POLO del 900, siamo alle solite

Un progetto gestionale e culturale NUOVO?

Egr. Direttore,

mi riferisco all’articolo a firma Giorgio Borello, comparso su Civico20News il 16 c.m. relativo al sopralluogo della Commissione Cultura del Comune di Torino al cantiere di ristrutturazione degli edifici juvarriani degli ex Quartieri militari sabaudi che ospiteranno il “POLO del 900”.

Nell’articolo, al di là della precisa e puntuale spiegazione  della situazione passata, presente e futura dell’area, trovo poco rispondente alla realtà quanto cito testualmente:

“…un centro culturale dinamico e aperto alla cittadinanza, rivolto soprattutto alle nuove generazioni e ai nuovi cittadini.

Il centro si occuperà di temi legati all’attualità a partire dalle esperienze e dalle competenze dei diversi istituti che stanno lavorando all’oggetto, depositari di fonti documentarie significative, impegnati nella ricerca e nell’animazione intorno al novecento ed alla contemporaneità”

Inoltre, il sottotitolo dell’articolo: un nuovo progetto gestionale e culturale” non si discosta dai toni di comizio politico. 

In questo caso, deve essere riconosciuta al Redattore, grande capacità nel citare  testualmente quanto riportato nei comunicati ufficiali: spero che anche questo caso non si discosti dalla tradizione.

Fin qua, nulla da eccepire nella forma se il fine era esclusivamente quello di fare un copia-incolla della locandina; è forse mancata  qualche osservazione maggiormente esplicativa sul mondo delle Istituzioni culturali torinesi.

Per quanto riguarda la sostanza, invece, basta citare i nomi delle Istituzioni culturali che saranno ospitate nella struttura: la Fondazione Carlo Donat-Cattin, il Museo diffuso della resistenza, la Fondazione Nocentini, l’Istituto Salvemini, il Centro Gobetti, il Centro Internazionale Primo Levi, l’Unione Culturale Franco Antonicelli, la Fondazione Gramsci, l’Ismel (strettamente legato al precedente), l’Istoreto Giorgio Agosti.

Dimenticavo che, per par condicio, ci saranno anche la Rete italiana di Cultura popolare e l’Archivio storico della Resistenza (sperando che non venga opportunamente filtrato).

Ecco concentrata tutta l’intellighenzia della sinistra a beneficio delle nuove generazioni e dei nuovi cittadini votanti.

A richiesta, posso comunicare i nomi delle Istituzioni ritenute indegne di essere ospitate: non c’è bisogno di chiarire il loro indirizzo culturale.

Insomma, nel progetto gestionale e culturale del POLO continuerà a non esserci nulla di nuovo ed il centro sarà sì molto dinamico e aperto alla cittadinanza, ma  rivolto fondamentalmente a perpetuare la (filosofia) politica che inchioda Torino da troppi decenni anche e soprattutto a spese dei cittadini.

Nelle linee guida del POLO  si cita che sarà “ …centro per la tutela e la diffusione della democrazia”. Oltre al danno, anche la beffa.

Un ringraziamento particolare va alla Compagnia di San Paolo, che con 9 milioni di Euro ha finanziato il progetto. Ma…un certo Chiamparino, non è stato il suo Dominus fino a poco tempo fa?

 

Gilberto F.

 

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Egregio Sig Gilberto,

La ringrazio innanzitutto di essere fra i nostri più attenti lettori. Le Sue preziose considerazioni esprimono un legittimo parere personale su ciò che il nostro validissimo collaboratore Giorgio Borello ha documentato rispettando le fonti di informazione dalle quali ha attinto le notizie necessarie per redigere l'articolo. 

Per quanto riguarda il sottotitolo, rispetto l'intenzione, scevra da condizionamenti di ogni genere, del nostro redattore il quale ha piena libertà di espressione come tutti gli autori delle nostre cronache.

Sulle citazioni, sarebbe inopportuno un qualsiasi intervento correttivo sulla presenza di quelle istituzioni culturali che hanno, come Lei vuole sottolieare, un preciso indirizzo politico.

Infine, per ciò che riguarda l'indirizzo filosofico "che inchioda Torino da troppi decenni" che Lei tiene a evidenziare esso è la scelta espressa nel tempo dai torinesi e quindi va democraticamente accettata anche se condivisa con riserva. 

Ben vengano gli interventi delle Fondazioni che danno forza e sostegno alle iniziative di chi governa i vari istituti politici di governo, a tutti i livelli.

Con ciò, intendo evidenziare le insufficienze di chi arriva sempre secondo e viene tutt'al più ricordato con l'onore delle armi (troppo spesso spuntate) che non cambiano l'esito della competizione.


 

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Articolo pubblicato il 21/09/2015