, mentre Obama vorrebbe che venisse deposto, anche se non è in grado di dire come in quanto non osa avventurarsi in ulteriori guerre destabilizzanti nella regione mediorientale, come successe per la Libia, e per non rischiare di scontrarsi sul campo con la Russia che ha portato uomini e mezzi sul territorio siriano. Si è parlato quindi di " Periodo di transizione" durante l' incontro tra Putin e Obama, volto ad arrivare ad una deposizione pacifica di Assad, ma il cammino è ancora lungo e non sono state apparentemente poste le basi, definite " milestone" in linguaggio diplomatico, per definire questo tragitto, anche perchè non si vede perchè Assad dovrebbe essere d' accordo con la visione dei due leader statunitense e russo, in quanto si sta semplicemente decretando la fine della sua dittatura.

Putin non ha perso tempo e, con il beneplacito di  Assad che vuole protezione dai suoi numerosi oppositori, ha già messo le mani su parte della Siria ed ha costruito l' aereoporto di Latakia sul territorio siriano, da dove partono i raid contro l' ISIS. Le dichiarazioni formali dei due presidenti Putin ed Obama sarebbero in accordo per la volontà comune di combattere solo l' ISIS, mentre in effetti sembra che i bombardamenti della Russia abbiano colpito i ribelli antigovernativi, in zone dove l' ISIS non è presente, ha dichiarato John Kerry, segretario di Stato USA. Ovviamente questa dichiarazione è stata subito smentita da Putin, ma alcuni filmati degli oppositori di Assad proverebbero il contrario. Insomma, la solita situazione di una guerra in corso dove ognuno tira l' acqua al proprio mulino.

L' intervento di Putin in Siria avrebbe così scombinato i piani di Obama nella regione, complicando i rapporti già difficili di Obama con i Repubblicani che non volevano questo accordo nucleare con l' Iran, e soprattutto indirettamente con Israele che si sente minacciato da Teheran che, collaborando con la Siria, pone ai suoi confini  un nemico ancora più potente e pericoloso per la propria sicurezza, e che ha proclamato più volte la sua profonda avversione ad Israele.

Questa complessa situazione viene descritta, sotto molti aspetti, dal Washington Post, che rileva tutti gli elementi di tensione in Siria.

di Liz Sly, 26 settembre 2015 ( Washington Post )

BEIRUT — Il crescente intervento militare russo in Siria potrebbe potenzialmente rovesciare le sorti del conflitto siriano in favore del Presidente Bashar Al-Assad, mandando per aria il piano americano di una sua cacciata, e segnando una nuova fase del conflitto che dura ormai da quattro anni.

È difficile capire esattamente cosa intenda fare la Russia col suo crescente dispiegamento di truppe, carri armati e aerei da guerra in una zona nevralgica della Siria, sulla costa nord, dove si trova la famiglia di Assad. Così dicono i funzionari militari degli USA, che riferiscono di non essere stati consultati in merito alle mosse militari della Russia e di essere stati presi alla sprovvista da questo intervento.

Ad ogni modo, l’attività russa ha già mandato per aria tre anni di piani americani in Siria, scombinando tutti i calcoli e i progetti su come sarebbe andato a finire il conflitto, progetti che non sono andati a compimento e probabilmente non ci andranno mai.

Primo tra tutti l’aspettativa, espressa molto spesso dai funzionari dell’amministrazione Obama, che tanto l’Iran quanto la Russia si sarebbero stancati di sostenere un regime siriano sotto assedio, e sarebbero giunti alla stessa conclusione degli americani, e cioè che Assad deve essere detronizzato in vista di una negoziazione sulla transizione del potere in Siria. Il buon esito dei negoziati sul disarmo nucleare condotti con l’Iran in luglio avevano ulteriormente sollevato delle speranze sul fatto che Washington e Teheran si sarebbero infine trovati d’accordo sul caso siriano.

E invece sono arrivati centinaia di soldati russi, potenti jet da combattimento e mezzi blindati in una base aerea recentemente ampliata nella provincia di Latakia, il che sembra essere il segnale di una convergenza di interessi tra Mosca e Tehran a supporto di Assad.

Questo intervento ha dato un fondamentale impulso al regime siriano, in un momento i cui i lealisti del governo stavano perdendo terreno sotto i colpi dei ribelli, ed è stato salutato con favore, oltre che dalla Siria, dall’Iran e dai loro alleati.

Gli americani pensavano che i negoziati con l’Iran potessero includere un accordo sulla Siria, ma la questione non è ancora risolta, ha detto Hasan Nasrallah, leader della milizia Hezbollah del Libano, e capo dei combattenti che sono stati fondamentali che garantire la permanenza di Assad al potere, durante un’intervista televisiva lo scorso venerdì. “I negoziati riguardavano solo la questione nucleare.”

I nuovi e potenti armamenti introdotti sulla scena dai Russi offriranno un vantaggio qualitativo importante alle forze governative di Assad, ormai esauste, vanificando almeno per il momento le possibilità di un suo crollo imminente, secondo Chris Harmer dell’istituto Study of War, con sede a Washington.

