Torino spiritualità: la lezione di Corrado Augias ripercorre le ultime ore della vita di Gesù

La fermezza del messia, la rivalutazione di Giuda, la rilettura di Ponzio Pilato in chiave storica: questo ‘l’impasto umano’ del giornalista romano

All’undicesima edizione di Torino Spiritualità non poteva mancare una lezione del giornalista e scrittore Corrado Augias, che negli ultimi anni ha dedicato buona parte del suo lavoro a inchieste riguardanti la Chiesa Cattolica. L’occasione per presentare la sua ultima fatica letteraria al pubblico del Teatro Carignano attraverso uno degli slogan della manifestazione: “Fatti di terra, guardiamo le stelle”. Ben se ne guarda infatti Augias, dal trattare il tema delle ultime ore di Gesù da un punto di vista teologico.

Lo sguardo di un ateo, ma capace di essere sopra le parti e di non giudicare la fede, anche perché come da lui stesso citato “la fede è meravigliosa in quanto assurda”, regala una visione prettamente storica dell’accaduto. Augias ripercorre le ultime ore del messia con aneddoti che in due millenni sono andati persi o sono comunque stati variati dalla fantasia umana, non solo del popolo, ma anche da illustri filosofi e scrittori che hanno manomesso le realtà.

Partendo proprio da chi la storia del profeta di Nazareth l’ha scritta per primo, ovvero i quattro evangelisti. E’ premessa importante quella di individuare il quadro storico che fa da cornice alla vicenda. La Giudea era stata annessa, così come le vicine zone della Galilea e della Samaria, all’Impero Romano. I rapporti tra occupanti ed occupati non erano certo idilliaci.

L’autore ricorda come nel tempo le figure di Maria e Giuseppe siano state esaltate, ma che nei Vangeli di loro si faccia ben poca parola. Il 2 febbraio nel calendario cristiano si celebrava la purificazione della Vergine, in quanto in quella data Maria avrebbe dato in sacrificio due colombe, usanza dell’epoca dopo parti e cicli mestruali, cosa molto contraddittoria ai fini dell’ipotesi dell’immacolata concezione. Mentre Giuseppe viene spesso trattato come persona persino ingombrante per la storia.

E proprio il sacrificio del bestiame fu causa della definitiva condanna per Gesù. In particolare, in tre Vangeli su quattro viene collocata il giorno prima del suo arresto, la famosa frase “la mia casa sarà chiamata casa di preghiera ma voi ne fate una spelonca di ladri”, al quale ne seguì una furibonda lite nei confronti dei mercanti.

Dall’arresto alla crocifissione passarono solo poche ore. Gesù fu catturato come uno dei più vili ladri quando il sole stava tramontando, e la fantomatica scena di Ponzio Pilato avvenne all’alba. Augias mette in risalto la possibilità che proprio quest’ultima inquadratura storica sia inverosimile: “Che un ufficiale dell’Impero si mettesse a barattare la vita di due prigionieri con il popolo è del tutto privo di senso”.

Grazie a Flavio Giuseppe abbiamo invece riferimenti storici molto importanti per quanto riguarda l’uomo ‘che se ne lavò le mani’. Erode Il Grande era il re fantoccio di quello che oggi è lo stato di Israele. Alla sua morte l’Impero Romano affidò la Galilea a suo figlio Erode Antipa e la Giudea ad un altro suo avo, che come spesso accade nel nepotismo, si rivelò poco competente e fu presto sostituito da un avamposto dell’Impero, Pilato appunto.

E’ allo storico e oratore romano Tacito che si devono le prime prove dell’esistenza di Gesù, anche se le sue parole non sono lusinghiere e recitano così: “Perciò, per far cessare tale diceria, Nerone si inventò dei colpevoli e sottomise a pene raffinatissime coloro che la plebaglia, detestandoli a causa delle loro nefandezze, denominava cristiani. Origine di questo nome era Cristo, il quale sotto l'impero di Tiberio era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato; e, momentaneamente sopita, questa esiziale pratica religiosa di nuovo si diffondeva, non solo per la Giudea, focolare di quel morbo, ma anche a Roma, dove da ogni parte confluisce e viene tenuto in onore tutto ciò che vi è di turpe e di vergognoso”.

Di fondamentale importanza per il libro è la ‘quasi’ rivalutazione del ruolo di Giuda. Per Marco i Romani offrono la ricompensa solo dopo la cattura di Gesù, per Matteo è lo stesso Giuda a chiederla successivamente, mentre per Luca il più famoso traditore di tutti i tempi sarebbe stato posseduto da Satana. Quest’ultimo evangelico, che esercitava la professione di medico, si riferiva ad una perdita di senno che in quel periodo era strettamente collegata alla diavoleria. Ma c’è un’altra teoria, quella secondo cui fu proprio Gesù a chiedere a Giuda di tradirlo perché solo in quel modo si sarebbe potuta raggiungere la salvezza, tesi avvalorata dal fatto che Giuda fosse di suo molto ricco e che dei denari se ne sarebbe fatto poco. Una contrapposizione dei ruoli che mette in rilievo la fermezza di Gesù, più volte citata da Augias. Lo stesso autore ha poi riportato la dichiarazione che un sacerdote cattolico gli avrebbe confidato: “Giuda: traditore e santo!”. Quasi un forte connubio tra sacro e profano. L’obiettivo della manifestazione di raccontare “l’impasto umano” è perfettamente riuscito.

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Articolo pubblicato il 27/09/2015