Il desiderio di una Torino normale: riflessioni di Andrea Biscŕro

19-20 settembre 2015: la Lega Nord si ritrova al Parco della Tesoriera e discute concretamente della Torino che vorrebbe

La Festa nazionale della Lega Nord a Torino ha già destato considerazioni e commenti su “Civico20News”. Un nostro affezionato lettore, l’amico Andrea Biscàro, mi ha sottoposto queste sue riflessioni che condivido con i Lettori (m.j.).

 

La normalità è la condizione di ciò che è normale.


Sul concetto di normalità potremmo dilungarci in mille definizioni ed interpretazioni, arrivando persino a metterne in discussione il concetto stesso. Vi è del lecito in questa forma di relativismo. Tuttavia, nella conduzione della cosa pubblica – che per la maggior parte delle tematiche/problematiche non concerne i massimi sisteminormale lo possiamo definire come ciò che segue la norma, che è conforme alla norma. E per norma, in una comunità, intendiamo quelle regole di condotta – stabilite d’autorità, ma, a pensarci bene, fissate dal mero buonsenso, a quanto pare oggigiorno mancante – che consentono ad una comunità radicata in un territorio di vivere nel modo più armonioso possibile.


La comunità protagonista di queste riflessioni è quella torinese.


Se chi ricerca la normalità sociale viene additato di razzismo, possiamo affermare che tra il 19 e il 20 settembre, presso il Parco della Tesoriera, si è assistito ad un raduno di numerosissimi razzisti. Infatti, ai piedi della bellissima villa settecentesca, si è ritrovato il popolo torinese della Lega Nord. Ma non solo. Anche curiosi e delusi dalla politica… e in Italia sono tanti.


Dunque, raduno di razzisti, come spesso il popolo della Lega viene definito?


Assolutamente no. La giornata conclusiva ha invece permesso ai torinesi di confrontarsi con problemi concreti, grazie all’incontro di domenica coi principali esponenti della Lega (e non solo) in Consiglio Comunale e, successivamente, all’applauditissimo comizio del Segretario Federale Matteo Salvini, durato circa 45 minuti. Comizio preceduto da chiacchierate a bordo palco fra Salvini e semplici torinesi stufi dell’attuale conduzione politica della città.


Dai vari interventi emerge la consapevolezza che è possibile espugnare la città dalla sempiterna guida della Sinistra. Mancano circa 8 mesi alle elezioni per scegliere il nuovo sindaco.


La Lega sta lavorando per creare una coalizione e proporre a breve – a brevissimo – un valido candidato. Si è parlato di una Lega che deve relazionarsi sempre meglio e sempre più con la popolazione torinese, quella delle periferie, numerosa e segnata da problemi pratici di varia natura. È la Torino che non appartiene al bellissimo centro storico, ma che esiste e non se la passa bene.


È la Torino delle piccole attività commerciali che chiudono.


È la Torino delle famiglie in difficoltà, con disabili e minori a carico.

 

È la Torino che si sente minacciata da varie forme di criminalità.


È la Torino che si pone domande serie sulla presenza dei Rom e degli attuali e futuri immigrati (clandestini, fino a che la loro posizione non verrà definita) nel suo territorio.


Una città che vorrebbe che tutti contribuissero a pagare la cosa pubblica, Rom inclusi, che non pagano le utenze alle quali si allacciano.


E ancora: è la Torino che non discrimina per il colore della pelle o della cultura (farlo sarebbe inumano), ma chiede semplicemente un’integrazione seria nei confronti di chi avrà realmente diritto di vivere stabilmente sul territorio nazionale, torinese in particolare.


Integrazione seria che non può dimenticarsi dell’integrazione primaria, ossia delle fasce torinesi più disagiate nei confronti della città che produce. Eh sì, perché un torinese che non ha casa, lavoro e prospettive, è un disadattato, una donna o un uomo estromesso dal giro, scorporato dalla Torino produttiva e quindi non più integrato, amalgamato con la sua città. È, insomma, una persona che prova nel suo animo l’umiliazione del sentirsi diverso, ma non alla pari. A lui dovrebbe andare il massimo sostegno della città. È un fatto di mero buonsenso civico, essendo lui italiano, con la pelle bianca o di altri colori poco importa, ma italiano. Stride – e fa tremendamente arrabbiare – assistere a poderosi sforzi economici nell’aiutare chi non merita certo il nostro disinteresse, ma che torinese (italiano) non è.


La voce dei politici locali della Lega e di Matteo Salvini è all’unisono: ricerca di normalità per la città di Torino.


Con un monito, che la Lega ed il suo Segretario hanno inteso esplicitare, pubblicamente. Esso parte dalla base, ma anche dai delusi, dagli incerti, dai potenziali elettori.


Ascoltiamolo, direttamente da Matteo Salvini:


«Noi chiediamo parità di diritti e di doveri. Niente di strano. Se voi ci siete, una piazza come questa Torino la cambia. Non è impossibile. Aiutateci a far cambiare mestiere a Fassino. Torino merita qualcosa di meglio. Vi dico solo che per fermarci le proveranno tutte. Però se voi avete avuto la voglia e la forza, stasera, di non stare a casa, ma di essere qui, per me è la cosa più importante, al di là dei sondaggi e delle trasmissioni televisive. La cosa più importante siete voi. Perché se io andassi in televisione dalla mattina alla sera, ma non ci fosse la gente vera, non mi servirebbe a niente. E invece la scommessa siete voi. L’ho sperimentato quest’estate: una marea di gente che veniva agli incontri in Emilia, in Romagna, in Toscana, in Friuli e mi diceva: “io non votavo più da anni, mi facevano tutti schifo. Mi avete dato un obiettivo”. Queste persone mi dicono, ed anche voi lo dovete pensare: “però non deludeteci, però non sbagliate più, però non fregateci”. E questo è il nostro impegno, ce la metteremo tutta. Onestà, trasparenza, pulizia, coraggio. È l’ultima occasione, lo so, non ce la date tre volte. Però ce la giochiamo tutta».


La corsa della Lega per una Torino normale è appena iniziata. Ne seguiremo gli sviluppi, soprattutto per come saprà interagire coi torinesi (ed i loro problemi) nei vari quartieri della città.

Andrea Biscàro

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Articolo pubblicato il 23/09/2015