Questo prolunga per un tempo indefinito le possibilità di sopravvivenza di Assad“, ha detto. “Fino a che potrà contare sul supporto di Iran e Russia, potrà sopravvivere.”

L’intervento rischia anche di prolungare, intensificare e forse espandere la guerra, se, come viene ampiamente ritenuto, le forze russe utilizzeranno la loro potenza di fuoco non contro lo Stato Islamico, ma contro i ribelli che stanno cercando di rovesciare Assad, alcuni dei quali sono appoggiati dagli Stati Uniti.


I funzionari russi hanno descritto il loro dispiegamento di truppe come parte di un nuovo sforzo bellico contro lo Stato Islamico, nel contesto di un sempre crescente dubbio sull’efficacia della vacillante strategia adottata dall’amministrazione Obama. I piani statunitensi di addestrare ed equipaggiare una forza bellica siriana per combattere i gruppi estremisti si sono rivelati un fallimento imbarazzante. La campagna di bombardamenti aerei che dura già da un anno, dal canto suo, non ha avuto alcun impatto evidente sul controllo che lo Stato Islamico ha sui territori siriani.

Il Presidente russo Vladimir Putin ha proposto di costituire una coalizione internazionale per combattere gli estremisti, coalizione che dovrebbe includere Iran e Siria, e sarebbe presumibilmente guidata dalla Russia, e accompagnata da trattative di pace che si terrebbero a Mosca, e nelle quali Assad giocherebbe un ruolo chiave. Le proposte, che Putin potrebbe sviluppare questo lunedì durante un discorso rivolto alle Nazioni Unite, nonché durante i colloqui col Presidente Obama, fanno pensare che ci potrebbero essere due grandi coalizioni rivali a combattere lo Stato Islamico, e due trattative per la pace rivali e contradditorie.

Il viceministro degli esteri iraniano agli affari arabi e africani, Hossein Amir-Abdollahian, parlando dopo gli incontri con i funzionari russi a Mosca, questo martedì, ha lasciato pochi dubbi sulle intenzioni dell’Iran.

Iran e Russia sono interlocutori importanti per le trattative di pace che riguardano la crisi in Siria“, ha detto, aggiungendo che “Bashar Al-Assad, il legittimo presidente del paese, dovrebbe prendere parte alle trattative sul futuro politico della Siria“.

Non è chiaro fino a che punto gli interessi russi e iraniani coincidano.

Fino a che non è diventato evidente che la Russia stava dispiegando truppe militari, ad agosto, l’Iran era stato l’unica potenza estera effettivamente influente in Siria. La Russia ha sempre fornito armi ed equipaggiamenti all’esercito siriano durante la guerra, ma è stato l’Iran ad intervenire con il denaro e gli uomini necessari per contrastare la ribellione. Il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie dell’Iran ha inviato uomini a combattere e dare consiglio a fianco delle truppe siriane, nonché milizie sciite sostenute e finanziate dall’Iran, in particolare ha inviato militanti di Hezbollah, che si sono rivelati fondamentali per permettere ad Assad di mantenere il controllo sulla capitale, Damasco.

Il recente dispiegamento di forze russe è stato preceduto da una serie di visite di funzionari iraniani a Mosca, tra cui una, in luglio, da parte del generale maggiore Qasem Soleimani, comandante della potente Quds Force, che fa parte del Corpo delle Guardie  Rivoluzionarie. Ciò suggerisce che il dispiegamento di forze sia stato concordato con l’Iran.

In ogni caso l’intervento russo mette in discussione l’influenza dell’Iran in Siria, nella stessa misura in cui sfida il ruolo relativamente limitato giocato dagli Stati Uniti, dice Marc Pierini, di Carnegie Europe.

La Russia sta anche dando un segnale all’Iran“, ha detto. “Il dispiegamento di forze russo in Siria è un modo per controbilanciare l’influenza iraniana“.

L’Iran non ha dato il suo supporto alla coalizione russa, e durante la riunione delle Nazioni Unite di venerdì, il presidente iraniano Hassan Rouhani sembra aver escluso che lo farà. “Non vedo un’intesa tra Iran e Russia per combattere il terrorismo in Siria“, ha detto Rouhani a un gruppo di giornalisti.

L’Iran potrebbe, comunque, lasciare spazio all’intervento russo più o meno per la stessa ragione per la quale gli Stati Uniti speravano che Tehran si sarebbe messo contro Assad — perché il sostegno al regime siriano è diventata una dispendiosa fatica, secondo Kamel Wazne, analista politico di Beirut vicino alle posizioni iraniane.

I russi stanno dicendo a Iran ed Hezbollah, ‘Siamo noi a decidere in questa regione del mondo’ ?” si è chiesto. “L’Iran ed Hezbollah accoglieranno con favore l’iniziativa, perché la guerra in Siria li ha prosciugati“.

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Articolo pubblicato il 02/10/2015